Per la politica vale Lavoisier: nulla si distrugge, tutto si trasforma. Per il Movimento 5 Stelle e per Forza Italia la regola del celebre chimico è assai azzeccata. Perché nell’attuale configurazione politica, poco interessa che cosa farà Fratelli d’Italia, o il Partito Democratico, o la stessa Lega. Giorgia Meloni, Enrico Letta e Matteo Salvini rimarranno in quelle posizioni, e staranno in quei contenitori: come potrebbero muoversi dalle posizioni di destra, centrodestra e centrosinistra? Il tema è quel che fanno gli altri, e il trasformismo a questo punto diventa una skill fondamentale per sopravvivere.
Le mosse di Forza Italia nello scacchiere della politica italiana
Forza Italia è in mezzo al guado. L’assorbimento da parte della Lega non è una novità. Semplicemente oggi il re è nudo, e per correre ai ripari il Cavaliere ha deciso di iniziare un percorso alla luce del sole. Non è una novità che la Lega è un polo attrattivo nei confronti dei forzisti, così come lo è Fratelli d’Italia.
Mariastella Gelmini recalcitra un po’ su tutti i giornali. E lo stesso fa Mara Carfagna. Forse perché ci sono altre opzioni moderate (non si pensi al Pd, giammai), ma la questione della zattera di Gericault si ripropone: come fare a salvare quanti più esponenti possibile dall’oblio che arriverà dopo il prossimo flop elettorale più che atteso? Non è un caso che Gelmini sta ben lontana dalla sfida di Milano, più vicina temporalmente, e guarda lungo. Cinque anni fa non fu così, se la giocò. Segno dei tempi.
Il caso Movimento 5 stelle
Poi c’è la questione Movimento 5 Stelle. Esperienza di governi disastrosa. Letteralmente. Ormai se ne sono accorti tutti, e le urne parleranno chiare. Nell’allegria di naufragi non c’è nessuno che ride: infatti sono almeno quattro anni che c’è il fuggi fuggi a destra e sinistra, confusi e impauriti. L’inesperienza e anche la mediocrità politica si paga in questi frangenti.
Sono capaci tutti di stare in un partito che vince con il 30 per cento, seduti sugli scranni. Quando c’è da evolvere, là diventa più difficile, e la qualità viene fuori. La domanda vera è: chi se li piglia i 5 stelle? Il Partito Democratico imbarcherà davvero pattuglie di nullafacenti, sacrificando al contempo i propri esponenti (già falcidiati dal taglio dei parlamentari)?
Politica italiana, è partito il “gioco della sedia”?
La questione non è oziosa, perché nel gioco della sedia quei posti ci sono, e quelli si possono occupare. Forse però per i grillini Lavoisier non è proprio perfettamente applicabile: non è vero che tutto si trasforma. Diciamo che qualcosa si trasforma e qualcosa sicuramente si distrugge, un po’ come il cerebro di quelli che hanno comprato il libro di Toninelli. Per quelli, non c’è proprio nulla da fare.