Perché potrebbe interessarti questo articolo? La nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, può cambiare i vertici dei gruppi di Camera e Senato. Ecco le strategie e i rumors provenienti dal Parlamento, tra scelte già annunciate e possibili sorprese.
Finite le primarie, per Schlein è il momento della ripartizione degli incarichi. E i più ghiotti sono quelli dei capigruppo alla Camera e al Senato, mentre resta più marginale la carica di presidente del partito, perché priva di funzioni operative. La nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, si trova di fronte al primo bivio del suo percorso da leader: individuare i presidenti dei deputati e dei senatori dem, posizioni in cui attualmente ci sono Debora Serracchiani e Simona Malpezzi per volere di Enrico Letta.
A Palazzo Madama la partita sembra chiusa: salvo rinunce personali, Francesco Boccia sarà chiamato a ricoprire il ruolo, ricevendo così il premio per aver coordinato la mozione vincente al congresso del Pd. L’ipotesi della promozione di Anna Rossomando, già in passato indicata come possibile capogruppo, è destinata a essere archiviata. Molto più vivace, invece, la sfida per Montecitorio.
Schlein, la scelta dei capogruppo Pd alla Camera: chi è favorito
I rumors danno ora in vantaggio Chiara Braga, 43 anni, con una lunga esperienza alle spalle, avendo appena iniziato la sua quarta legislatura. “Dalla sua parte», spiegano a True-news.it, “ha il vantaggio di essere legata alla corrente di Dario Franceschini”. L’ex ministro della Cultura non chiederà nulla per sé, anche perché sarebbe deleterio per il nuovo corso, che ha benedetto seguendo lontano dai riflettori il congresso. Un problema per Braga, invece, qual è? “Diciamo che è poco frizzante, non è travolgente”, dice un deputato, che al congresso ha sostenuto Stefano Bonaccini e che non sembra molto convinto dell’ipotesi di Braga capogruppo.
Nelle ultime ore, comunque, la parlamentare comasca è stata molto presente in Transatlantico, impegnata a conversare con lo staff di Schlein e in particolare il deputato Marco Furfaro, numero due di fatto della segretaria nonostante manchi l’ufficializzazione di un suo ruolo.
Schlein, l’opzione Gribaudo
L’alternativa a Braga è invece Chiara Gribaudo, piemontese classe ’81, alla terza esperienza alla Camera. Attiva sui temi del lavoro e del precariato, ha condotto una campagna di comunicazione molto battagliera a sostegno di Schlein, avendola fin dall’inizio scelta come sua candidata. A suo sfavore depone il fatto «di non avere sponsor alle spalle». Prima era molto vicina all’area di Matteo Orfini, che però ha puntato su Bonaccini. Quindi Gribaudo ora balla da sola, seppure con una roccaforte elettorale importante in Piemonte. “Sarebbe sicuramente una guida più tosta, forse in linea con la strategia che ha in mente la nuova segretari”», si mormora nel partito.
È tramontata l’idea di promuovere Michela Di Biase a capogruppo. La diretta interessata si è tirata fuori, spiegando che alla prima esperienza in Parlamento è un passo prematuro.
Niente uomini capogruppo a Montecitorio
Ci sarebbe un altro nome caldo, il vicesegretario uscente Peppe Provenzano. Che però è penalizzato dal fatto di essere uomo: una segretaria femminista che piazza due uomini come capigruppo al posto di due donne sarebbe un’operazione anomala. Nelle ultime ore, tuttavia, si vocifera di un contatto stabilito tra Schlein e Serracchiani. Le due hanno scambiato qualche parola anche in Transatlantico, con reciproci sorrisi. Difficile che scatti l’opzione conferma, benché non sia più «letteralmente impossibile», come era stato detto lunedì pomeriggio, dopo aver acquisito il risultato delle primarie.
Di certo il tempo non manca per assumere una decisione: l’insediamento ufficiale di Schlein è datato 12 marzo, con la ratifica all’assemblea del partito. «Solo che», come si apprende da fonti interne, “lei non è la tipa che si fa logorare dall’attesa”. Insomma, fino a quella data avrà già le idee chiare.