Perché leggere questo articolo? Il giorno dopo Pontida e quello prima del compleanno di Bossi sembra ideale per tracciare un bilancio sulla Lega. L’ex consigliere regionale della Lega, ora passato a Forza Italia, Massimiliano Bastoni commenta il momento del Carroccio.
Giorni di ricorrenze in casa Lega. Si è appena conclusa il trentatreesimo raduno annuale di Pontida, con il segretario Salvini che ha accolto Marine Le Pen, alleata alle Europee del prossimo anno. Uno sguardo al futuro, e uno al passato, visto che domani è il compleanno di Umberto Bossi, fondatore della Lega, da tempo lontano dai radar e assente da Pontida dal 2017. True-news.it ha intervistato Massimiliano Bastoni, ex consigliere regionale lombardo della Lega, espulso dal Carroccio dopo aver formato un gruppo al Pirellone nella scorsa legislatura che si rifaceva al Comitato Nord di Bossi, che ha aderito a Forza Italia.
Bastoni, ha seguito il raduno di Pontida?
Ho seguito qualcosina. Soprattutto, ho apprezzato le dichiarazioni di Borghezio e Castelli, da cui è emerso come Pontida era un’altra cosa. Era nato negli anni Novanta per riunire i popoli del nord e contrastare il centralismo. Da anni ormai non ha più senso una manifestazione che è solo un’autocelebrazione della Lega. Una sorta di Natale in famiglia.
Alla riunione di famiglia manca però da anni uno dei padri della Lega. Perché Umberto Bossi non va più a Pontida?
Perché non la riconosce più. Non si riconosce più in questa Lega. Orami è un altro partito. Salvini ha trasformato il partito, legittimamente, per carità, ma non è più la Lega delle origini, quella di Umberto Bossi. L’obiettivo principale non è più l’Autonomia, con una riforma in senso federalista. La base dei militanti continua a sostenere, ma i dirigenti non sono più gli stessi. Sono cambiati anche i colori: a Pontida si intravedeva ancora qualche bandiera verde, ma è ormai un lontano ricordo.
Dentro la Lega la leadership di Salvini può essere contendibile?
Assolutamente no. Salvini è stato bravo a prendersi il partiti. Ormai è in tutto e per tutto “La Lega – Salvini Premier”. E soprattutto non vedo chi possa contestare la leadership che Salvini ha costruito negli anni. Ogni tanto si leggono di polemiche lanciate da Zaia o Giorgetti, che però tornano sempre immediatamente a più miti consigli. Salvini ha in mano il partito, fa le liste e ne decide gli equilibri. Alla fine contano sempre le elezioni e i posti interni al partito. Non vedo personaggi in grado e con il coraggio per contrastare il predominio di Salvini.
Le ha fatto piacere l’omaggio di Salvini a Maroni e Berlusconi dal pratone di Pontida?
Sicuramente Salvini è un uomo intelligente e ha alle spalle una storia di vissuto di tutti questi trent’anni di centrodestra. Oltre che umanamente, però, dovrebbe ricordarsi anche del Maroni politico. Lui, Borghezio e Castelli hanno fatto la storia del partito, portando avanti idee che adesso non sembrano più quelle della Lega. Su Berlusconi, poi, c’è poco da dire: se non che ha guidato il paese e il centrodestra, rispettando sempre le idee federaliste della Lega. Era, tutto sommato, un uomo del Nord.
Venendo al presente, quali sono i legami tra Lega e Forza Italia, i due junior partner della coalizione di centrodestra?
Il mio partito, Forza Italia, si sta riorganizzando. Al suo interno è chiaro come si debba portare avanti un’idea federalista, che ha un grande futuro. Forza Italia ha sempre fatto della responsabilità la sua caratteristica principale. Avremo sempre rispetto degli alleati, ma chiediamo pari dignità, per una coalizione compatta. Io conosco principalmente il modus operandi e i dirigenti in Lombardia di Forza Italia – come quelli della Lega e di Fdi – ma è un discorso che vale anche a livello nazionale.
A un anno dalla vittoria delle elezioni dello scorso anno, come giudica l’operato del governo?
Sta lavorando tanto per dare seguito alle dichiarazioni da campagna elettorale. Serve una politica più pragmatica e responsabile. Soprattutto, bisogna smetterla con gli slogan. In questo anno abbiamo visto che non servono a nulla. Ci sono ancora problemi irrisolti, per cui serve qualcosa di più. Si poteva fare qualcosina in più sull’immigrazione. Bisogna mettere da parte like e social, per trovare una vera soluzione politica. Per esempio, penso che Meloni abbia fatto bene ad andare a Lampedusa con von der Leyen. E’ importante che l’Italia si faccia ascoltare dall’Europa per affrontare il problema in maniera decisa. Senza urlare sempre “Al lupo! Al lupo!”. E poi è arrivato il momento per un’autonomia vera, che non sia solo una bandiera da sventolare in faccia all’elettorato.