Dove è finito il recovery plan dei territori? Non per voler distogliere un secondo l’attenzione da temi pure importanti come il catcalling, ma dovrebbero arrivare oltre 270 miliardi di euro dall’Europa, e di discussione su come verranno allocati ce ne è pochina, se non niente proprio. Mi spiego. Almeno le classi che una volta si definivano dirigenti e che adesso, al massimo sono dirette se non addirittura smarrite, discutevano delle allocazioni dei soldi, dei fondi, su dove sarebbero stati destinati e con quale visione del futuro.
Invece qui la Regione e tutti i Comuni – almeno quelli più grandi – stanno avanzando richieste allo Stato per costruire il recovery plan più grande, e nessuno si è sognato di aprire un dibattito pubblico. Vogliamo i soldi per riaprire i Navigli? O quel progetto è archiviato, tanto per dirne una? Quali strade a competenza regionale verranno finanziate con il recovery plan? I territori su cui insistono sono stati consultati? Niente. Non c’è niente di tutto questo. Sono due settimane che cerco il recovery plan di Milano e semplicemente non l’ha visto nessuno dei consiglieri comunali da me consultati.
Forse sono stato sfortunato, ma considerata la quantità di telefonate che ho fatto, evidentemente metà dei membri del consiglio comunale non l’hanno mai visto. Purtroppo in alcuni casi neppure sapevano che il Comune aveva presentato qualcosa al Governo. E questo fenomeno, ho verificato, c’è anche nelle altre grandi amministrazioni del Nord. Con una quantità di soldi così cospicua, in altri tempi, si sarebbe fatto quantomeno un libro dei sogni città per città che in confronto Marcovaldo sarebbe impallidito.
Sogni irrealizzabili? Può darsi. Ma almeno si sognava qualcosa. Qui, invece, non si sogna più nulla. La cosa grave è che la progettazione delle città del futuro pare sia passata dalle aziende partecipate, e non dalla politica o dalle associazioni cittadine e confindustriali. Evidentemente l’immobilismo delle classi dirigenti prive di sogni può dare qualche indizio sul fatto che stiano dormendo oppure che siano definitivamente morte.