Sono nascoste, ma fino ad un certo punto. Ci sono, ma non ci sono. Di sicuro incidono in maniera pesante sulla partita per il Quirinale. Partita che, essendo politica, vive appunto su considerazioni politiche. Questo per dirvi che quando sentite «per il bene del Paese» sappiate che vi stanno prendendo per i fondelli.
Battaglie politiche, quindi. E quando si parla di questo sono due le cose da tenere conto: il potere del leader o segretario di partito e la «poltrona».
Quirinale, Salvini e la sfida dei sondaggi con la Meloni
Salvini, ad esempio, sta cercando un ruolo di primo piano nell’ambito del centrodestra, superando così Giorgia Meloni e cercando di recuperare anche nei sondaggi. Ovvio che se non dovesse portare a casa la vittoria (cioè, se alla fine al Quirinale ci andasse Draghi o Mattarella o un uomo di centrosinistra, Casini compreso) sarebbe un colpo forse decisivo alla sua forza politica.
Presidente della Repubblica, le due anime di Forza Italia
Non pensate che in Forza Italia le cose siano tranquille; dopo il passo indietro di Berlusconi ed i successivi ricoveri al San Raffaele le due anime del partito si stanno facendo sentire. Ovviamente con uno sguardo al domani. E così l’anima salviniana va per una strada, mentre gli anti leghisti (Brunetta, Gelmini e soprattutto Gianni Letta) proseguono nella guerra al cerchio magico. Va detto però che un’eventuale discesa nell’arena del nome di Elisabetta Maria Alberti Casellati (molto vicina al partito) potrebbe portare ad una pacificazione.
Elezioni: il Pd viaggia a vista, Renzi attendista
Se il centrodestra soffre, a sinistra forse si va anche peggio. Renzi attende di poter risultare determinante e diffidate di lui quando dice di non esserlo (al punto che tutti stanno molto attenti a capire cosa voglia fare). Il Pd viaggia a vista. Letta prova a testare la solidità del centrodestra ma al suo interno le voci delle correnti cominciano a farsi sentire. Ma i più frastagliati sono quelli del Movimento 5 Stelle.
L’obiettivo dei Cinque Stelle? Evitare il voto anticipato
I grillini hanno un obiettivo ed un solo. E non ha nulla a che fare con il Quirinale: evitare a qualsiasi costo il voto anticipato.
Così lanciano ami verso il centrodestra alla ricerca di un appiglio con frasi bisbigliate in Transatlantico del tipo: «Diglielo a Matteo che io ci sono…». Il discorso è molto semplice: «Noi votiamo quello che volete voi, basta che Draghi resti a Palazzo Chigi e non si vada ad elezioni anticipate».
Tutti sanno infatti che il 70% degli attuali parlamentari pentastellati in caso di ritorno al voto non sarebbe mai e poi mai rieletto. Bisogna quindi restare aggrappati alla poltrona fino alla naturale scadenza tra un anno e qualche mese.
Ed è questa la vera paura di tutti i leader, di ogni singolo partito. Vedere cosa succederà nel segreto dell’urna dove, come insegna il passato nemmeno troppo lontano, le indicazioni dei segretari vanno a farsi friggere.
L’elezione del presidente della Repubblica è una battaglia politica, con le regole della politica, con gli obiettivi politici e, ovviamente, tutte le sue paure (di perdere).