Perchè questo articolo dovrebbe interessarti: Istituire il divieto di accesso ai siti per adulti ai minori? La norma non è entrata nel cosidetto “Dl Caivano” ma il tema resta attuale e solleva interrogativi. Don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter, e Matteo Flora, esperto di comunicazione online, reputazione digitale e revenge porn, elencano tutte le criticità e provano a tracciare la rotta per un cambiamento culturale che resta complesso. E che richiede tempo, energie, risorse.
“E come si limita la più grande industria del mondo, più florida di quelle della droga e delle armi?” Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter con la quale è ormai da quasi trenta anni in prima linea nella lotta contro la pedofilia e per la tutela dell’infanzia in Italia, non nasconde tutto il proprio scetticismo sulla proposta avanzata dall’inedito duo Roccella-Siffredi di impedire ai minori di accedere ai contenuti pornografici sul web. Una proposta che di fatto non ha trovato spazio nel cosidetto “dl Caivano” contenente le norme contro la criminalità giovanile, approvato nel pomeriggio di oggi, giovedì 7 settembre, in consiglio dei ministri.
L’allarme di Rocco Siffredi: “Come spiegare ai giovani che quello che vedono su internet non è vero?”
L’onda emotiva delle terribili vicende di Palermo e Caivano ha portato l’opinione pubblica a interrogarsi su quanto appaia radicata la cultura della violenza in giovani e giovanissimi che con apparente noncuranza si rendono autori di terribili e criminali sopraffazioni nei confronti di loro coetanee. E sul banco degli imputati è finita la pornografia. Mai così diffusa, accessibile e persino glamourizzata come oggi. L’assist è giunto dal più improbabile dei portavoce: Rocco Siffredi. Che del mondo del porno è icona e vanto italiano nel mondo.
Eppure proprio lui ha lanciato negli scorsi giorni un accorato appello sui propri canali social: “Non mi riconosco affatto nel porno di oggi: il sesso è diventato molto estremo. Come vuoi spiegarlo ai giovani di oggi che quello che vedono su internet non è vero? (…) Blocchiamo tutti i siti porno in rete. Se necessario, mi offro come portavoce e accetterei anche la chiusura del mio sito. Per aiutare i giovani questo ed altro. lo mi sento un po’ responsabile di ciò che sta accadendo, più come padre che pornostar. Perché noi non siamo educazione sessuale. Non nasciamo per quello, nasciamo come intrattenimento. Dobbiamo agire affinché i ragazzi non prendano neppure in considerazione l’idea di stuprare una donna. Intervenire dopo serve a poco. Cultura del rispetto, educazione sessuale e divieto di accesso libero alla pornografia”.
Parole raccolte dal ministro delle Pari opportunità, della famiglia e della natalità Eugenia Roccella che sui social ha dichiarato: “In questi giorni, di fronte ai ripetuti casi di stupro di gruppo ai danni di ragazze o addirittura ragazzine, ho posto il problema dell’accesso precoce a una pornografia che peraltro è sempre più violenta e degradante. Non perché ci sia ogni volta necessariamente un nesso di causa-effetto, ma perché il tema esiste e dobbiamo porcelo, dobbiamo discuterne come stanno facendo in molti Paesi del mondo”. La Francia sta provando ad andare verso l’identificazione obbligatoria per gli utenti dei siti hard. Il governo Meloni ha valutato la proposta dell’introduzione di una norma per impedire ai minori di accedere ai contenuti pornografici.
Stop porno ai minori, don Di Noto: “Buone intenzioni, ma difficoltà evidenti”
Ma l’impresa appare evidentemente complessa anche da un punto di vista tecnico. Ne è consapevole don Di Noto, che su questo fronte combatte da anni: “Come si trova un accordo con server e provider? Come si trova un sistema funzionale con le industrie del web? Cosa ne facciamo di darkweb e deepweb, che i giovani frequentano? Se si pensa già solo alla facilità con cui i bambini sono in grado di bypassare i limiti di età per l’iscrizione ai social, si comprende che il problema è molto più esteso. Insomma, se anche c’è una buona intenzione, le difficoltà sono evidenti”.
In quale direzione dovrebbero quindi andare i tentativi di affrontare il tema? “Serve investire. Non in norme ma in educazione e nella formazione di una cultura. Allargando lo sguardo anche al fenomeno della pedopornografia, serve una virata che coinvolga le scuole, le parrocchie, le agenzie educative, per limitare la sovraesposizione dei corpi dei minori. Ogni volta che si presenta una emergenza, spunta una nuova norma che inasprisce le pene. Uno Stato non si dovrebbe misurare dalle punizioni che infligge, ma dalla capacità di creare una cultura degna di questo nome”.
Flora e i paradossi di una norma anti-porno
Matteo Flora, esperto di comunicazione online e di reputazione digitale e fondatore di The Fool, annota altre criticità che porterebbero ad esiti addirittura paradossali: “L’Italia non è l’unico Paese a volerci provare, ma nessuno ci è mai riuscito. Perchè? Perchè il processo ha un problema a monte decisamente importante: se devi autentificare e certificare l’età dei minori, vuol dire che devi controllare l’età e l’identità di tutti. E chiunque venisse incaricato di questo compito entrerebbe in possesso di informazioni molto sensibili su ogni persona che volesse accedere a un sito per adulti. Si darebbe ad una parte terza un grande potere, anche nei confronti dei siti. E se questi dati venissero poi rubati? Altro tema: esistono siti – penso a Dagospia o Reddit – nei quali una parte dei contenuti è considerabile per adulti. E’ possibile attivare una autenticazione parziale, solo per quegli specifici contenuti?” I sistemi, teoricamente, esistono. Il protocollo Zero-knowledge garantisce un trasferimento di dati da A a B senza che A e B si conoscano, ma con la certezza di sapere che A è davvero A e B è davvero B. Ma è fin troppo facile procurarsi più vpn e aggirare l’ostacolo. E se anche l’Italia adottasse questo protocollo, come ci si regola con i minori che vengono in Italia? Un rompicapo privo di equilibrio nel rapporto tra costi e benefici.
“Giovani e sessualità, serve una generazione e mezza per cambiare rotta”
“Il web funziona per polarizzazione. I video hard più visti tenderanno sempre ad essere quelli più estremi. E così si sta basando l’educazione sessuale delle nuove generazioni. La soluzione è un modo diverso di educare alla sessualità, eradicando la convinzione – che si diffonde anche tra le ragazze – che certe pratiche siano la normalità”. Quanto ci vuole? Molto: “Si valuta che serva una generazione e mezza per cambiare rotta”, annota Flora.
Don Di Noto e Siffredi: “Basta con l’ipocrisia dei pornografi che fanno i moralisti”
Rispetto alla urgenza di una inversione di rotta culturale ed educativa, don Di Noto avanza una proposta concreta e conclude con una netta presa di posizione: “Investiamo l’1 per cento del Pil per fare educazione nelle scuole, per sostenere la famiglia che è in crisi. La povertà è nelle relazioni e nella cultura. Rocco Siffredi? Basta con l’ipocrisia dei pornografi che fanni i moralisti. Non scherziamo: posso rispettare l’uomo, non il suo mestiere”.