Perché leggere questo articolo? Scopriamo le dinamiche che portano la Lega all’euroscetticismo di ritorno. Salvini e il gruppo di Strasburgo puntano su Le Pen e Afd a ogni costo.
La Lega pensa a una kermesse dicembrina con esponenti di Alternative fur Deutschland e del Rassemblement National di Marine Le Pen. La notizia rivelata da Linkiesta nella giornata del 27 settembre è da intendersi come qualcosa di atteso dopo la presenza della tre volte candidata nazionalista all’Eliseo a Pontida. E come la volontà di dare ulteriore respiro al gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo in vista delle elezioni di giugno.
La via sovranista di ritorno della Lega
Matteo Salvini gongola: il “ritorno alle origini” della sua segreteria, la Lega che va “a destra della destra”, l’atavica tendenza a far da opposizione a qualsiasi governo il partito da lui guidato partecipi stanno pagando. I sondaggi danno la Lega in doppia cifra dopo una buona prova ai recenti voti regionali. E le Europee sono il prossimo traguardo.
Il Carroccio ha bisogno di smarcarsi da ogni possibile abbraccio soffocante. E dunque, secondo quanto ricostruito da True News parlando con fonti vicine al mondo di Via Bellerio, rilanciarsi come capofila del gruppo Identità e Democrazia in vista delle Europee è la via maestra per continuare a durare. E’ questo il non detto che emerge: insidiare e pungolare Giorgia Meloni. In quest’ottica, nonostante la buona tenuta del Rassemblement National in Francia e i sondaggi che lo danno primo partito di Francia, è pressoché certo che il ruolo di frontman della famiglia europea sovranista per le Europee toccherà ancora a Salvini. La Lega è del gruppo dei populisti di destra l’unico partito già cooptato al governo e che può essere la chiave di volta per inserire Id nelle logiche che contano del Parlamento europeo.
L’obiettivo dell’euroscetticismo leghista
Missione impossibile? Sicuramente molto difficile. Salvini ad oggi non ha condiviso con i colleghi leghisti data e luogo della kermesse sovranista che si dovrebbe tenere nell’Italia del Nord. Ma a quanto emerge i più convinti sostenitori di questa ripresa dei temi di destra e identitari sono i membri del gruppo all’Europarlamento. Eletti in nome dell’euroscetticismo nel 2019, nell’anno del boom al 34,8% della Lega. E oggi restii a qualsiasi appiattimento su retoriche vicine al Partito Popolare Europeo in nome del “governismo” comunitario.
Dagli attuali 27 membri gli eurodeputati leghisti scenderanno a un terzo o poco più. E si aggiungono pungoli esterni come la decisione possibile della segreteria Salvini di candidare il generale Roberto Vannacci alle Europee. Dunque la linea barricadera rilanciata da Salvini su immigrazione, politica estera, valori identitari avrà l’effetto di spingere sempre più in forma radicale le posizioni dei possibili eletti a Strasburgo. Il rebus vero è per il dopo. La scelta dei compagni di viaggio di Salvini, una volta di più, lascia poche alternative all’idea di una nuova irrilevanza sostanziale. A cui potrebbero contribuire anche gli stessi Conservatori di Giorgia Meloni.
La Lega fa gli interessi dell’Italia o quelli di Afd e Le Pen?
Salvini, da vicepremier, ha attaccato la Francia di Emmanuel Macron sulla gestione dell’immigrazione. Il suo vicesegretario Andrea Crippa ha colpito la Germania di Olaf Scholz paragonando l’invasione tedesca dell’Italia del 1943 agli sbarchi di migranti portati dalle Ong legate a Berlino nel 2023. Fa una sponda con Le Pen e Afd decisamente poco ricambiata in termini di interesse nazionale, con la prima che dice no ai migranti da Lampedusa e i secondi che chiedono per l’Italia più austerità e più rigore.
Nel mondo al contrario degli euroscettici questo significa plasmare l’Europa delle “piccole patrie”. In cui la Lega prova a far coesistere sovranismo, autonomismo, identitarismo in un arzigogolato salto mortale. L’ingresso di Afd nella struttura partitica, non solo nel gruppo a Strarsburgo, di Identità e Democrazia sarebbe il coronamento di questo matrimonio politico. Possibilmente in grado di pagare in consensi elettorali sul breve periodo, meno in ottica di sistema.
Questa è sempre stata, in tal senso, la grande tara della segreteria Salvini. Sovrapporre, in nome del leninismo del segretario padrone, intrinseco al partito fondato da Umberto Bossi, i desiderata di turno del segretario e le linee strategiche del partito. Non capire il confine tra l’ora della propaganda e quella del governo. E sottovalutare che i voti si possono contare, ma il potere si costruisce mattone dopo mattone su una bilancia molto fragile. In Europa Salvini corre verso il baratto tra ripresa nei consensi e ininfluenza politica. E i suoi alleati di coalizione, Fratelli d’Italia e Forza Italia, potranno proseguire nel definirsi ben più responsabili. Avanzando nelle posizioni all’Europarlamento e nella Commissione dopo il voto di giugno.