Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’ex diplomatica Elena Basile ha attaccato duramente Liliana Segre, rea a suo dire di dedicare il proprio pensiero solo ai bambini ebrei e non ai palestinesi: “C’è questa atroce tendenza di mettere assieme fatti e circostanze che nulla hanno a che vedere con l’olocausto. Ma sono due questioni completamente differenti”, spiega a True-News una fonte della comunità ebraica di Roma. Basile ha chiesto scusa per le affermazioni. La famiglia della senatrice minaccia querele
Non sono destinate a placarsi nel breve termine le polemiche relative alle parole pronunciate dall’ex diplomatica, Elena Basile, nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre. La querelle appare come un’onda lunga delle polemiche ruotanti attorno il giorno della memoria, celebrato come ogni anni il 27 gennaio. Lo scoppio della guerra a Gaza ha reso più teso del solito il clima nel giorno in cui si ricorda l’olocausto.
In molti hanno infatti voluto mettere in relazione la persecuzione subita dagli ebrei ad opera del nazifascismo con l’attualità. E, in particolare, non sono state poche le associazioni e i gruppi che hanno sottolineato l’importanza di ricordare anche le vittime del conflitto in corso tra Israele e i miliziani di Hamas. Pochi giorni fa a rincarare la dose è stata per l’appunto Elena Basile, secondo cui la senatrice Segre appare concentrata unicamente sulle vicende dei bambini ebrei, trascurando invece altre gravi situazioni. Da parte della famiglia della senatrice a vita adesso si parla della possibilità di querela contro l’ex diplomatica. Con quest’ultima che nelle ultime ore si è scusata: “Sono stata tratta in inganno da un’intervista letta troppo superficialmente”.
Le parole di Elena Basile
Tutto è partito lo scorso 31 gennaio, quando Elena Basile ha pubblicato sul proprio canale Facebook un video di commento ad alcune parole pronunciate da Liliana Segre. La senatrice infatti, impegnata nel giorno della memoria nel ricordo degli ebrei deportati nei campi di concentramento, in un’intervista ha parlato anche del suo pensiero rivolto ai bambini ebrei massacrati in occasione dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso.
“Cara signora Segre – ha esordito nel suo video Elena Basile – lei dice di non voler più dormire pensando ai bambini ebrei uccisi il 7 ottobre. Ci racconta di come la sua memoria sia tormentata, non solo nel giorno della memoria me per tutti i 365 giorni da quello che ha vissuto nei campi di concentramento. Ma cara signora, possibile che lei sia tormentata solo dal pensiero dei bambini ebrei? I bambini palestinesi non la toccano?”.
Memoria a senso unico, l’accusa di Basile a Segre
L’accusa lanciata da Basile quindi verte sul fatto che la senatrice Segre sia concentrata unicamente alle sorti di una parte, trascurando invece le sofferenze patite dalle famiglie palestinesi. Una critica quindi molto dura, con la quale l’ex ambasciatrice sembra voler attribuire alla senatrice a vita una memoria a senso unico e noncurante dei drammi vissuti da altri popoli. L’accusa ha suscitato maggiore clamore in quanto inserita nel contesto della guerra tra Israele e i palestinesi di Hamas, in corso per l’appunto da ottobre.
“Com’è possibile che la realtà che si sta sviluppando davanti i suoi occhi – ha proseguito Elena Basile – non la colpisca? Da ebrea che ha vissuto nei campi di concentramento lei dovrebbe sentire il dolore di tutti gli oppressi e, in particolare ora, del popolo palestinese”. Nel video inoltre, l’ex diplomatica ha parlato di quello che era l’atteggiamento dei nazisti nei confronti dei bambini tedeschi: “Anche i tedeschi erano molto buoni con i bambini nazisti – si legge nelle dichiarazioni – lei vuole imitarli?”
“Due questioni completamente diverse”
“La storia di Liliana Segre non ha bisogno di presentazione e, al tempo stesso, le parole della Basile si commentano da sé”: è questo il primo commento rilasciato su True-News da un esponente della comunità ebraica di Roma. In seno alla comunità le critiche rivolte alla senatrice a vita suscitano sempre indignazione. Del resto proprio la Segre è da anni una delle personalità pubbliche più impegnate nel ricordo dell’olocausto e degli errori patiti durante il periodo delle leggi razziali e della seconda guerra mondiale.
Sopravvissuta ai campi di prigionia, a partire soprattutto dagli anni ’90 Liliana Segre è impegnata nel raccontare la propria storia personale e nel ricordare quanto accaduto con la Shoah: “Ripeto, tutti conoscono e riconoscono l’integrità intellettuale e la storia della senatrice – ha proseguito la fonte contattata da TrueNews – questo rende le parole della diplomatica Basile del tutto fuori luogo”.
“C’è questa atroce tendenza – ha poi aggiunto l’esponente della comunità ebraica capitolina – di mettere assieme fatti e circostanze che nulla hanno a che vedere con l’olocausto. Ricordare quanto accaduto 80 anni fa è doveroso sempre, senza sé e senza ma. E quindi senza unire la questione con la più stretta attualità”.
Una larga fetta della comunità ebraica romana, stando anche alle dichiarazioni raccolte sulla stampa in questi giorni, tende a distinguere il mero ricordo della Shoah con i fatti di oggi: “Sono due fatti completamente diversi – ha proseguito la fonte da noi contattata – due circostanze molto diverse. Inoltre, e questo credo la stessa Segre lo abbia ribadito più volte, ricordare l’olocausto non significa dimenticare tutto il resto”.
La reazione della famiglia Segre
Fin qui gli umori della comunità capitolina, la cui condanna delle parole di Elena Basile sembra passare da un più generale rincrescimento per aver messo, nell’ambito della stessa discussione, l’olocausto con l’attuale crisi umanitaria in corso a Gaza. Ma nelle ultime ore le reazioni sono arrivate in senso più specifico dalla stessa famiglia Segre.
“Segre – si legge in una nota dell’entourage della senatrice – ha dato incarico al suo penalista di fiducia, l’avvocato Vincenzo Saponara di Milano, di procedere a norma di legge nei suoi confronti”. A spiegare il perché della possibile querela è stato il figlio della senatrice a vita, Luciano Belli Paci: “Ho voluto scrivere alla Basile, le ho mandato una mail – ha dichiarato – facendole osservare che aveva detto una cosa completamente falsa. Mia madre ha ripetuto sempre che lei non fa distinzioni, che le fanno una pena infinita i bambini di tutte le nazionalità, di tutte le fedi, quelli israeliani e quelli palestinesi. Quindi quello che ha detto Basile è una cosa totalmente falsa”.
“Mia madre già nei giorni scorsi – ha proseguito Belli Paci – aveva detto che era per lei un periodo di terribile abbattimento per questa situazione generale. Francamente essere insultata sanguinosamente da un personaggio che si dovrebbe presumere di una certa cultura, come la Basile, ed essere accostata addirittura ai nazisti, perché i nazisti, dice la Basile, avevano cura solo per i propri bambini e mia madre farebbe la stessa cosa, ebbene supera i limiti di qualunque possibilità di tolleranza e decenza. Siamo al di là del bene e del male”.
Il tentativo di marcia indietro di Elena Basile
La questione potrebbe quindi assumere anche una valenza giudiziaria. Nel frattempo, la stessa Elena Basile ha fatto marcia indietro parlando di dichiarazioni viziate da fraintendimenti: “Sono molto spiacente di questo atroce malinteso. Sono stata tratta in inganno da un’intervista, letta forse superficialmente – ha dichiarato l’ex ambasciatrice a Il Fatto Quotidiano – nella quale il giornalista attribuiva dichiarazioni unilaterali alla senatrice Segre”.
“Non mi importa della querela che credo non abbia basi giuridiche – ha poi aggiunto Basile – Mi allarma avere ferito con un paragone inappropriato, la senatrice per la quale ho sempre avuto stima per la sua opera di testimonianza dell’esperienza atroce che ha vissuto. Sarei sconvolta al pensiero di averle arrecato dolore”.