Il piano “ReArm Europe”, presentato il 4 marzo 2025 dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, mira a rafforzare la capacità di difesa dell’Unione Europea attraverso un investimento complessivo di circa 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. Di questi, solo 150 miliardi proverrebbero da prestiti europei, mentre i restanti 650 miliardi richiederebbero un incremento delle spese nazionali per la difesa da parte degli Stati membri, con la possibilità di scorporare tali spese dalle regole del Patto di stabilità.
Quante spende oggi l’Italia per la Difesa. E quanto dovrebbe spendere in più
Attualmente, l’Italia destina circa l’1,57% del proprio PIL alla difesa, equivalente a 33 miliardi di euro annui. L’adozione del piano “ReArm Europe” potrebbe portare questa percentuale al 3%, traducendosi in una spesa annuale di circa 65 miliardi di euro entro il 2027. Questo aumento comporterebbe un incremento progressivo delle spese per la difesa: ulteriori 7 miliardi nel 2025, 17 miliardi nel 2026, 27 miliardi nel 2027 e 37 miliardi nel 2028.
La gestione di queste risorse aggiuntive rappresenta una sfida significativa. Attualmente, l’Italia destina il 59% del budget per la difesa agli stipendi del personale delle Forze Armate, una percentuale superiore rispetto ad altri Paesi come Francia (39%), Germania (30%), Regno Unito (28%) e Stati Uniti (25%). Questo squilibrio limita i fondi disponibili per la ricerca tecnologica e il rinnovo degli arsenali.
Le riserve di Meloni sul finanziamento del piano ReArm e il dibattito in Italia
Il Primo Ministro Giorgia Meloni ha espresso sostegno al rafforzamento della difesa europea, ma ha sollevato preoccupazioni riguardo al finanziamento del piano. Ha sottolineato che il piano “ReArm Europe” si basa quasi interamente sul debito nazionale degli Stati membri e ha proposto alternative per renderlo più sostenibile, come l’utilizzo di garanzie europee per favorire investimenti privati nel settore della difesa.
Il piano ha suscitato un acceso dibattito in Italia. Il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione sulla difesa comune dell’UE con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astensioni. Le forze politiche italiane si sono divise: Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato a favore, mentre il Partito Democratico ha mostrato divisioni interne, e il Movimento 5 Stelle e la Lega si sono opposti.
Critiche sono giunte anche da associazioni e movimenti pacifisti. Il presidente dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo, ha definito il piano “un tradimento degli ideali a fondamento dell’Europa unita”, sostenendo che il riarmo potrebbe alimentare nazionalismi e distogliere risorse da settori come lavoro, sanità e istruzione.
Inoltre, il 15 marzo 2025, decine di migliaia di italiani hanno partecipato a una manifestazione pro-Europa a Roma, esprimendo preoccupazione per il piano di riarmo dell’UE e sottolineando l’importanza di difendere la democrazia e la libertà senza incrementare le spese militari.