Il gruppo Ipi di Massimo Segre chiamato a soccorso di BNP Paribas e Comune di Milano per valorizzare il patrimonio immobiliare della città. Fortuna che il “mattone” non crolla mai
di Francesco Floris
Per fare bene di conto ci vuole un commercialista. Una banca non bastava. Almeno a Milano. Sarà (ancora una volta) la società dello storico commercialista di De Benedetti a soccorrere Palazzo Marino e BNP Paribas per “valorizzare” il patrimonio immobiliare di proprietà del Comune. Per ora un lotto da diversi milioni di euro ma non è detto che in futuro – come già avvenuto in passato – non ne saltino fuori degli altri. “Valorizzare” nel gergo un po’ naif del settore immobiliare significa vendere. Con la specifica che il Comune di Milano mantiene “una partecipazione al plusvalore economico che sarà generato nel medio-lungo termine”. Il gruppo Ipi, controllato attraverso due società con il 94 per cento delle quote dal commercialista torinese Massimo Segre, vecchia conoscenza dell’ingegner De Benedetti, nonché l’uomo che ha quotato in borsa Il Fatto Quotidiano, vendere lo sa fare bene. In pancia la sua società ha 300 milioni di asset immobiliari e girando per Milano non è difficile incrociare il “brand” di Ipi affisso su immobili ex pubblici e non, abbandonati o in disuso, residenziali e non. Il gruppo è l’evoluzione dello storico ramo immobiliare di Fiat, già detentore di “Lingotti” (Lingotto, NEXTTO, Polo Uffici Lingotto, Lingotto 2000, Lingotto Hotels) e varie Leopolde e Leopoldine. Ora la filiale milanese Ipi Intermediazione ha ricevuto l’incarico di advisor da BNP Paribas Real Estate Management Italy SGR per aiutarli a vendere. La partita è quella sui due “Fondi immobiliari – Comune di Milano”. Nati per la dismissione di parte del proprio portafoglio immobiliare e affidati a BNL (e quindi poi a BNP Paribas), la città se li trascina sul groppone dal lontano 2009. La scadenza dei fondi viene continuamente riprogrammata e ritardata. Perché? Ad ascoltare le chiacchiere che circolano nel mondo del “mattone” meneghino sono in tanti a sostenere che BNP Paribas Real Estate Management Italy SGR proprio non sia adatta e capace a svolgere quel ruolo e che lo abbia più volte dimostrato negli ultimi dieci anni. Un peccato. Perché solo il Fondo I veniva stimato in almeno 255 milioni di euro. E Palazzo Marino, dopo l’ultimo bilancio che causa Covid e pandemia ha visto un rosso nelle entrate del Comune di 700 milioni di euro, ha bisogno di soldi freschi come l’ossigeno per rilanciare la città. Se non dovesse accadere non rimane che aumentare gli oneri di urbanizzazione visto che gli addetti ai lavori e i manager dell’immobiliare da mesi si sperticano nel dire “il mattone reggerà al Covid, soprattutto a Milano”. Forse hanno ragione. Quindi gli specialisti del real estate non avranno problemi a versare qualche tributo in più in nome del bene collettivo. Giusto?