Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Ravenna è il laboratorio del Partito Democratico che Stefano Bonaccini vuole costruire. Il presidente della Regione Emilia-Romagna ha visto la sua mozione per la segreteria fortemente sostenuta dalla base e dai big dell’area.
Ravenna, laboratorio del modello Bonaccini
Perché Ravenna? Perché l’ex capitale imperiale è la più bianca delle roccaforti rosse. Il laboratorio del produttivismo emiliano-romagnolo, la capitale del “fare” e il presidio dem in una zona a due passi dal centro della Romagna conservatrice, Ferrara.
E soprattutto una città cruciale tra quelle amministrate dal Partito Democratico, perché teatro di partite decisive legate, principalmente, all’energia. A Ravenna si gioca il futuro dell’estrazione di gas italiana e, soprattutto, la grande partita dei rigassificatori. A Ravenna c’è un porto decisivo per il sistema italiano nel Mediterraneo; insomma, a Ravenna c’è l’Italia reale, quella con cui il Partito Democratico, come ricordato da Aldo Giannuli, sembra aver perso i contatti.
La Ravenna dem sostiene il presidente di Regione
A Ravenna si corre compatti per Bonaccini. Sostengono l’inquilino della Seconda Torre il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale e quello di Faenza Massimo Isola, l’Assessore regionale Andrea Corsini, la Consigliera regionale Manuela Rontini e l’ex deputato Alberto Pagani.
Parliamo di figure in piena continuità politica con la tradizione dem. Pagani, due legislature in Parlamento e fine conoscitore di servizi segreti e sicurezza nazionale, vuole portare a Bonaccini la profonda conoscenza del sistema internazionale. Come lui, anche Isola viene dalla storia politica dei Democratici di Sinistra, che a Ravenna ha avuto una postura molto legata a attività produttive e crescita. Corsini è un ex dirigente delle cooperative di Cervia; la Rontini ha una lunga conoscenza legislativa sulle Attività Economiche del nuovo motore del Centro-Nord; de Pascale, invece, l’astro nascente.
Il sindaco de Pascale, astro nascente in città
Classe 1985, eletto a soli 31 anni e riconfermato nel 2021 col 59,5% dei voti, de Pascale gioca in asse con Bonaccini da tempo. Spinge sul rigassificatore, autorizzato da Bologna e ne sogna un secondo per il 2025. Punta sul sostegno in Regione di un altro ravvenate doc, Gianni Bessi, consigliere e analista geopolitico, grande conoscitore dell’oil&gas romagnolo.
Non chiude, però, a tematiche sociali e acquista il gradimento del Movimento Cinque Stelle per la sua attenzione al tema del lavoro, all’edilizia popolare, alla tutela delle disuguaglianze.
Sinistra e industria, il modello Ravenna
Questa, in fin dei conti, è sempre stata Ravenna. Città che nella Prima Repubblica votava fortemente a Sinistra ma era aperta al sistema di produzione dei governi centrali democristiani.
Dal porto alle attività dell’Eni e del Gruppo Ferruzzi, la città che fu di Teodorico divenne polo produttivo di peso. E tale vuole restare anche oggi, nell’era della globalizzazione e della competitività.
Fornendo la via a Bonaccini per coniugare i diversi obiettivi della sua candidatura: mettere il rapporto partito-territorio oltre la corsa, tutta romana delle correnti; costruire una Sinistra moderna, capace di parlare ai lavoratori e alle imprese, non ancorata all’ideologia su temi chiave come l’energia; promuovere, con spirito che potremmo definire leghista, un radicamento degli esponenti politici nei loro collegi di riferimento.
A Ravenna i voti si conquistano parlando di temi concreti, di fronte a un elettorato con la memoria lunga. De Pascale è al tempo stesso l’uomo del lavoro, dell’edilizia inclusiva e dei “caschi gialli”, gli operatori delle piattaforme energetiche che protestavano contro lo stop alle trivelle nel 2019.
A Ravenna Schlein appare spiazzata
Città rossa e bianca al tempo stesso, di Sinistra ma pragmatica e aperta al mercato, Ravenna è assieme a Firenze e Bergamo, roccaforti di Dario Nardella e Giorgio Gori, uno dei modelli amministrativi che Bonaccini vuole offrire al Pd. E in cui la concorrenza di Elly Schlein appare spiazzata.
A Ravenna, per fare un esempio, solo Andrea Maestri, già capogruppo in Consiglio comunale per i dem, tra i big del partito ha scelto di sostenere la neo-deputata nella sua corsa. Maestri, oggi in Possibile, tornerà tra i dem proprio per sfidare Bonaccini: ma i temi su cui la Schlein può rimontare, nel feudo ravennate del governatore di cui era vice, sono molto diversi dalla sua agenda iper-progressista e fortemente ideologica. Ciò che di più distante da una capitale del moderatismo di Sinistra come Ravenna si può immaginare.