Perché leggere questo articolo? In vista delle elezioni europee di giugno, Matteo Salvini continua a promettere la restaurazione delle province. Nonostante le tante dichiarazioni degli ultimi mesi, la legge Delrio del 2014 continua ad essere efficace e posiziona le province in un limbo che ormai non piace a nessuno. Infatti, a dieci anni dall’entrata in vigore della legge, le province sembrano nuovamente interessare a tutti, da destra a sinistra.
“Mi chiedono di reintrodurre le province. Io ne sono straconvinto. Le Province servono per scuole e strade ed è una battaglia che spero di portare al successo”. Queste le promesse di Matteo Salvini degli ultimi mesi. Ma in vista delle europee di giugno niente è ancora cambiato. Le province continuano ad essere come morte, nonostante le pressioni della Lega di restaurarle da quando la Legge Delrio del 2014 le aveva depotenziate.
L’entrata in vigore della legge Delrio
Il 7 aprile 2014 è entrata in vigore la legge Delrio che ha portato una serie di conseguenze soprattutto in ambito provinciale. Oltre ad aver introdotto le città metropolitane, ha ridefinito il sistema delle province. Per quanto riguarda il loro riordino, per esse è previsto un assetto ordinamentale analogo a quello della città metropolitana. Sono quindi organi della provincia il presidente della provincia (che però è organo elettivo di secondo grado), il consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci. La legge Delrio ha ridimensionato gli enti provinciali. Ha tolto loro importanza e potere e ha cambiato i loro rapporti con le Regioni. La differenza che è stata più percepita dalla popolazione è però il fatto che sono sparite le elezioni provinciali. Infatti oggi il presidente della provincia non si elegge più direttamente ma solo con il voto dei sindaci e dei consiglieri provinciali.
Una legge pensata come passaggio intermedio
Uno dei problemi che ha mostrato la legge Delrio è che era una legge pensata come passaggio intermedio. La legge infatti era stata creata in attesa di quella che sarebbe dovuta essere l’abolizione totale delle province a seguito del referendum del 2016 voluto da Matteo Renzi. La consultazione ha dato un esito contrario rispetto alle volontà dell’ex presidente del consiglio. Quindi le province sono rimaste il risultato disarmonico di una riforma rimasta incompiuta.
L’attuale interesse bipartisan sulle province
Passato un decennio da questa riforma, dopo un momento in cui nessuno sembrava interessarsi della questione province, sta tornando in auge l’argomento. Il ripristino delle province da qualche anno raccoglie consensi da sinistra a destra. In particolar modo è la Lega a premere sul ripristino e sull’abolizione della legge Delrio. Ma non solo. Nel 2023 sono arrivati diversi disegni di legge che, oltre ad essere firmati da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, portano la firma anche del Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva.
Province, le promesse non mantenute della Lega
La Lega si è sempre fatta promotrice di un ritorno delle province. “Bisogna tornare all’elezione diretta, con le competenze, la scelta diretta dei cittadini e i soldi perché altrimenti strade provinciali e scuole superiori senza soldi e senza personale non hanno manutenzione”. Questa è solo una delle tante affermazioni recenti del Ministro delle Infrastrutture sull’argomento. Insieme a lui, altri importanti esponenti del partito si sono schierati a favore dell’abolizione della legge Delrio. Uno tra tanti, il presidente della regione Veneto Luca Zaia che ha parlato della necessità delle province. “Ci serve un’area cuscinetto tra Regioni e Comuni”, ha riferito. Anche l’attuale ministro per gli affari regionali, Roberto Calderoli, ha parlato di ripristino delle province con “elezione diretta per presidenti e consigli”.
Province, le promesse elettorali pre-europee
Nonostante tutte queste dichiarazioni e promesse elettorali pre-europee, nessuna modifica della legge Delrio è in arrivo. L’attenzione riguardo le province da parte degli esponenti del Carroccio si ferma alle affermazioni durante i comizi. Decine sono state infatti le dichiarazioni di Salvini solo negli ultimi mesi. Continua quindi la maledizione di Delrio. Le province continuano a trovarsi in quel limbo sancito dalla legge del 2014 che ormai trova riscontri negativi da diversi partiti ma che nessuno osa veramente modificare.