Perché potrebbe interessarti? Le elezioni per il successore di Nicola Zingaretti vedono sempre più in vantaggio il candidato del centrodestra, Francesco Rocca, che beneficia della divisione tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle. Ma potrebbe essere l’ultima volta che il voto ha un peso nazionale: la riforma dei poteri speciali a Roma svuoterebbe la Regione di competenze.
Il centrodestra lancia i contenuti, mentre sul versante opposto sono state addirittura messe in dubbio le alleanze, stipulate da giorni, a poche ore dalla presentazione delle liste. La campagna elettorale ufficiale delle Regionali nel Lazio si apre quindi con uno scenario che vede sempre più favorito Francesco Rocca, voluto da Giorgia Meloni, rispetto agli avversari, Alessio D’Amato del centrosinistra e Donatella Bianchi del Movimento 5 Stelle, sostenuta da pezzi della sinistra che non hanno accettato la candidatura dell’assessore alla Sanità della giunta Zingaretti.
Rocca allarga la coalizione nel Lazio
Nelle prossime ore, intanto, Rocca è pronto ad annunciare l’ampliamento del perimetro della coalizione grazie all’intesa sottoscritta con Alternativa popolare, il partito fondato da Angelino Alfano e ora guidato Stefano Bandecchi, noto per essere il fondatore e il patron dell’università telematico Niccolò Cusano e del network mediatico sorto intorno. L’ex numero uno della Croce rossa italiana insomma prosegue con relativa tranquillità la marcia di avvicinamento alle urne, consapevole di un vantaggio consistente attribuito dai sondaggi.
La divisione nel campo avversario rappresenta un indubbio vantaggio e sono falliti gli ultimi tentativi di rimettere insieme centrosinistra e Movimento 5 Stelle. D’Amato aveva dato la disponibilità a un «accordo in extremis», raccogliendo in parte l’appello di parte del mondo intellettuale progressista. a cominciare dall’ex ministro Fabrizio Barca, ora al vertice del Forum disuguaglianze e diversità, e dallo scrittore, Christian Raimo.
Regionali Lazio: il niet di Bianchi, la furia di Calenda
L’obiettivo dichiarato era di sanare una spaccatura che traina le chance di successo del centrodestra. La petizione di Barca&compagni ha ottenuto migliaia di firme, dimostrando l’attenzione dell’elettorato verso la costruzione di un fronte unitario. Un successo a metà, insomma, dato che l’apertura di D’Amato non ha convinto il M5S. La candidata Bianchi ha chiuso definitivamente il capitolo: «Non ci sono margini» per una ricucitura. Tuttavia, le parole dell’assessore alla Sanità, che ambisce a raccogliere l’eredità di Zingaretti, hanno provocato più di qualche malumore nel Terzo polo.
A prendere posizione è stato addirittura il leader nazionale dell’alleanza centrista, che ha chiesto a D’Amato di «far sapere» quali fossero le sue reali intenzioni sull’alleanza. Una scelta da fare in «tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con i 5S. Basta giochini e alchimie. Parliamo di programmi». Nessuna novità, dunque: Calenda non avrebbe fatto parte della coalizione insieme ai pentastellati e si è concesso una tiratina d’orecchi a D’Amato. Ma, come prevedibile, si è trattato solo di tanto rumore, simile al caso, perché all’atto pratico l’intesa sul gong era difficile da realizzare.
Regione Lazio prossima allo svuotamento
Secondo quanto spiega a True-news.it una fonte di centrosinistra che ha seguito la vicenda, «ci sono stati dei contatti anche sul piano delle leadership nazionali». Stando a questa versione sarebbe stato «un tentativo disperato» benedetto dal presidente uscente Zingaretti, «dopo che i sondaggi hanno dimostrato la contendibilità della vittoria in caso di unità contro Rocca». Con il nulla di fatto, almeno si chiarisce il quadro dei contendenti e, come auspicabile in ogni tornata elettorale, si dovrebbe iniziare a parlare di contenuti. Seppure con un grande tema sullo sfondo: l’ipotesi dell’approvazione della norma sui poteri speciali a Roma da parte della maggioranza in Parlamento.
Una riforma, molto cara alla premier Meloni e a Fratelli d’Italia, che renderebbe la Capitale una realtà a sé, una città metropolitana molto potenziata, portando via molte competenze oggi spettanti alla Regione, a cui resterebbero sanità, trasporti e poco altro. Insomma, potrebbe essere l’ultima volta che c’è un’attenzione così alta per l’esito del voto nel Lazio. Al prossimo giro non è escluso che si tratti di un’elezione marginale. Con i fari che inevitabilmente sarebbero puntati sul Campidoglio. Ma prima di guardare avanti, i partiti e i candidati preferiscono pensare al prossimo mese.