Perché questo articolo potrebbe interessarti? Dal palco della manifestazione di domenica, il Pd è tornato a proporsi come il partito dei lavoratori. Il tutto in un contesto dove Elly Schlein prova a riavvicinarsi a Maurizio Landini e a tutta la Cgil, seppur con risultati altalenanti. Dopo l’era di Renzi e del job act, sembra quindi iniziare una nuova fase: “L’Italia – spiegano a TrueNews fonti del Pd – ha bisogno di una sinistra concreta”. Ma non mancano le incognite
Se da un lato è vero che in piazza del Popolo ieri non era presente Maurizio Landini, dall’altro però per i temi affrontati e per l’orientamento organizzativo dato all’evento è impossibile non cogliere l’influenza della Cgil sulla manifestazione del Pd. Dal palco, la segretaria dem Elly Schlein ha toccato svariati argomenti ma ha più volte insistito sul lavoro e sulla lotta al precariato. Un’impostazione non molto lontana dai discorsi di Landini nella “sua” manifestazione, quella organizzata il 7 ottobre scorso sempre a Roma.
Prove di disgelo tra Pd e Cgil
Da un lato quindi sembra esserci un avvicinamento tra il Pd e il sindacato, dall’altro un vero e proprio inseguimento dei dem, i quali sul lavoro ora vogliono tornare a puntare. Una svolta rispetto all’impostazione dell’ultimo decennio, lì dove il Pd soprattutto nell’era Renzi ha puntato invece molto su riforme che hanno reso più flessibile il mercato del lavoro: “L’Italia ha bisogno di una sinistra concreta – fanno sapere fonti del partito a TrueNews – è quindi naturale parlare di lavoro”. Un’espressione che sembra forse confermare implicitamente la volontà di riavvicinamento al sindacato.
Le accuse piovute sui dem negli ultimi anni hanno riguardato l’allontanamento del partito dai temi relativi al lavoro. O, per meglio dire, l’allontanamento da una certa visione del lavoro. Il job act di Renzi, attuato durante gli anni a Palazzo Chigi dell’ex segretario del Pd, è stato visto come un attacco ai diritti dei lavoratori soprattutto da ampie parti della Cgil. Quello storico rapporto quindi, in auge già dai tempi del Pci, tra il principale partito di centrosinistra e il sindacato si è incrinato fino a raggiungere i minimi storici.
Il soccorso rosso
Qualcosa sembra essere cambiata durante i primi mesi di segreteria targata Elly Schlein. Così come fatto notare su IlManifesto da Andrea Carugati, già in estate durante le varie feste dell’Unità i vari leader locali del Pd hanno iniziato a inserire le discussioni sul precariato e sul lavoro al centro delle kermesse. A Ravenna, in particolare, è stata la stessa Schlein a confrontarsi sul palco faccia a faccia con Maurizio Landini.
I due si sono poi rivisti un mese dopo a Roma, in occasione della manifestazione organizzata nella capitale dalla Cgil. La segretaria del Pd ha espresso il proprio sostegno all’azione del sindacato, parlando di diritti a rischio a proposito di lavoro, di istruzione e sanità pubblica. La manifestazione organizzata domenica dal partito in Piazza del Popolo si inserisce quindi in questo contesto. Dal palco della capitale, i riferimenti alla condizione dei precari e del lavoro non sono mancati. E poche ore dopo, la stessa Schlein è intervenuta a favore del leader della Cgil nella diatriba con Matteo Salvini. Quest’ultimo, in qualità di ministro dei trasporti, ha accusato Landini di voler organizzare dei weekend lunghi con riferimento agli scioperi indetti per il prossimo venerdì. La Schlein ha accusato quindi Salvini di voler cancellare il diritto allo sciopero, esortando la Cgil ad andare avanti.
Le insidie per Elly Schlein
Il disgelo tra Pd e Cgil non è comunque una novità assoluta dell’era Schlein. Anche in occasione delle ultime legislative, partito e sindacato hanno provato a dialogare. Lo dimostra, tra le altre cose, l’elezione dell’ex segretaria Cgil Susanna Camusso al Senato con la lista del Pd. Ma non è tutto oro quel che luccica. All’interno della sede dei dem uno spettro agita e non poco i leader del partito: il corteggiamento infatti potrebbe non avere i crismi della reciprocità.
Il Pd, terminata l’era Renzi, chiusa anche l’esperienza di Zingaretti e Letta, sta provando a riavvicinarsi alla Cgil. Ma dal canto suo il sindacato potrebbe preferire altri lidi. Lo dimostra il fatto che Landini non ha ricambiato il favore fatto a ottobre dalla Schlein e domenica non si è presentato in piazza. Pochi giorni prima invece, il segretario del sindacato si è incontrato con il numero uno del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Probabile che Landini veda “nell’avvocato del popolo” un interlocutore più affidabile e più “a sinistra” sui temi del lavoro.
Le recenti sintonie con Landini
Del resto, Cgil e grillini hanno mostrato una certa sintonia negli ultimi mesi su due argomenti caldi, quali reddito di cittadinanza e salario minimo. Il sindacato rosso, in particolare, ha usato frasi molto simili a quelle pronunciate dai leader pentastellati nella difesa del reddito e nella volontà di introdurre in Italia il salario minimo.
L’impressione è che dalle parti del Pd c’è una certa comprensione del fatto di aver perso una forte fetta di elettorato allontanandosi dai tradizionali temi legati al lavoro, assistendo al passaggio di precari e lavoratori autonomi tra le fila del centrodestra. Adesso, nel tentativo di riprendere in mano l’elettorato appartenente a queste categorie, Schlein deve vedersela con il Movimento Cinque Stelle e con una Cgil fredda ai richiami dem. Con Landini che sembra non voler (o poter) dimenticare l’era “moderata” in cui proprio dal Pd è partita la sfida per l’abolizione dell’articolo 18 e la rincorsa a una maggiore flessibilità del mercato del lavoro.
Il Pd sarà più “rosso”?
Fonti del partito paiono meno pessimiste. “Non c’è sorpresa – afferma un parlamentare dem – la storia parla chiaro. Il Pd deve trattare dei problemi dei lavoratori e non può farlo da solo, la Cgil è nostra naturale alleata”. La massiccia presenza in piazza domenica è il punto da cui ripartire: “Di fronte a una destra che combina pasticci su lavoro e premierato, l’Italia deve avere una sinistra concreta”. Parole che lasciano presagire una svolta del partito verso l’ala meno centrista sul fronte del lavoro. Una mossa in controtendenza ai Laburisti in Gran Bretagna. Dopo Corbyn, Kier Starmer ha imposto una svolta al centro. È pur vero però che in altri casi, come in Francia o in Spagna, spesso le tematiche del lavoro hanno spinto la sinistra più lontana dal centro. Ora, per i dem la parola d’ordine è serrare i ranghi sui diritti e legarsi nuovamente al sindacato storicamente più affine.