Il sorprendente ritorno sulla ribalta di Italo Bocchino con il suo libro “Perché l’Italia è di destra”. Tra provocazioni, contestazioni e nuove polemiche. Cosa racconta il volume? E merita tutta questa attenzione?
Dopo oltre dieci anni di assenza dalle luci della ribalta politica ed in cui si è fatto notare più per le sue ospitate televisive, Italo Bocchino è tornato al centro del dibattito pubblico con la pubblicazione del suo nuovo libro, “Perché l’Italia è di destra – Contro le bugie della sinistra” (Edizioni Solferino). Il volume, che si propone come una difesa articolata e documentata del crescente consenso verso la destra italiana, ha immediatamente scatenato polemiche e dibattiti. La provocatoria proposta del presidente del Senato, Ignazio La Russa, di inserire il libro nei programmi scolastici ha alzato ulteriormente i toni, mentre la presentazione dell’opera ha visto episodi di tensione e contestazioni.
La destra italiana: un filo conduttore nella storia repubblicana
Nel suo libro, Bocchino ripercorre alcuni momenti chiave della storia politica italiana, partendo dalle prime elezioni repubblicane del 1948, in cui si scontrarono la Democrazia Cristiana e il Fronte Popolare. Secondo l’autore, quella scelta per l’atlantismo e l’anticomunismo fu una chiara espressione di destra, confermando una preferenza politica che si ripresenta nel corso del tempo. Questo schema, per Bocchino, si ripete nel 1994, con la vittoria di Silvio Berlusconi contro la sinistra di Achille Occhetto, fino a giungere al 2022, con l’ascesa di Giorgia Meloni come prima premier donna italiana. Secondo Bocchino, la destra italiana, pur minoritaria e spesso marginale nella storia della Repubblica, ha sempre mantenuto un legame sotterraneo con l’elettorato. La vittoria della Meloni, dunque, rappresenterebbe il punto culminante di questo lungo processo di maturazione politica della destra, portando finalmente al governo una tradizione che per anni era rimasta nell’ombra.
Smontare i luoghi comuni sulla destra
Uno dei principali obiettivi del libro è quello di smontare alcune critiche ricorrenti nei confronti della destra italiana. Bocchino respinge con forza le accuse di familismo, incompetenza della classe dirigente e di occupazione dei media, spesso rivolte ai governi di centrodestra e in particolare all’epoca berlusconiana. Al contrario, descrive una destra oggi “pienamente legittimata nel consenso e negli atteggiamenti”, capace di liberarsi dal peso dell’antifascismo e impegnata a portare avanti riforme concrete, come quella del premierato e della giustizia, nonché a contribuire al rinnovamento dell’Unione Europea.
Arianna Meloni, sorella della premier, ha supportato le tesi di Bocchino, lamentando una costante distorsione mediatica: “Veniamo raccontati in un modo totalmente distorto rispetto a ciò che siamo realmente e a quello che stiamo facendo“. Questa distorsione, secondo Meloni, si riflette nelle frequenti critiche mediatiche all’attuale governo, nonostante i successi, come la recente nomina di Raffaele Fitto.
La provocazione di Ignazio La Russa
Durante la presentazione del libro, che si è svolta presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Ignazio La Russa ha lanciato una provocatoria proposta che ha infiammato il dibattito. Rivolgendosi al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, La Russa ha suggerito di inserire il libro di Bocchino nei programmi scolastici, descrivendolo come un vero e proprio “manuale di difesa civile” basato su fatti e dati concreti. “Mi piacerebbe che questo libro venisse distribuito nelle scuole“, ha dichiarato La Russa, “per offrire un po’ di verità contro le bugie che la sinistra racconta ai bambini”. La proposta ha suscitato immediate reazioni di sdegno da parte dell’opposizione e di alcuni settori della società civile, che hanno criticato la politicizzazione della cultura scolastica.
Contestazioni alla presentazione del libro di Bocchino: momenti di tensione
La presentazione del libro è stata tutt’altro che tranquilla. Oltre alla presenza di figure di spicco come Gianfranco Fini e Ignazio La Russa, un momento di particolare tensione si è verificato quando un uomo del pubblico si è avvicinato al palco per chiedere di intervenire, denunciando il fatto che, per la prima volta in quello spazio, non fosse stato concesso il diritto di replica al pubblico. L’uomo ha espressamente manifestato il proprio dissenso rispetto al contenuto del libro, accusando gli organizzatori di aver escluso il dibattito. Il momento di contestazione è proseguito anche durante il firmacopie, quando lo stesso uomo si è avvicinato a Bocchino per ribadire il proprio disappunto. Questo ha portato a un battibecco con l’ex senatore Domenico Gramazio, che era presente all’evento. La situazione è degenerata al punto che le forze dell’ordine sono dovute intervenire per portare via il contestatore, segnando un ulteriore episodio di tensione in una giornata già carica di polemiche.
Un ritorno sorprendente e una domanda aperta
La pubblicazione di questo libro ha segnato il ritorno di Italo Bocchino nel dibattito politico italiano, dopo anni di assenza dai riflettori. In passato, Bocchino era stato noto soprattutto per il suo ruolo nella corrente finiana e per la sua vicinanza a Mara Carfagna (ma qualsiasi coinvolgimento sentimentale è stato anche recentemente di nuovo negato), ma ora si ripresenta come un commentatore di riferimento per l’attuale governo di destra. In ogni caso, le polemiche e le contestazioni che hanno accompagnato la presentazione del libro sollevano una domanda: ha davvero senso dare tutta questa attenzione al libro di Bocchino? Da un lato, il dissenso può sembrare legittimo in una democrazia pluralista, dove la critica è parte integrante del dibattito. Dall’altro, però, l’intensa attenzione mediatica e le proteste rischiano di amplificare ulteriormente il messaggio di Bocchino, rendendo il suo libro ancora più centrale nel panorama politico attuale. Le contestazioni, in questo senso, potrebbero finire per ottenere l’effetto contrario rispetto a quello desiderato, dando ulteriore visibilità al testo e alle sue tesi.