Perché leggere questo articolo? Bassirou Diomaye Faye è il nuovo presidente del Senegal. Un candidato di rottura rispetto alla storia del Paese, sia per indirizzo politico che per età. È infatti tra i più giovani governatori africani e internazionali. In controtendenza rispetto ai maggiori leader del mondo, che invece sono sempre più vecchi.
Il Senegal ha un nuovo presidente. Dalla prigione al governo, il 44enne Bassirou Diomaye Faye ha dominato le presidenziali, presentandosi come una “scelta di rottura” rispetto al passato. Candidato anti-sistema, Faye è stato scarcerato esattamente 10 giorni prima della vittoria grazie a un’amnistia. Lo scorso aprile infatti è stato arrestato per aver “attentato alla sicurezza nazionale” con un post su Facebook in cui accusava le autorità di calpestare la giustizia. Laureato in giurisprudenza e specializzato in pubblica amministrazione, musulmano praticante, il neoeletto presidente senegalese è portatore di un “panafricanismo di sinistra” dalle forti tinte sovraniste. Ma è anche il più giovane governatore della storia del suo Paese. In controtendenza rispetto alla maggioranza dei leader del mondo, che invece sono sempre più anziani.
Il mondo in mano ai vecchi
“Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Guccini. Giudizi estetici a parte, lo stesso non si può dire dei leader che governano il mondo. Le elezioni presidenziali Usa del 2024 ne sono un esempio, con Joe Biden, 81 anni, e Donald Trump, 77 anni, pronti a sfidarsi. Solo un decennio fa, con l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca a soli 47 anni, l’India era l’unico Paese con leader ultra 70enni. Oggi, invece, sono diventati otto.
Tre le cause del progressivo invecchiamento globale dei governanti c’è il rafforzamento dei dittatori, che rimangono al potere molto più a lungo. Putin infatti è diventato presidente per la prima volta a 47 anni, ma guida la Russia da oltre 25 anni. Nel 2022, anche il cinese Xi Jinping ha infranto le convenzioni diventando presidente per la terza volta all’età di 69 anni. Nei paesi democratici, invece, le barriere all’accesso al potere sono aumentate, così come le risorse necessarie per condurre una campagna elettorale vincente, favorendo i politici più anziani e navigati.
Leader anziani, l’Europa in controtendenza
Non sembra, invece, esserci una correlazione diretta tra l’età della popolazione e quella dei governanti. L’Africa, il continente più giovane del mondo, ospita alcuni dei leader più anziani. L’età media della popolazione è 19 anni, eppure ben sette Stati al suo interno sono governati da over 70. Il nuovo presidente del Senegal, Faye, si conferma eccezione dunque. Che più si allinea con le tendenze anagrafiche dei governatori del “Vecchio Continente”, dove invece l’età media è di 44,5 anni ed è in continua crescita. In Europa infatti ben quattordici leader hanno meno di 50 anni. Emmanuel Macron, ad esempio, è diventato il presidente di Francia all’età di 39 anni e quest’anno ha nominato primo ministro il 34enne Gabriel Attal. Ma nella lista dei più giovani c’è anche Giorgia Meloni, diventata Presidente del Consiglio a 45 anni e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, 46enne.
Secondo il saggio Prime Ministers in Europe: Changing Career Experiences and Profiles di Jan Berz, professore di scienze politiche al Trinity College di Dublino, il ringiovanimento dei governatori europei è alimentato dal declino dei partiti tradizionali. Si tende preferire candidati con personalità carismatiche e riconoscimento pubblico, anziché una vasta esperienza politica. Permettendo anche a politici inesperti di accedere a posizioni dirigenziali di alto livello in giovane età. Inoltre, la televisione e i social media hanno dato un maggior potere ai singoli politici, concentrandosi sulla loro personalità individuale. E favorendo quelli più giovani con le migliori abilità comunicative.