C’è un giorno che ogni parlamentare alla prima legislatura ha segnato in rosso sul calendario: il 24 settembre. La legislatura deve assolutamente arrivare a quella data per fare in modo che gli eletti nel 2018 raggiungano l’agognata età pensionabile. Da quel giorno il governo Draghi può cadere, aprendo le porte per una nuova legislatura; la prima con la riduzione dei parlamentari. Si fa presto a dire crisi. Il calcolo della pensione potrebbe portare a un raffreddamento della tensione. Anche perchè i parlamentari alla prima legislatura sono la maggioranza in Parlamento.
4 anni, sei mesi e un giorno per l’ex vitalizio
A portare il Parlamento a più miti consigli potrebbe concorrere un semplice calcolo. 4 anni sei mesi e un giorno è il tempo che serve a un parlamentare per maturare il diritto alla pensione che matura dopo 4 anni, sei mesi e un giorno.
Dal 2012 non si chiama più vitalizio. In ogni caso agli eletti in Parlamento a fine mandato spetta un trattamento pensionistico simile a quello di altre categorie di lavoratori. C’è solo un vincolo: quello di essere stato in carica almeno per una legislatura; che corrisponde appunto a quattro anni, sei mesi e un giorno. La data fatidica è il 24 settembre 2022.
In ballo 50mila euro di contributi
Uno studio del Sole 24 ore ha calcolato cosa accadrebbe nel caso questo periodo minimo non venisse raggiunto. I contributi sociali pagati dai parlamentari sono persi completamente, perché non possono essere riagganciati a quelli relativi ad altre attività lavorative.
Questo sistema è punitivo rispetto a quello spettante agli altri cittadini, i cui contributi di norma non vengono persi in presenza di un cambiamento di attività. Ma per i parlamentari resta il vantaggio per cui non si applica il vincolo di contribuzione ventennale; che è invece necessario per gli altri cittadini per ricevere la pensione all’età di pensionamento. Per un deputato che arrivasse a quattro anni e sei mesi di mandato, i contributi versati sarebbero di circa 50mila euro.
Quelli alla prima legislatura sono il primo partito
Il numero di chi si vedrebbe sfumare l’accesso al beneficio col voto anticipato rispetto alla scadenza naturale del 2023 è enorme. In questa legislatura ci sono 427 deputati (il 68% dell’assemblea) e 234 senatori (il 73%) al loro primo mandato.
Se i deputati alla prima legislatura si mettessero insieme, formerebbero una maggioranza più ampia di quella che sostiene il governo Draghi. Al momento l’esecutivo vanta 223 voti al Senato: 12 in meno del “Partito della Prima Legislatura”; i nuovi ingressi alla Camera sono circa una ventina in più di chi sostiene il governo Draghi. E la forbice potrebbe aumentare, non solo per la fuoriuscita del Movimento.
Avete voluto il taglio dei parlamentari…
Tornare sugli scranni di Montecitorio o Palazzo Madama per molti parlamentari sarà difficile, se non impossibile. La legge costituzionale 19 ottobre 2020 dopo il referendum costituzionale comporterà una netta riduzione del numero dei parlamentari. Da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi.Con la pensione da parlamentare che mette le ali, e i parlamentari lo sanno.