Proteste Israele, Netanyahu traballa: si parla di sospensione della riforma della giustizia. Sempre più alta la tensione nel paese, oltre 630mila persone in piazza. Licenziato il Ministro Gallant, ma il premier potrebbe cedere: parlerà alla nazione in mattinata.
Proteste Israele, Netanyahu valuta di sospendere la riforma della giustizia
Dodici settimane consecutive di manifestazioni e, nelle ultime ore, oltre 630mila persone in piazza. Continuano senza sosta le proteste in Israele contro la riforma della giustizia, considerata un pericolo per la democrazia del paese. Se entrasse in vigore, infatti, molti dei poteri della Corte Suprema finirebbero in mano al governo, creando un preoccupante sbilanciamento di potere. Il premier Benjamin Netanyahu pare ormai alle strette. Dopo il licenziamento del Ministro della Difesa Yoav Gallant, che chiedeva a gran voce lo stop della riforma, le manifestazioni si sono fatte ancora più feroci.
“Il premier può licenziare il ministro, ma non può licenziare la realtà del popolo di Israele che resiste alla follia della maggioranza.” -ha affermato il leader dell’opposizione Yair Lapid– “Netanyahu è un pericolo per lo Stato di Israele“. Anche il Presidente di Israele Isaac Herzog ha chiesto al Primo Ministro di sospendere l’iter. Persino uno dei suoi legali, Boaz Ben Tzur, avrebbe minacciato di non rappresentarlo più in tribunale proprio a causa della riforma. Pare ormai sempre più probabile, secondo alcune fonti vicine al premier, che Netanyahu ceda e decida di fermare tutto. In mattinata il Primo Ministro si rivolgerà alla nazione, in un discorso che, con ogni probabilità, confermerà questa decisione.
Governo diviso, l’estrema destra minaccia di far cadere il governo
Nel caso in cui Netanyahu scegliesse di sospendere la riforma, la sua leadership potrebbe essere messa in discussione da parte del suo governo. In prima fila c’è Itamar Ben Gvir, a capo del partito di estrema destra Potenza Ebraica e Ministro per la Sicurezza Nazionale. Ben Gvir avrebbe minacciato di far cadere il governo nel caso in cui Netanyahu ordinasse lo stop alla riforma. Il Ministro ritiene che una decisione di questo tipo sarebbe “una resa di fronte alle violenze nelle strade”.
Ciononostante, molti Ministri hanno invece dichiarato che rimarranno al fianco di Netanyahu in caso di stop dell’iter. Tra questi ci sono Miki Zohar, Ministro della Cultura e dello Sport, Amichai Chikli, Ministro per l’Uguaglianza Sociale, e Nir Barkat, Ministro per l’Economia. “Lo Stato di Israele è al di sopra di tutto.” -ha affermato Barkat- “La riforma è necessaria e la faremo, ma non a costo di una guerra fratricida”.