Perché questo articolo potrebbe interessarti? La morte a Roma di Francesco Valdiserri, figlio di due noti giornalisti, investito da un’auto, ha avuto un’ampia copertura mediatica. Ma quali morti fanno notizia? Per i media sembrano esistere vittime di serie A e vittime di serie B. Ma dietro la selezioni ci sono criteri emotivi e statistiche.
Francesco Valdiserri, diciannove anni da compiere il 1 novembre prossimo, è stato investito e ucciso. Alla guida dell’auto c’era una ragazza di 23 anni con un tasso alcolemico superiore al consentito e molto probabilmente aveva assunto sostanze stupefacenti. La sua morte ha avuto una eco notevole anche per il fatto che il ragazzo era figlio di due giornalisti del Corriere della Sera. Paola Di Caro, cronista politico, e Luca Valdiserri, che per il quotidiano si occupa di calcio seguendo la Roma. Squadra che domenica scorsa allo stadio Olimpico gli ha tributato un lungo applauso. Il padre Luca ha scritto un articolo sul Corriere in cui ha invitato i ragazzi a non mettersi alla guida dopo aver bevuto. Ma quanti giovani muoiono ogni anno in Italia, dei quali non conosceremo mai il nome, al massimo relegato nelle cronache dei giornali locali?
Il morto che fa notizia
E quante sono le vittime, giovani e meno giovani, che restano esanimi sull’asfalto dopo un impatto mortale? Potrebbe sembrare che anche davanti alla morte non siamo tutti uguali, che esistano vittime di serie A e vittime di serie B. Sui giornali ormai non trovano solo più spazio i “coccodrilli” in occasione della scomparsa di un personaggio famoso della cultura, dello spettacolo, dello sport o della politica. Fino a poco più di due anni fa ignoravamo chi fossero i Maneskin e il frontman della band romana, Damiano. Eppure, l’altro giorno abbiamo letto ovunque che è mancato il nonno di quest’ultimo. Così come abbiamo saputo della morte di Malcolm, figlio 52enne dell’ex segretario del Pds Achille Occhetto.
La selezione tra morte che fa notizia e morte che non lo fa è stabilita in primo luogo per l’impatto emotivo che suscita. E’ innaturale che un genitore sopravviva a un proprio figlio e per questo alla morte di un ragazzo. Per questo, viene dato molto più spazio rispetto a quella di altri, deceduti in circostanze analoghe (incidente nel primo caso, infarto nel secondo.
Statistiche sui decessi in Italia
Ogni anno in Italia circa 120 mila persone sono colpite da infarto. Di queste, circa 25 mila muoiono prima di arrivare in ospedale. Non certo tutte finiscono sulle pagine di un giornale. Nel 2021 sono stati 2.875 i morti in incidenti stradali in Italia (+20,0% rispetto all’anno precedente). Le vittime entro le 24 ore sono state 2.397 mentre 478 persone sono decedute dal secondo al trentesimo giorno dall’evento.
Le vittime sono aumentate tra tutti gli utenti della strada rispetto al 2020, fatta eccezione per gli occupanti di autocarri, ma diminuite rispetto al 2019. Se ne contano 169 tra gli utenti su mezzi pesanti (+44,4% e +23,4% rispetto a 2020 e 2019), 695 tra i motociclisti (+18,6%; -0,4%), 471 tra i pedoni (+15,2%; -11,8%), 1.192 tra gli occupanti di autovetture (+17,1%; -15,5), 67 tra i ciclomotoristi (+13,6%; -23,9%). Per biciclette e monopattini elettrici si sono registrate 229 vittime (+30,1% rispetto al 2020 e –9,5% rispetto al 2019).
Femminicidi, suicidi e omicidi
Altre morti che fanno notizia e vengono ampiamente trattate sui giornali sono quelle delle vittime di femminicidio. Nel 2021 le vittime di questo reato in Italia sono state 61; quest’anno è già capitato 78 volte. Le vittime non possono essere considerate numeri – sarebbe oltraggiarle anche dopo la morte – ma il continuo parlare della violenza di genere ha favorito iniziative contro i femminicidi; interventi legislativi per arginare la mattanza (si pensi al Codice rosso); e tengono sempre acceso il faro. Anche se parliamo di un fenomeno, da un punto di vista numerico, decisamente inferiore alle morti sul lavoro o di suicidio.
Un fenomeno purtroppo sempre più diffuso riguarda gli appartenenti alle forze dell’ordine che scelgono di togliersi la vita. Nel 2022 siamo già oltre i 60 i suicidi di appartenenti alla forze dell’ordine. Così suddivisi: 12 carabinieri (di cui 5 carabinieri forestali); 7 nella Guardia di finanza; 3 dell’Esercito; 4 della Polizia penitenziaria (più un tentativo di suicidio); 21 della Polizia di Stato, di cui uno da poco in pensione (più 3 tentativi di suicidio); 5 della Polizia locale; 4 guardie giurate; 2 Vigili del fuoco; 1 dell’Aeronautica militare. Nel corso del 2021 sono stati segnalati 57 suicidi tra gli agenti; nel 2020 erano stati 51.
Da gennaio ad agosto 2022, in tutta la popolazione italiana, ci sono stati 351 suicidi e 391 tentativi. Il fenomeno è distribuito in maniera uniforme su tutta la Penisola: il maggior numero di suicidi si è registrato al Nord (133), seguito dal Sud (131) e infine dal Centro (87). Per uno strano senso di “orgoglio” delle istituzioni militari e per una vecchia regola ancora in uso in alcune redazioni (un suicidio non è una notizia, non si pubblica) il fenomeno era stato sottaciuto fino a quando un coraggioso sottufficiale della Finanza ha attivato un Osservatorio sui suicidi in divisa.
Le morti sul lavoro
Nel 2021 le denunce di infortunio mortale sul lavoro sono state 1.361, con un calo del 19,2% sul 2020 (dati Inail). Sono già 569 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese da gennaio a luglio 2022, con una media di 81 morti sul lavoro ogni mese. Il morto sul lavoro fa notizia in maniera variabile: se la vittima è giovane o giovanissima vi si dedica un approfondimento. Si pensi al caso della giovane mamma Luana D’Orazio, uccisa da un macchinario difettoso, o ai tre ragazzi che hanno perso la vita durante l’alternanza scuola-lavoro.
E’ triste dirlo, ma nelle redazioni esiste una pornografia della morte: se la vittima non solo è giovane, ma anche di bell’aspetto, le si dedicano più articoli. La “pruderie” di certi giornalisti è stata accentuata dalla facilità con la quale oggi è possibile “rovistare” nelle vita privata di una vittima, scandagliando i suoi profili social.
I morti più nascosti
Le morti più “nascoste” sono quelle dovute agli incidenti domestici. Ogni anno, secondo l’Istat, si verificano circa 4 milioni di incidenti all’anno nelle abitazioni italiane, di cui 8 mila sono quelli mortali. Insieme ai bambini, le categorie più coinvolte sono gli over 65, che costituiscono l’80% degli infortuni mortali e la popolazione femminile. Fanno notizia solo se le circostanze del decesso sono talmente assurde al punto da poter sollecitare la “pancia del lettore”. Quanti nomi di bambini morti per incidenti domestici ricordiamo? Eppure i dati resi noti dalla FIMP (Federazione italiana dei medici pediatri) durante il congresso scientifico nazionale non lasciano dubbi: ogni anno sono oltre 350 mila gli accessi al pronto soccorso per bambini da zero a 14 anni coinvolti in incidenti domestici che rappresentano la seconda causa di morte per i più piccoli, secondi solo ai tumori pediatrici.