Da un opposto all’altro. Dalla legge Bonafede al ritorno della ex-Cirielli passando per la Cartabia. Sulla prescrizione, dopo il via libera del centro-destra e dell’ex Terzo Polo di Italia viva e Azione, un passaggio da una norma che bloccava a tempo indeterminato il corso dei processi in caso di condanna di primo grado alla presenza della prescrizione in tutti i gradi di giudizio. “In realtà non siamo andati dalla spazzacorrotti alla ex Cirielli – spiega a True-News.it l’avvocato Guido Camera, presidente di Italiastatodidiritto – c’è stata la cosiddetta “prescrizione processuale”. Che era stata voluta dal governo Draghi e dalla ministra Cartabia. Secondo cui, se entro i termini di ragionevole durata del processo, lo Stato non fosse riuscito ad arrivare a una sentenza, veniva meno il processo. Eravamo già in una disciplina dove la prescrizione infinita era stata cancellata. Con effetti già simili alla ex Cirielli”.
Camera: “La riforma del 2019 era demagogica”
Camera si schiera dalla parte della nuova proposta di legge: “E’ un istituto di diritto sostanziale, è anche soggetta al principio di legalità per cui non può applicarsi retroattivamente in senso sfavorevole al vero. Nella mia carriera di avvocato, di cui 18 fatti con le norme precedenti a quelle di Bonafede, ho visto pochi processi prescriversi e sicuramente non per reati più gravi. La riforma del 2019 era demagogica. Dal punto di vista del diritto, non è impedendo la prescrizione che si migliora la qualità della giustizia. E’ ingiusto che, per un problema di inadeguatezza della macchina burocratica, l’imputato debba subire una pena ulteriore rispetto a quella prevista. Non è introducendo una malattia che si cura una patologia“.
Pittalis (Forza Italia): “Abbiamo notato come le cause dell’inefficienza e delle lungaggini del sistema giustizia vengano sempre scaricate sui cittadini”
Plaude, logicamente, al passaggio del testo in Commissione Giustizia, il primo firmatario, Pietro Pittalis di Forza Italia. Che a True-News.it spiega: “Abbiamo notato come le cause dell’inefficienza e delle lungaggini del sistema giustizia vengano sempre scaricate sui cittadini. L’indagato o l’imputato deve subire un calvario giudiziario con una fine del processo mai definita. Si è passati da un sistema di prescrizione sostanziale a uno a doppio binario che, però, non ha risolto i problemi. Anzi, li ha aggravati.
Si torna a un sistema chiaro. Da questo contesto sono escluse tutte le ipotesi legate a reati di organizzazione criminale, mafia, terrorismo, traffico di droghe. E tutti i reati più gravi. Mi pare di rimettere i processi sul giusto binario soprattutto per reati non gravissimi per cui persone attendono anche dieci anni per il giudizio di primo grado. Il decreto Bonafede ha creato ulteriori problemi alla velocità dei processi. Perchè intervenire per rimediare a inefficienze dell’apparato della giustizia, eliminando la prescrizione, è un modo che non possiamo accettare. Si fa ricadere sul cittadino l’incapacità di mettere mano a una riforma che consenta alla giustizia di lavorare correttamente. Con Bonafede, il cittadino poteva rimanere appeso eternamente alla pretesa dello Stato.
Devis Dori (Avs): “Ritengo anzitutto che non sia accettabile che ogni Governo proceda con la “propria” riforma della prescrizione“
Contrari al testo Pd, Cinquestelle e Verdi-sinistra. A True parla l’onorevole Devis Dori: “Il testo sulla prescrizione a prima firma Pittalis (FI), adottato come testo base, ci riporta al regime introdotto dalla legge cosiddetta ‘ex Cirielli’ di berlusconiana memoria. Ritengo anzitutto che non sia accettabile che ogni Governo proceda con la “propria” riforma della prescrizione, perchè ciò provoca caos, e il caos è l’antitesi del garantismo sventaloto da Nordio. Come AVS abbiamo votato contro il testo base. In ogni caso auspico che il testo adottato possa subire modifiche in fase emendativa. Come Avs non ci porremo in senso ideologico rispetto al tema della prescrizione, l’ideologia sui temi di Giustizia ha già fatto sufficienti danni, la prescrizione non va demonizzata in quanto è uno strumento che garantisce il principio costituzionale della ragionevole durata dei processi, pertanto va trovato un equilibro. La verità è che se i processi avessero effettivamente una ragionevole durata, della prescrizione nemmeno si parlerebbe. Invece noi ci troviamo nel paradosso di avere processi lunghi, che diventano essi stessi una condanna, e poi mandare il reato in prescrizione”.