Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Per i musulmani è tempo di digiuno nel mese di Ramadan. A scuola, dove la fede islamica corrisponde a una fetta importante della popolazione, si sviluppano tendenze contrastanti.
Ramadan a scuola pone due interrogativi. Da un lato si cercano soluzioni per sostenere le studentesse e gli studenti durante questo periodo, come l’Istituto Iqbal Masih di Pioltello che chiuderà durante l’Eid Al Fitr (la fine del mese di digiuno). Dall’altro ci si ostina a negare o ostacolare la componente musulmana. Ne abbiamo parlato con Sumaya Abdel Qader e la moschea Al-Kawthar del progetto Sono l’unica mia.
Non c’è un’intesa tra Stato e comunità islamiche
Ramadan è il nome del nono mese del calendario lunare islamico, durante il quale si celebra la rivelazione del Corano al profeta Muhammad. Proprio perché il calendario islamico è lunare, le date di inizio e di fine di questo periodo cambiano ogni anno. Inoltre possono variare anche in base all’osservazione della luna o al calcolo scientifico. Per quattro settimane le persone musulmane praticano il digiuno dall’alba al tramonto e naturalmente sono molte le studentesse e gli studenti che trascorrono gran parte di Ramadan a scuola. I giorni che vanno dall’11 marzo al 9 aprile 2024 sono un momento di profonda spiritualità, gioia e condivisione che si riversa nelle classi. Soprattutto negli istituti in cui la componente musulmana è molto nutrita.
Lo Stato ha stipulato con numerose comunità religiose non cattoliche presenti in Italia delle intese finalizzate a tutelarne i fedeli. Le intese al momento approvate riguardano numerose confessioni protestanti, la comunità ebraica e quella induista, i gruppi ortodossi e quelli buddhisti. Di conseguenza – per quanto riguarda la scuola – vengono giustificate in automatico le assenze durante le feste religiose e accordate delle misure per garantire la libertà religiosa.
Manca, però, un accordo con la comunità islamica ed è proprio per questo che gli studenti e le studentesse musulmane si ritrovano davanti a degli ostacoli a ogni nuovo Ramadan. Sono sempre di più le scuole che sottolineano l’importanza che il personale docente sia consapevole di ciò che i membri musulmani della scuola vivono durante il digiuno e contribuisca a creare un clima sicuro e di crescita per tutti.
Perché è importante che la scuola si faccia carico di come facilita o ostacola studentesse e studenti durante Ramadan?
L’abbiamo chiesto alla moschea Al-Kawthar del progetto Sono l’unica mia. “Il sistema scolastico deve prendersi la responsabilità delle persone studenti, poiché è sulla loro esistenza che si fonda. Ripartendo da persone che, in quanto minorenni, hanno più bisogno di fare esperienze e di protezione, si può ricostruire un ambiente sano per tuttə: quando ti chiedi cosa è meglio per lə bambinə o lə ragazzə, sei incoraggiatə a riflettere e intervenire sul benessere di tutte le persone che abitano la scuola. Stiamo parlando di Ramadan, quindi di persone musulmane o di famiglia musulmana marginalizzate non solo per l’età ma anche per la provenienza e/o la fede.
È proprio da questa prospettiva di più estremo margine che è possibile rivoluzionare in meglio la scuola. Inoltre, la scuola deve prendersi cura dei principi di rispetto e di libertà delle persone giovani, aiutandole a crescere insieme e a favorire una contaminazione culturale e religiosa tra ragazzə che avverrebbe comunque, ma che viene troppo spesso vanamente e arrogantemente ostacolata. Questo è parte dell’educazione e dell’assumere un ruolo saggio nella vita dellə studentə”.
L’Istituto Iqbal Masih di Pioltello chiude per Ramadan
Alcune scuole si muovono proprio in questa direzione. L’Istituto Iqbal Masih di Pioltello, in provincia di Milano, ha inserito nei giorni di sospensione delle lezioni anche l’Eid Al Fitr, la festa di Fine Ramadan. Il 10 aprile, quindi, la scuola resterà chiusa. La decisione è stata presa a maggio 2023 dal consiglio d’istituto della Iqbal Masih, l’organo composto da genitori, insegnanti e collaboratori eletto democraticamente all’interno di ogni scuola. È la prima volta che un istituto italiano prende una decisione simile.
La moschea Al-Kawthar commenta così: “Sicuramente una scelta giusta. Il silenzio, fino a ora, ha pesato molto: non è soltanto il togliere un diritto o un’opportunità lecita a fare male, ma anche il tacito rigetto dell’altrə e l’assenza di eguaglianza. L’Islam è la seconda religione in Italia: com’è stato possibile fino a ora ignorare che lə ragazzə potessero avere necessità di uno, due, tre giorni a casa in occasione delle feste importanti?
Arginare in ogni modo le tradizioni (e talvolta la gioia) altrui non è una tattica di contenimento, bensì di contenzione coatta di una diversità rispetto alla norma molto temuta ma mai “affrontata” davvero. Vediamolo, questo Eid, e vediamole queste giovani persone musulmane mentre si rilassano (si spera, lo auguriamo a tuttə) davanti a un bel pasto tradizionale e sapendo di avere gli stessi diritti dellə compagnə di scuola. Magari davanti a questo pericoloso misfatto, potremmo trovare tuttə noi una qual certa sensazione di agio e nuovi terreni su cui confrontarsi”.
La decisione della scuola di Pioltello sul Ramadan fa discutere
Dopo che la decisione dell’Istituto Iqbal Masih di Pioltello è diventata nota, sono proliferate una serie di polemiche, molte dall’ambito politico e arroccate attorno a una scuola laica, che prevede però i crocifissi in classe, l’insegnamento di IRC e la chiusura per le feste cristiane.
In merito alle critiche indirizzate all’istituto di Pioltello Sumaya Abdel Qader, sociologa e autrice, spiega: “Le polemiche, ovviamente strumentali, di certi politici italiani su questa storia sono surreali. Verranno condotte verifiche sulla legittimità della decisione, il preside (accusato di essere il responsabile di questa decisione “pericolosa”) subisce insulti e minacce, la scuola è assediata da giornalisti, gente che grida all’islamizzazione e indignazione perché ‘siamo un Paese laico’. Cosa può scatenare una scelta di buon senso che non danneggia nessuno a causa di malafede, ignoranza e tendenziosa strumentalizzazione!”.
In merito al panico diffuso verso la presunta istituzione di una nuova festa (islamica) da parte dell’istituto, Abdel Qader ricorda che “c’è una differenza tra ‘istituire festività’ e assegnare un giorno di vacanza come previsto dall’autonomia scolastica che prevede la possibilità di adeguare il calendario su proposta del collegio docenti previa approvazione da parte del consiglio d’istituto”. Ciò che è accaduto è proprio questa seconda opzione: al netto dei vincoli nazionali e regionali, la scuola ha scelto come distribuire i giorni di sospensione delle lezioni in modo democratico e sulla base delle necessità delle classi.
Le linee guida per la scuola
Proprio perché studentesse e studenti musulmani possano vivere al meglio Ramadan, il collettivo di insegnanti Assenze ingiustificate ha steso delle linee guida – le prime in Italia – grazie al confronto con: Centro Culturale Islamico di Brescia, GMI Brescia, Sono l’unica mia. (SLUM) e Moschea Al-Kawthar, Progetto Aisha, Sumaya Abdel Qader, Majid Capovani e Vanessa Tullo. Punto dopo punto, si elaborano delle strategie che riguardano l’organizzazione didattica, la programmazione delle verifiche e il confronto interculturale utili per chi lavora a scuola. Le linee guida sono poi state riprese da Arcipelago educativo di Save The Children.