Perché questo articolo potrebbe interessarti? Sulle regionali piombano le incertezze tutte interne alle coalizioni. A destra ci si litiga sui nomi da candidare in Sardegna e Abruzzo, a sinistra il campo largo è realtà solo in pochi casi: “Il centrodestra – spiega su TrueNews il politologo Lorenzo Castellani – sta cercando nuovi equilibri, il centrosinistra non riesce a mettersi d’accordo”. In uno scenario del genere, le regionali acquisiscono quindi ancora più valore.
A poche settimane dalle regionali, il clima in entrambe le principali coalizioni non è certo dei migliori. Lo si vede dal clima che si respira in Sardegna, prima regione al voto in questo anno elettorale. Nessuno qui ancora ha veramente trovato la quadra: a destra non tutti vogliono la riconferma dell’uscente Solinas, sostenuto dal Partito Sardo d’Azione e dalla Lega, mentre a sinistra è sempre più concreto il rischio di candidature separate.
Non va meglio in Abruzzo, dove sull’uscente Marsilio, fedelissimo di Giorgia Meloni, sono piombati improvvisamente i dubbi proprio dei leghisti. Forse, dicono su TrueNews fonti vicine alla maggioranza, un modo per il carroccio di “vendicarsi” del veto della stessa Meloni su Solinas. “All’interno del centrodestra – spiega il politologo Lorenzo Castellani ai nostri microfoni – è in corso una fase di riassetto degli equilibri interni alla coalizione”. A sinistra invece, sempre secondo Castellani, sono nuovamente ben visibili le difficoltà di creare un solido largo fronte. In che modo queste dinamiche influenzeranno la politica italiana nei prossimi mesi?
Lo stallo in Sardegna
Così come dichiarato su TrueNews a novembre dal sondaggista Roberto Weber, la Sardegna è il vero banco di prova. Storicamente, il voto sardo ha sempre anticipato gli andamenti elettorali e parlamentari nazionali. La vittoria di Solinas nel 2019 ad esempio, ha aperto la strada al boom della Lega nelle successive europee e ha forse dato modo a Matteo Salvini di iniziare a progettare lo strappo con il Movimento Cinque Stelle, all’epoca alleato nella maggioranza gialloverde a supporto del Conte I.
Oggi i risultati sull’isola, in cui si voterà già a febbraio, potrebbero anticipare sia l’esito del voto delle europee di giugno che le prossime dinamiche tra Montecitorio e Palazzo Madama. In poche parole, centrodestra e centrosinistra hanno un enorme interesse a ottenere il massimo dalle regionali sarde. La maggioranza vuole dimostrare di non aver perso colpi dopo un anno di governo, a sinistra si punta invece al primo possibile sgambetto da attuare contro Meloni.
Lo stesso presidente del consiglio è ben consapevole della delicatezza del voto. È per questo che da Fratelli d’Italia è stata messa in discussione la ricandidatura di Solinas. L’indice di gradimento basso registrato negli ultimi mesi ha messo in allarme Meloni, la quale ha trovato ampia sponda da Forza Italia: adesso i due partiti premono per la candidatura di Paolo Truzzu, attuale sindaco di Cagliari in quota Fratelli d’Italia.
La Lega però tiene il punto. Il rischio di una spaccatura è molto alto, tanto più che a conti fatti Giorgia Meloni potrebbe anche accollarsi una divisione tutta interna al centrodestra. Questo perché dall’altra parte la spaccatura è già un dato di fatto. Il Pd in Sardegna ha scelto la via del campo largo con il Movimento Cinque Stelle, supportando la candidatura della grillina Alessandra Todde. Una circostanza quest’ultima che non è andata giù a uno degli storici rappresentanti dem sull’isola, l’ex governatore Renato Soru.
Quest’ultimo già da tempo ha presentato la propria candidatura, supportata tra gli altri da +Europa, Azione e da diverse liste civiche. La scissione a sinistra potrebbe offrire un vero e proprio regalo al centrodestra. Per questo sono in corso tentativi di mediazione tra le parti, con il coinvolgimento dello stesso segretario del Pd Elly Schlein. A Soru non è piaciuta la modalità di scelta di Alessandra Todde, attuata senza il ricorso alle primarie e, a suo dire, senza il confronto con alcuni settori del centrosinistra. Motivo per cui, come dichiarato dal diretto interessato su LaNuovaSardegna, c’è oggi disponibilità a farsi da parte ma solo a patto che si scelga un nome condiviso da tutti e che non risponda a quello di Alessandra Todde.
Centrodestra in cerca di nuovi equilibri
Il tempo intanto stringe, in Sardegna fra poche settimane si dovranno chiudere le liste e si dovrà dare il via ufficiale ai comizi. L’impressione è che le incertezze delle coalizioni a Cagliari si riflettano, con un perfetto effetto domino, anche sulle altre sfide regionali. Dopo il veto della Meloni su Solinas, il centrodestra è entrato in una spirale di scontro sui nomi dei candidati da cui è difficile trovare una quadra.
Emblematico in tal senso è il caso dell’Abruzzo. Qui si voterà il 10 marzo, poche settimane dopo il voto in Sardegna. La regione è in mano a un fedelissimo di Giorgia Meloni, ossia Marco Marsilio. Nel 2019 la sua vittoria ha di fatto aperto la strada alla scalata del partito culminata con le legislative del settembre 2022. Ora la Lega però ha frenato su una sua riconferma. Se salta Solinas in Sardegna, è il ragionamento trapelato dalla sede del Carroccio in questi giorni, allora saltano tutti gli accordi precedentemente presi.
Intese che prevedevano, tra la altre cose, la riconferma in blocco di tutti i presidenti uscenti del centrodestra nelle regioni al voto in questo anno: non solo Sardegna e Abruzzo, ma anche Piemonte, Umbria e Molise. Lo stallo abruzzese, proprio per il coinvolgimento di una personalità molto vicina al presidente del consiglio, è quello che rischia di avere le peggiori conseguenze.
“Il punto è che dentro il centrodestra si stanno cercando nuovi equilibri – è il pensiero espresso su TrueNews da Lorenzo Castellani – i governatori uscenti eletti nel 2019 sono stati scelti in una fase politica diversa da quella attuale”. Allora infatti Lega e Forza Italia erano le formazioni trainanti della coalizione, con Fratelli d’Italia ancorato al ruolo di piccolo partito di opposizione: “Oggi il partito della Meloni – ha sottolineato Castellani – è il primo partito d’Italia, ha quindi un peso politico molto più accentuato e il suo leader è l’attuale presidente del consiglio”.
Dunque, la formazione del capo dell’esecutivo rivendica maggior spazio nella scelta delle candidature: “Sono comunque dinamiche fisiologiche – ha proseguito Castellani – dentro ogni coalizione si creano sempre quei momenti in cui c’è una parte che vuole più spazio e un’altra che teme di perderlo”. In questo caso, Fratelli d’Italia vuole fare leva sul proprio nuovo peso politico, mentre la Lega non vuole cedere l’intero scettro della coalizione al presidente del consiglio.
Lo scenario dopo le regionali
Secondo Castellani tutto è destinato a rientrare: “Alla fine nel centrodestra troveranno degli accordi, troveranno nuovi equilibri – ha dichiarato sempre a TrueNews – una volta ufficializzate le scelte, la coalizione potrebbe confermarsi maggioranza nel Paese”. Questione di nomine dunque, ma non di vere e proprie crepe interne ai partiti che sostengono l’attuale governo. Anche perché, ha proseguito ancora Castellani, l’altro campo politico non sta messo meglio.
“In Sardegna il centrosinistra è spaccato – sottolinea il politologo – e a livello nazionale non c’è ancora una precisa fisionomia di coalizione. In alcuni casi si assiste ad accordi in grado di generare il campo largo con centristi e Cinque Stelle, in altri invece i leader faticano a trovare una quadra”. Non solo, ma la competizione interna al centrosinistra è più marcata rispetto a quella in atto nel centrodestra: “A destra c’è una situazione più chiara – afferma ancora Castellani – con Fratelli d’Italia nettamente più avanti degli altri partiti, a sinistra invece Pd e M5S sono quasi alla pari”.
Motivo per credere che, alla fine del lungo giro elettorale e alla vigilia delle europee di giugno, lo scenario politico potrebbe subire pochi seri scossoni. A meno di clamorosi colpi di scena.