Giochiamo con i soldatini. Ci è sempre piaciuto. Sempre. Creare eroi, e quando se non in guerra? Il fantasma di Kiev, l’asso dei cieli. Avrebbe abbattuto quattro, no cinque, no – TikTok dice 15 (quando arriva il fact checking su TikTok?) – aerei da guerra russi con il suo Mig ucraino. E poi sarebbe stato abbattuto ma solo per salire su un altro Mig e ricominciare a combattere. Neanche in Duke Nukem.
Quanto è bella la guerra anche se fa male. Le modelle ucraine con il mitra. Il presidente attore che non molla. I civili per strada che fabbricano molotov che profumano di eroismo e benzina. I civili che fermano i carri armati, ancora in una fase della guerra che li vede fermarsi e non schiacciare i manifestanti. Avverrà. Avverrà che ai civili che si trovano a fabbricare bombe cadrà un missile in testa.
Quanto ci piace esultare perché Anonymous, il gruppo di hacker più pericoloso al mondo, ha dichiarato guerra alla Russia. Quanto ci piace perché stiamo al caldo delle nostre case, a giocare a cowboy e indiani, a chi è più figo tra Nato e Russia, a Risiko. Oggi non c’è posto per un pensiero più complesso, e forse non c’è neppure posto più per un pensiero. Gran parte delle notizie che vediamo sono propaganda, gran parte delle notizie che vedono loro a Mosca sono propaganda. Alcune pure fabbricate male.
Eppure ce le beviamo perché ci piace la guerra quando non c’è il sangue, nelle nostre case, quando non sono i nostri figli a dover combattere. Andiamo a difendere l’Ucraina, ma con i soldi. Che non puzzano e non si lamentano, e non sanguinano. Perché i soldi non sono affetti, si possono rifare, sono eterni. Siamo pronti a spendere per l’Ucraina, non a morire. Perché per noi è Risiko, ma somiglia tanto a Monopoli.