Perché leggere questo articolo? Donald Trump vola nelle primarie repubblicane. E il Ft invita a pensare a un suo ritorno alla Casa Bianca. Un pensiero soprattutto per l’Ue.
“Prepararsi al Trump 2.0”: dopo che The Donald ha battuto nettamente gli avversari repubblicani alle primarie in Iowa e ha staccato Nikki Haley, unica avversaria di peso rimasta in gioco, nella più ostica contesa del New Hampshire la corsa alla nomination conservatrice sembra già indirizzata. E il board editoriale del Financial Times ha preso la palla al balzo percorrendo gli eventi e ponendo nero su bianco la posizione della testata di riferimento della finanza globale. La quale invita decisori politici e di mercato a considerare l’eventualità che Trump possa, a novembre, tornare alla Casa Bianca.
Si prepara il Trump 2.0?
Il Trump 2.0 che prevede il Ft, qualora l’ex Commander in Chief dovesse mantenere le redini della corsa e aggiudicarsi il rematch con Joe Biden, sconfiggendolo a novembre, sarebbe secondo il quotidiano della City di Londra molto diverso dell’eventualità di una continuità del mandato a seguito di una vittoria trumpiana nel voto del 2020. The Donald ora appare molto più radicale e il mondo un posto molto più insicuro in cui le scelte americane risuoneranno con sempre maggior vigore.
C’è la competizione con la Cina; ci sono le guerre senza fine militare possibile di Ucraina e Gaza che perturbano l’ordine mondiale; ci sono le partite della leadership occidentale in temi come la regolamentazione finanziaria e il clima; avanzano sfide sistemiche come quella dei commerci globali. In tutto il mondo, poi, gli Stati Uniti hanno interessi ma appaiono ampiamente indecisi. Joe Biden sentenziava dopo l’insediamento nel 2021: “America is Back”! Tutti i leader occidentali ci hanno creduto – o hanno fatto finta di crederci. Gli Usa hanno preso la palla al balzo dell’Ucraina per consolidare la leadership sull’Europa ma non hanno saputo plasmare un mondo più stabile e più sicuro.
La fragilità di Joe Biden e la fumantina imprevedibilità di Donald Trump potrebbero tornare a cozzare. E al contrario del 2016, quando la sua vittoria contro Hillary Clinton fu una sorpresa non prevista, The Donald potrebbe entrare con maggior probabilità oggi alla Casa Bianca. “Un isolazionista imprevedibile potrebbe benissimo tornare alla Casa Bianca dalla porta principale”, ricorda il Ft. Agli alleati degli Usa il compito di fare i conti: “Il probabile candidato repubblicano ha parlato di ridurre l’impegno militare statunitense all’estero, di porre fine al sostegno all’Ucraina e di ridurre gli impegni statunitensi nella NATO e nella difesa dell’Europa”.
Trump spingerà sull’isolazionismo?
In Europa, in particolare, il timore che emerge è quello di rimanere sedotti e abbandonati. Joe Biden ha parlato con vigore di unità transatlantica, salvo poi spingere per spezzare l’arteria energetica russo-europea, inondare il Vecchio Continente di gas naturale liquefatto e lanciare una vera e propria guerra economica all’Europa con l’Inflation Reduction Act. Trump potrebbe consolidare questa minorità sul terreno più sensibile: la difesa militare.
A tal proposito, la tensione palpabile che emerge in Europa si è resa palese quando il 9 gennaio scorso, il Commissario Europeo all’Industria Thierry Breton ha affermato che nel gennaio 2020, durante il World Economic Forum di Davos , Trump aveva detto a Ursula von der Leyen che “se l’Europa fosse sotto attacco, non verremo mai ad aiutarvi e a sostenervi, ” e che “la Nato è morta, e ce ne andremo, lasceremo la Nato”, riportando inoltre affermazioni secondo cui la Germania doveva all’America 400 miliardi di dollari per la Difesa.
Trump inoltre ha annunciato che se sarà eletto fermerà il “flusso infinito di tesori americani diretto verso l’Ucraina” e chiederà agli europei di rimborsare i costi Stati Uniti il costo della ricostruzione delle proprie scorte militari. Insomma, una postura neo-isolazionista a cui si potranno aggiungere una serie di politiche economiche e commerciali di dura difesa della leadership Usa.
Un monito all’Europa
Ai finanzieri che guidano il sistema economico e agli scalatori più nostalgici della “Montagna incantata” di Davos il Ft lancia un avvertimento. E lo fa parlando del possibile esito elettorale di un’America divisa. Un’America in cui i dolori di una fragile superpotenza si fanno sentire più che mai. L’incedere della globalizzazione di matrice americana ha imposto a buona parte del Paese il faustiano baratto tra progresso politico e incertezza economica (sotto forma di deindustrializzazione di vaste parti del Paese, recesso produttivo, disuguaglianze).
Donald Trump ha scelto nel suo mandato di riassorbire verso l’interno le spinte centrifughe. Joe Biden di scaricare sull’esterno i costi di questa tensione. Questione di immagine, non di sostanza, la comune scelta di essere, inequivocabilmente, America First. Ma un ritorno di Trump, almeno nella narrazione, potrebbe aver effetti dirompenti. E scaricarsi con maggior forza su un’Europa tuttora incerta nella sua scelta ad assumere responsabilità.
Ed è soprattutto al mondo oltre la Manica che il Ft parla: “I funzionari devono pensare, da ora, a cosa fare se l’ordine post-1945 di difesa collettiva statunitense-europea viene indebolito. L’Ue e la Nato dovranno considerare come coordinarsi tra loro, anche con i membri della Nato non appartenenti all’Ue, in particolare il Regno Unito. È difficile vedere la neofita Comunità politica europea, il vasto gruppo di oltre 40 stati formatosi nel 2022, come risposta”. Il Trump 2.0 può essere un avvertimento soprattutto al torpore europeo. Su cui è ora di iniziare a discutere apertamente.