L’uscita del Movimento Cinque Stelle dalla giunta di Michele Emiliano in Puglia è l’ultimo scacco di Giuseppe Conte al Partito Democratico ed Elly Schlein. Un Pd che subisce molto l’attenzione del Movimento Cinque Stelle, che con l’ex premier al timone “punge” su più fronti i dem, li spinge a conformarsi alle sue narrative, guadagna posizioni politiche salvo poi lasciare il Nazareno col cerino in mano di fronte alle sfide più critiche.
Lo strappo di Conte in Puglia
Il foggiano Conte nella sua Puglia ha giocato con sagacia e tempismo. L’annuncio dell’addio dei tre esponenti di punta del Movimento in Puglia, Rosa Barone, assessore al Welfare, Grazia di Bari, consigliera con la delega alla Cultura e Cristian Casili, vicepresidente del Consiglio regionale, avviene con tempismo perfetto dopo lo sganciamento dal Pd in seguito al caso-Bari che ha terremotato il comune guidato da Antonio Decaro.
Lo scacco del Movimento Cinque Stelle ai dem
In sostanza il Pd e Elly Schlein si ritrovano spiazzati su più fronti: hanno bisogno del Movimento Cinque Stelle a livello nazionale, ne devono inseguire l’agenda, ne subiscono l’attivismo su temi etici, giudiziari e morali in contesti dove il Movimento torna alle origini. Ovvero all’attività di contestazione e alla “purezza” ideologica rinfrancata dal ritorno all’opposizione a livello nazionale. La coalizione progressista s’ha da fare per non lasciare il Paese al centrodestra? Conte la appoggia ma cum grano salis. I voti, per ora, sono ancora maggiori in casa dem rispetto che in casa M5S. La scommessa di Conte è invertire presto la rotta.
Nel frattempo, Schlein subisce su tanti fronti l’attivismo pentastellato. Di recente, in Unione Europea, il Pd ha adottato la linea M5S di votare contro i regolamenti sui migranti, dissociandosi dallo stesso gruppo socialista. Sull’Ucraina prende piede in casa dem la linea pacifista alla Conte, tanto che Schlein pensa di candidare una figura vicina all’ex premier come Marco Tarquinio. Inutile aggiungere che su salario minimo e ritorno del reddito di cittadinanza le parole del Pd siano, niente più niente meno, la fotocopia dei vecchi proclami pentastellati. E che dire del fatto che i dem facciano quadrato attorno a Conte nel difendere la controversa esperienza del Superbonus, approvato nel 2020 dal governo M5S-Pd?
Conte fagociterà Pd e Schlein?
Eletta Schlein segretaria, nel febbraio 2023, il Domani prefigurò la prospettiva di un Pd pronto a drenare temi e consensi a Conte e al Movimento Cinque Stelle. Così non è stato. Anzi, a ben vedere, nel gioco della politica il “non partito” guidato da colui che è diventato prima presidente del Consiglio e poi politico sta avendo la meglio, su molti fronti, sul partito strutturato la cui leadership fatica a prendergli le misure.
Si prenda ad esempio le Regionali. Conte ha fatto sua la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, ma si è defilato dalla sconfitta di Luciano D’Amico in Abruzzo. Rompendo poi il patto coi dem in Piemonte, dove Alberto Cirio parte favorito. Nel frattempo, a livello nazionale è il Movimento Cinque Stelle a fare maggior battage contro Giorgia Meloni. Salvo poi non disdegnare di stringere le mani alla destra su temi come le nomine Rai.
Il tema della sintesi
Insomma, Conte politicamente sta in questa fase dando le carte a Schlein. Cavalcando temi di sinistra come l’ambientalismo, il pacifismo, il sostegno al welfare, pescando nel bacino elettorale dei cattolici democratici, dei progressisti radicali che malsopportano il riformismo di parte della classe dirigente dem, dell’elettorato giovanile la nicchia degli ex grillini è chiara. Resta, sempre, il tema della sintesi politica. Che il Pd ha spesso arrogato a sé. Salvo trovarsi di fronte a cortocircuiti di varia entità come il caso Puglia conferma. Conte non si fa problemi, in questi casi, a mettere all’angolo gli “alleati”. Ricordando il peso del suo sostegno a un progetto comune. E sottolineando che il vantaggio, temporaneo, nei sondaggi del Pd non è da ritenere una situazione destinata a perdurare immutabile.