Il (non) gruppo più polimorfo, impossibile da incasellare e imprevedibile sarà decisivo per l’elezione del presidente della Repubblica? Il centrodestra ci spera, e in quest’ottica guarda con attenzione non solo ai deputati e ai senatori di Italia Viva, sempre più vicina alla coalizione a trazione Lega-Fratelli d’Italia-Forza Italia ma anche ai voti che potrà raccogliere sulla strada nel Gruppo Misto per toccare, dalla quarta votazione, il magic number: 505 Grandi Elettori, la soglia di voti che garantisce a un candidato l’ascesa al Quirinale al quarto scrutinio.
La “scalata” al Colle più alto
Per scalare il colle più alto della Repubblica servono capitani, scudieri e gregari, onesti pedalatori che rappresentano la massa di manovra nel nucleo dei Grandi Elettori; ma nel plotone del Gruppo Misto agli ex capitani e ai vecchi corridori di lungo corso si somma una massa imprevedibile di scattanti, corridori della domenica nel “Giro d’Italia” della partita per il Colle, fuggiaschi dai gruppi principali. O autentici “cacciatori di tappa” desiderosi di allearsi con l’uno o l’altro schieramento al mutare delle circostanze.
Il Gruppo Misto, in una XVIII Legislatura che ha visto già oltre 200 cambi di casacca tra i Parlamentari, conta ad oggi 66 membri alla Camera e 47 al Senato. Quanti di questi possono aiutare Silvio Berlusconi o chiunque il centrodestra deciderà di votare per raggiungere quota 505?
Gruppo Misto: i voti che il centrodestra ha già blindato
Partiamo dai voti che possiamo dare per più probabili. Alla Camera nel Misto siede uno dei deus ex machina della partita con cui Berlusconi punta a avvicinarsi al Colle: Vittorio Sgarbi. Eletto nelle liste di Forza Italia a Montecitorio nel 2018 il 69enne critico d’arte e leader di Rinascimento è oggigiorno perennemente al fianco del Cavaliere nelle telefonate agli indecisi di tutti gli schieramenti; volto più noto e mediatico del Misto, Sgarbi fa parte della componente Noi con l’Italia-USEI-Rinascimento del Misto che è forte di cinque componenti: oltre al politico ferrarese, ne sono membri l’onorevole di Noi con l’Italia Alessandro Colucci, candidato ed eletto dal centrodestra nel collegio uninominale di Palazzolo sull’Oglio alla Camera dei deputati in un vero e proprio feudo leghista, l’ex ministro e presidente del partito di Colucci Maurizio Lupi, tra i leader del centrodestra milanese, l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, loro compagno di partito e l’83enne Eugenio Sangregorio, dal 2006 animatore dell’Unione Sudamericana Emigrati Italiani. I cinque politici in questione, esponenti del classico schema di alleanze centriste della coalizione storicamente a guida berlusconiana, potrebbero comodamente sostenere un candidato di espressione forzista o lo stesso Cavaliere. Meno garantito ma possibile è il supporto dei tre membri del Sudtirol Volkspartei, alleato di Forza Italia nel Partito Popolare Europeo e della Lega nella regione Trentino-Alto Adige, della componente Minoranze Linguistiche: parliamo di storici volti dei popolari altoatesini come Renate Gebhard, Albrecht Plangger e Manfred Schullian.
La signora Mastella non telefona come Sgarbi ma “consiglia” Berlusconi
Al Senato l’equivalente della componente di Sgarbi vede nove membri nel Gruppo Misto riferibili alla componente Idea-Cambiamo-Europeisti Noi di Centro – Noi Campani: quasi tante sigle quanti sono i membri segnalano l’eterogeneità di una squadra che riunisce frammenti del “grande centro” mai nato prima e dopo il 2018, dei “responsabili” che provarono a trainare la nascita del Conte-Ter aprendolo a parti del centrodestra a inizio 2021 e di potentati locali come quello di Clemente Mastella. Al navigato politico campano e sindaco di Benevento fa riferimento il ticket “glocale” Noi di Centro – Noi Campani che contraddistingue l’attuale nome (nazionale) e quello precedente (locale) del partito a cui a Palazzo Madama aderisce la moglie dell’ex leader dell’Udeur, Sandra Londardo. Nel luglio 2020 Lonardo ha lasciato Forza Italia, ha perorato la causa del Conte-Ter e poi si è, più di recente, impegnata per la causa del Cavaliere, seppur in una maniera diversa rispetto alla regia telefonica di Sgarbi.
“Io non telefono”, ha dichiarato a La Stampa, “preferisco incontrare i miei colleghi, dopo quattro anni ci conosciamo bene. Provo a convincerli della bontà della candidatura di Berlusconi. Ho parlato con un po’ di persone e ce ne sono almeno due o tre che mi hanno manifestato una buona predisposizione. Berlusconi è un nome spendibile, credo se la possa giocare”.
Quagliariello e Romani, voti “facili” dagli ex Forza Italia
Suo compagno al Senato è Raffaele Fanetti, presidente di Europeisti-Maie-Centro Democratico, gruppo di 10 senatori del Misto di diversa provenienza (MAIE, CD, Autonomie, ex M5S, ex PD, ex FI) pensato proprio da Mastella dopo la caduta del governo giallorosso e ora membro di Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti. Altro nome illustre è quello del leader di Identità e Azione (Idea) Gaetano Quagliariello, storica figura del pensiero liberalconservatore italiano contemporaneo, presidente della fondazione Magna Carta e saggista, in Parlamento dal 2006 e che dal 2013 al 2014 è stato Ministro per le riforme costituzionali nel Governo Letta come membro del Popolo delle Libertà prima e del Nuovo Centrodestra poi. Quagliarello ha oggi sia la tessera di Cambiamo! che quella del movimento di Luigi Brugnaro, Coraggio Italia, e punta a fare della sfida per il Quirinale il primo passo di una campagna di costituzione di un centro orientato a destra moderato, europeista, conservatore, a vocazione liberale.
Al suo fianco, con la doppia tessera, Paolo Romani, tra gli storici colonnelli del berlusconismo, in Parlamento dalla discesa in campo del 1994 come deputato (1994-2013) e senatore (dal 2013), uscito nel 2019 da Forza Italia. Romani è stato ministro dello sviluppo economico dal 4 ottobre 2010 al 16 novembre 2011 nel quarto governo Berlusconi. In precedenza ha ricoperto le cariche di sottosegretario di Stato alle Comunicazioni nel secondo governo Berlusconi, sottosegretario di Stato e viceministro allo Sviluppo economico nel quarto governo Berlusconi. Un decimo voto che il centrodestra non avrebbe difficoltà a trovarlo nel mediatore centrista Riccardo Antonio Merlo, sottosegretario agli Esteri nei due governi Conte, membro del Movimento Associativo Italiani all’Estero.
I tentativi di dialogo con gli ex grillini
Ad ora sarebbero dunque “blindati” per il centrodestra tra i cinque e gli otto voti alla Camera e nove o dieci al Senato. Un totale che oscilla tra i quattordici e i diciotto grandi elettori, poco più di un decimo del totale del Misto, non sufficienti a toccare quota 505. Con i delegati regionali, lo schieramento di centrodestra, contando i tre partiti maggiori (Lega, FdI e Forza Italia) può contare al momento su 129 elettori di Forza Italia (79 Camera e 50 Senato) più 8 delegati regionali; 58 parlamentari FdI (37 Camera e 21 Senato), più 5 delegati regionali; 197 parlamentari Lega (133 Camera e 64 Senato), più 11 delegati regionali, per un totale di 408 grandi elettori. Con i voti dei ‘piccoli’ del centro arriva a toccare quota 450, ammesso di escludere ogni possibilità di franchi tiratori. Antonio Tajani ha suggerito in tal senso una strategia di inserimento verso il Misto diretta in particolar modo agli ex grillini membri della componente Alternativa, e oggi all’opposizione del governo Draghi, o sparsi per altri gruppi.
Ad ora due sole voci, contattate dall’Adnkronos, non hanno segnalato un diniego sprezzante all’ipotesi di una convergenza col centrodestra su Berlusconi o un altro nome. Mara Lapia, deputata ora nella componente Centro Democratico, ha dichiarato: “Berlusconi? Sono sempre stata una parlamentare libera e voterò secondo coscienza”. Simile l’atteggiamento di Rosalba De Giorgi, che ha lasciato il gruppo del Movimento a Montecitorio a maggio dell’anno appena trascorso. “Io mi riservo di valutare la rosa dei candidati, i nomi che circolano. Non ho ancora un’idea precisa”, le parole di De Giorgi. Che alla domanda su eventuali preclusioni verso Berlusconi risponde: “Valuterò quando sarà il momento”.
Gruppo Misto: un voto imprevedibile e non governabile
Segnali ancora troppo ambivalenti per consentirci di tirare somme definitive. Proprio il Misto potrebbe rivelarsi decisivo, come ritiene Tajani, in maniera tutt’altro che volontaria o coordinata: la maggior parte dei votanti tra Montecitorio e Palazzo Madama si esprimerà in maniera imprevedibile e non governabile, e questo potrebbe aggiungere o togliere voti ai vari candidati in maniera non governabile ex ante. Il centrodestra può sperare in un soccorso esterno di voti del Misto, ma quelli garantiti sono davvero pochi. E che sia o meno Berlusconi il nome proposto per il Colle non c’entra: è altrove che la coalizione deve trovare il sostegno decisivo per portare un suo uomo al Quirinale.