A Pontoglio, piccolo comune nella provincia di Brescia, si è sollevata una questione che ha attirato l’attenzione di molti: la negazione della cittadinanza italiana a una donna di origini marocchine, residente nel paese da oltre vent’anni, a causa dell’incapacità di parlare italiano. La notizia ha fatto rapidamente il giro dei media. Ma le cose sono andate proprio come è stato raccontato? True-news.it lo ha chiesto al sindaco di Pontoglio, Alessandro Pozzi. Ecco l’intervista.
Perché ha detto no alla richiesta?
La signora non ha pronunciato il giuramento e quindi ho negato la richiesta alla donna. In qualità di Pubblico Ufficiale devo sentire il giuramento in maniera corretta, se la signora lo avesse fatto sarei stato tenuto a conferirle la cittadinanza italiana. Se lei avesse giurato e io non le avessi concesso la cittadinanza italiana avrei commesso un reato di falso in atto pubblico. I giornali titolano che la donna non sa parlare l’italiano, questo lo confermo in quanto non è riuscita a rispondere alla domanda “come ti chiami”. La donna non ha recitato il giuramento e di conseguenza ho rigettato la richiesta.
Come viene svolto il test generalmente?
Il test è molto semplice, si tratta di un rito dove io mi presento in qualità di pubblico ufficiale specificando il nome della persona che compare davanti a me. La donna avrebbe dovuto recitare il giuramento, cosa che non ha fatto e quindi sono stato tenuto a rigettare la richiesta.
Ci sono stati già dei casi simili a questo? Cosa è accaduto?
Ci sono stati altri casi. Nel 2022 stessa situazione: ho rimandato il soggetto che non sapeva l’italiano invitandolo a ripresentarsi in comune quando avrebbe, quantomeno, imparato la formula. Stessa cosa che ho fatto ora, il decreto per l’attuale candidata scade il 15 maggio e spero che entro quella data la signora apprenda almeno la formula e sappia rispondere almeno alla domanda “come ti chiami”.
Che consiglio si sente di dare ai sindaci che si trovano nella sua situazione?
Ognuno fa quello che ritiene opportuno, io ho ritenuto opportuno rimandarla in quanto ritengo che sia un’assurdità che una persona che è in Italia da ventun anni non sappia parlare la lingua italiana. Se veramente volesse diventare cittadina italiana e credesse davvero nella nostra cultura, credo che un minimo di integrazione dovrebbe esserci.