di Francesco Floris
Nei salotti milanesi e lombardi, anche da remoto, se ne chiacchiera parecchio. L’iscrizione al Partito democratico di Giuseppe Guzzetti, lo storico banchiere, politico e presidente di Fondazione Cariplo che a 87 anni ancora viene ascoltato persino dai vertici di Intesa San Paolo, ha smosso gli animi di qualcuno. Tanto che ora in quel microcosmo di Fondazioni legate al Cariplo – una sorta di quarto potere in Lombardia – c’è chi vuole fare a sua volta la mossa: iscrizione e tesseramento al Partito democratico. Magari si tratta di poco più di una manciata tessere – impercettibili a livello percentuale e numerico – ma che portano in dote nomi e cognomi che contano quando c’è da fare politica. Soprattutto nella regione colpita più duramente dalla pandemia ma che rimane il luogo da cui far ripartire qualunque agognata ripresa economica. Magari con l’aiuto di pesanti investimenti pubblici a trazione Cassa Depositi e Prestiti, dove il ruolo delle Fondazioni è ben noto.
È il potere, in senso laico, che si muove e fa quadrato. Attorno a una forza politica che, nonostante tutto, viene comunque percepita come quella più affidabile. Forse l’unica.
Merito solo di Guzzetti? Per qualcuno a Milano è proprio così. Per altri invece a trainare le nuove iscrizioni – o più che altro il ritorno all’ovile di persone che avevano abbandonato la nave dem negli ultimi anni – è stato invece Enrico Letta. Dal giorno in cui l’ex premier ha annunciato che sarebbe tornato in patria dalla Francia per (ri)scendere in campo, in tanti hanno recuperato l’entusiasmo verso il partito nato monco dalla fusione proibita fra ex democristiani ed ex comunisti. La frase che va per la maggiore? “Con Letta si apre una fase nuova”. E quindi? Per ora si fa la tessera. Può tornare utile.