Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Giusto il tempo di iniziare e la legislatura mostra già le prime frizioni. Chi deve temere di più Giorgia Meloni per la tenuta del suo governo? I malumori di Silvio Berlusconi non sono forieri di buone notizie. La storia dice di guardare a un alleato che ha già ricoperto – o sta per ricoprire – la carica di premier. E il Cavaliere corrisponde perfettamente all’identikit del premier-killer. Insieme ad altri parlamentari della nuova legislatura.
Il primo giorno della XIX legislatura, giovedì 13 ottobre, a tratti è sembrato l’ultimo. Il paradosso dell’elezione del Presidente del Senato coi voti dell’opposizione ha tinteggiato gialli da fine governo più che da esecutivo non ancora insediato. Proprio sulla tenuta della sua maggioranza, la premier in pectore Giorgia Meloni, ha di che preoccuparsi. Attenzione agli alleati, specie se sono stati a Palazzo Chigi. I precedenti della storia recente mostrano come Giorgia Meloni abbia poco da stare serena.
I precedenti storici
A far cadere i governi in epoca recente sono i Presidenti del Consiglio. Berlusconi corrisponde all’identikit del perfetto assassino; in passato lo è già stato. Così con D’Alema, Dini, Renzi e Conte. Premier mangia premier.
Dall’avvio della Seconda Repubblica, con la XII legislatura nel 1994, l’Italia ha conosciuto 17 esecutivi, guidati da undici differenti premier. Tolti i rimpasti e i governi giunti al termine naturale della legislatura, ci sono state 10 crisi di governo che hanno portato alle dimissioni del Presidente del Consiglio. Di queste ben 6 sono state causate da chi è stato o stava per diventare premier.
Premier mangia premier
Berlusconi, dicevamo, è il principale indiziato a scatenare la crisi. Come ha già fatto in passato. Subito dopo la caduta del suo governo – il primo della Seconda Repubblica, dopo pochi mesi dalle elezioni del 1994, a causa della fuoriuscita dell’alleato leghista Umberto Bossi – si vendicò del suo successore. In pochi più un anno, riuscì a portare in minoranza l’esecutivo di Lamberto Dini nel 1996.
Proprio Dini prosegue la catena dei premier “fratricidi”, ricambiando il favore al suo successore Romano Prodi, ma a distanza di dieci anni. I due esecutivi del Professore sono gli unici due della Seconda Repubblica – prima di Draghi – in cui il governo è stato battuto in aula sulla fiducia. I carnefici sono due alleati che erano o sarebbero a breve diventati premier: Massimo D’Alema nel 1998 e proprio Dini dieci anni dopo.
Giorgia non stare serena
Gli anni recenti hanno conosciuto una congiuntura politica particolarmente instabile. Da Berlusconi a Draghi, l’Italia ha conosciuto otto governi in dieci anni. La colpa è spesso stato di chi è stato premier, o lo sarebbe stato a breve. Così Matteo Renzi ha silurato Letta prima (2014) e Conte dopo (2021) il suo insediamento a Palazzo Chigi. Anche Giuseppe Conte a ricambiato il favore al suo successore, contribuendo alla sfiducia di Mario Draghi lo scorso luglio.
In più della metà dei casi (6 su 10) tra chi ha contribuito alla caduta del governo c’è un ex Presidente del Consiglio. Precedenti che allarmano Giorgia Meloni, insieme a un dato. Nel parlamento appena insediato ci sono cinque ex premier: Berlusconi, Letta, Renzi, Conte e il senatore a vita Mario Monti.