Siamo pronti a inviare nuove armi all’Ucraina ma quelle che abbiamo sono poche e obsolete. Ad esempio, il sistema di mitragleria Fh70 o i cannoni Sedam sono stati dismessi. E andrebbero rimessi a lucido.
Guerini: “Supporto alla resistenza ucraina”
Nelle ultime ore il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha annunciato “un nuovo invio da parte italiana di equipaggiamenti militari, indispensabili per continuare il supporto alla resistenza ucraina”. L’Ansa parla di missili spalleggiabili Stinger e Milan, mortai anti-carro, mitragliatrici pesanti e leggere, giubbotti antiproiettile, elementi, razioni k e proiettili in grande quantità. Ma non mancano i problemi.
Le lacune dell’arsenale italiano
L’intenzione di inviare armi c’è ma bisogna fare i conti con le lacune dell’arsenale. Così il Panzerhaubitze 2000, obice semovente di fabbricazione tedesca, usato dall’Esercito italiano, non sarebbe presente in quantità sufficiente da poterne inviare esemplari in Ucraina. Lo Stato Maggiore della Difesa, con il Comando operativo di vertice interforze (Covi), guidato dal generale Francesco Figliuolo, sta studiando le possibili soluzioni per ovviare al problema. Il nostro esercito ha soltanto 200 blindati Ariete e un centinaio di carri armati Pzh2000. Le autoblindo Centauro sono senza cingoli e altri armamenti, come il sistema di mitragleria Fh70 o i cannoni Sedam, sono stati dismessi.
Così l’Italia spedirà ciò che ha in mano: semoventi di artiglieria M109, obici che hanno una gittata fino a 15 chilometri. Ci sono poi i cingolati M113 impiegati per il trasporto pubblico. Tra i mezzi più leggeri ci sono i Lince di produzione italiana, presenti in quantità adeguata nelle caserme dell’Esercito.