Ride bene chi ride per primo. Gli ultimi in Italia non hanno riso mai, se non nelle favolette che ci raccontano le nonne. Specialmente oggi, ride bene chi ride per primo. Francamente: chissenefrega di Beppe Grillo che difende il figlio. Lo farebbero tutti, e lo fa anche lui, e pure per il di lui figlio che giocava col pisello di fuori (parole sue) vale la presunzione di innocenza. Dopodiché, come sempre, ci sono gli inquirenti che fanno un lavoro migliore dei giornalisti. Quelli che oggi si prendono una rivincita, come la Boschi, di fronte alla giustizia che si accanisce contro il giustizialista numero uno, non hanno capito che non si stanno prendendo niente, perché i danni in Italia si fanno subito, e nessuno ripara mai niente.
Altro che rivincita. Nessuno ripara niente: per questo siamo un Paese distrutto. Una volta che si rompe, i cocci non li ripaga nessuno. Adesso la sinistra si mette ad attaccare il maschilista Grillo. Eppure ci ha fatto un governo insieme, uniti contro i barbari leghisti maschilisti. Si pensa che qualcuno noterebbe la contraddizione, a livello elettorale. E invece no, nessuno alza il ditino dicendo: ehi, ma se questo è il loro leader e nessuno lo contesta, come facciamo a fare l’accordo a Milano, città dei diritti?
Dove sono gli appelli delle donne di sinistra, quelle che vogliono la parità nei convegni e l’asterisco sulle desinenze, affinché il Pd di Milano non si allei con il Movimento del grande comico maschilista che difende il figlio col pisello di fuori? Siamo arrivati alla scissione non solo dell’atomo elettoralmente parlando, ma anche alla scissione completa degli atteggiamenti dei politici: il sud digerisce tranquillamente il leader della Lega Nord, come se il passato non contasse. Di questo passo c’è pure la possibilità che in Regione Lombardia rivinca il centrodestra tra due anni, se il tasso di memoria è questo. E davvero la Meloni potrà governare il Paese, perché dell’antifascismo, tra due o cinque o dieci anni, non interesserà niente a nessuno. Non c’è memoria, e senza memoria non c’è coerenza, e senza coerenza non c’è nessuna risata alla fine. Solo le urla sguaiate all’inizio e un Paese in frantumi.