La proposta è stata rilanciata anche in questa campagna elettorale: prevedere qualche Ministero con sede distaccata da Roma, e nel caso specifico localizzata a Milano, nel segno del decentramento. Matteo Salvini ha rispolverato un vecchio cavallo di battaglia della Lega con l’aggiunta di un’innovazione: l’istituzione di un apposito Ministero dell’Intelligenza artificiale da collocare nella città leader in materia di ricerca e innovazione, perché “ci sono i brevetti e le sedi di grandi sedi”, ha motivato l’ex ministro dell’Interno, durante il Forum Ambrosetti.
L’idea è un “greatest hits”
Ma se le funzioni del nuovo dicastero sarebbero innovative, l’idea è una «greatest hits», per dirla con le parole del deputato del Pd, Filippo Sensi, molto critico nei confronti dell’ipotesi. Negli ultimi dieci anni, la possibilità di prevedere sedi distaccate è stata oggetto di dibattito, creando anche divisioni nel centrosinistra. Tanto che anche oggi il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha salutato con favore l’idea: “Si può ragionare», così come il candidato del centrosinistra alle Politiche, Carlo Cottarelli, tutt’altro che contrario. Il modello è quello degli uffici del Parlamento europeo in Italia, che sono sia a Roma che a Milano. Mentre per altri organismi, come l’authority antiriciclaggio europea, ha visto prevalere la candidatura di Torino sulla capitale. Certamente sono situazioni diverse, ma incarnano una direzione, nella visione leghista.
Bossi nel 2011 chiedeva quattro ministeri in Lombardia
Il primo caso di maggiore impatto risale al 2011, quando Umberto Bossi, allora ministro delle Riforme del governo Berlusconi, diceva: “Chiederemo quattro ministeri, uno a Milano, quello del Lavoro, e tre a Monza, quelli di Calderoli, Bossi e Tremonti”. Parole pronunciate a giugno, a poche ore dal raduno leghista a Pontida. Era un punto cardine dell’azione politica del Carroccio, un simbolo identitario dell’impegno per la realizzazione del federalismo. Il decentramento istituzionale, in un primo momento, non piaceva molto nemmeno a Berlusconi, che aveva cercato di dissuadere l’alleato. Il Senatur, però, alla fine riuscì a spuntarla: furono creati dei distaccamenti in Lombardia, con le sedi centrali che rimasero a Roma. Per Bossi si trattava comunque di “un sogn”», che dopo pochi mesi però naufragò. Nemmeno la soluzione di compromesso andò infatti a buon fine.
Napolitano e la richiesta di un’apposita legge per dislocare i Ministeri
Addirittura il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, scrisse una lettera che sottolineava come occorresse un’apposita legge per dislocare i Ministeri in una città diversa dalla capitale. “C’è una legge ordinaria (un regio decreto datato, ma ancora vigente), che prescrive che Governo e Ministeri abbiano sede a Roma”, scriveva il Capo dello Stato, che ricordava poi come “la scelta di Roma capitale” fosse “stata costituzionalizzata con la riforma del titolo V della nostra Carta che, ha posto un vincolo che coinvolge tutti gli organi costituzionali, compresi ovviamente il Governo e la Presidenza del Consiglio”. Un intervento che era motivato dall’intento di preservare l’integrità nazionale di cui il Colle è garante.
La questione riguarda anche i lavoratori
Salvini e l’idea del 2018 di spostare a Bari o a Napoli il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture
Nel 2018, però, Salvini ha riformulato il progetto, calibrandolo questa volta sul Mezzogiorno. L’idea era quella di spostare a Bari o a Napoli il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. In un’intervista a Il Messaggero, il leader della Lega sostenne che la richiesta era arrivata proprio dai cittadini romani: “Mi chiedono di portare via un po’ di ministeri, qui c’è troppo caos”. Il progetto non ha avuto più seguito, finendo in parte nel dimenticatoio. Fino al nuovo rilancio salviniano, che ha già diviso la politica, in particolare il centrosinistra. Ma che è tutto da valutare nella sua attuazione.