Quirinale, i rumors che arrivano dalla Capitale dicono che per Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica è fatta. La quadra sarebbe stata trovata. E alla fine tutto dovrebbe andare come (e dove) doveva andare.
Draghi al Quirinale, Matteo Salvini si è deciso
Anche le ultime resistenze (leggi Matteo Salvini) sarebbero cadute nella notte appena passata quando era chiaro ad ogni leader di partito che non c’era una maggioranza e non c’era un segretario, Giorgia Meloni e Matteo Renzi a parte, in grado di controllare il voto dei propri grandi elettori.
Mario Draghi al Colle, Movimento Cinque Stelle teme crisi di governo
La quadra, ovviamente, porta Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Con il benestare di tutti (o quasi, molti nel M5S temono la crisi di governo e le elezioni anticipate), soprattutto dell’Europa da cui in queste ore sarebbero arrivate forti pressioni in questo senso.
Giuseppe Conte non controlla il Movimento: in 100 pronti a votare Draghi
In particolare l’ex premier Giuseppe Conte non controlla il gruppo del Movimento Cinque Stelle e ci sarebbero un centinaio di grillini pronti a seguire le indicazioni di Luigi Di Maio contro il leader e contro Beppe Grillo che ieri ha telefonato in diretta al Tg La7 di Enrico Mentana. Da qui a caduta l’accordo su Draghi.
Matteo Salvini, la frase: “Domani giornata buona”
Non sembra un caso che il leader del Carroccio ed ex ministro dell’Interno abbia dato alle agenzie pochi minuti prima delle 18 la frase “continuo a essere ottimista e fiducioso per natura e confido che domani sia la giornata buona” dopo aver spiegato per quale ragione abbia rispedito al mittente la proposta del segretario del Pd, Enrico Letta, di chiudersi in conclave. “Se io mi fossi chiuso in conclave con Letta non avrei incontrato alcune persone di cui ragionerò con Letta. Mi chiudo in una stanza quando ho delle proposte” ha risposto Salvini ai giornalisti aggiungendo che “non mi chiudo in una stanza a litigare, tendenzialmente se propongo qualcuno per fare il presidente della Repubblica questo qualcuno dovrebbe essere d accordo, è importante l’accordo del candidato con la carica a cui è candidato”
Governo, corsa a due per Palazzo Chigi: Daniele Franco o Giancarlo Giorgetti
C’è solo un’altra cosa da sistemare, non da poco: il prossimo governo. E non solo per il nome di chi lo guiderà. I più papabili sono Daniele Franco, attuale ministro dell’economia, uomo fidatissimo di Draghi, che nelle ultime 24 ore si è mostrato agli italiani con volto e toni rassicuranti per parlare non della Presidenza della Repubblica ma di bollette e caro energia. Oppure Giancarlo Giorgetti con la Lega che così potrebbe uscirne non del tutto scornata da questa partita per il Quirinale).
Quarta votazione, il film della giornata
Questi le voci che insistono con prepotenza da Roma e dal Transatlantico nell’ennesima giornata di lavori che ha visto l’Aula di Montecitorio cimentarsi con la quarta votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali per eleggere il Presidente della Repubblica. Al banco della presidenza di Camera e Senato Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati hanno dovuto registrare la quarta “fumata nera”: gli astenuti sono stati 441 mentre le schede bianche sono scese a 261 rispetto ai giorni. L’attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella è salito invece dai 125 voti di ieri a quota 166. Nino di Matteo, candidato da Alternativa c’è e dagli ex M5s al posto del giurista Paolo Maddalena, ottiene 56 voti. Otto voti per Luigi Manconi, 6 vanno alla ministra Marta Cartabia, 5 al premier Mario Draghi, 4 a Giuliano Amato, 3 a Pier Ferdinando Casini e 2 a Elisabetta Belloni. Le nulle sono state 5, i voti dispersi 20. In tutto i presenti sono stati 981, 540 i votanti. Il quorum da oggi è sceso a quota 505.
Da quanto si racconta venerdì 28 gennaio può essere la giornata di Mario Draghi.