Perché questo articolo potrebbe interessarti? Senza una lista unitaria, i partiti centristi rischiano di non superare la soglia di sbarramento prevista per le europee. Ma il litigio tra Renzi e Calenda fa allontanare l’ipotesi di un nuovo accordo, con +Europa che aspetta novità da entrambi i contendenti. Intanto emergono preoccupazioni da Parigi: Macron teme di non vedere italiani nelle fila di Renew, il gruppo di riferimento dei centristi a cui appartiene sia il suo partito.
I telefoni squillano a lungo prima di ricevere una risposta. Anche questo è segno di giornate frenetiche, scandite da contatti, interlocuzioni, poca voglia di lasciarsi sfuggire qualche dettaglio, molto timore che qualcosa possa bloccarsi all’ultimo minuto. Manca ancora tanto alle europee, ma all’interno dei partiti centristi è evidentemente arrivato il momento di capire e chiarire cosa fare entro il 9 giugno.
La tentazione massima è quella di dare vita a un unico listone centrista, con dentro Italia Vita, Azione e +Europa. Circostanza auspicata dal nuovo ministro degli Esteri francese, Stephan Sejourné, parlamentare uscente di Renew Europe. Ossia il gruppo in cui tutte e tre le liste sopra citate, pur se separate in Italia, andrebbero a confluire nella prossima legislatura europea. Ma in ballo ci sono equilibri romani difficili da scalfire. Renzi e Calenda, leader rispettivamente di Italia Viva e Azione, hanno litigato da tempo e hanno scelto due strade diverse. Difficile una ricomposizione. +Europa prova a mediare ed è corteggiata da entrambi. Del resto, al di là delle diatribe di Montecitorio, tutti e tre i partiti hanno un obiettivo da portare a casa: superare la soglia di sbarramento del 4%.
Gli screzi non superati tra Renzi e Calenda
La giornata di martedì si è aperta con le dichiarazioni rese da Carlo Calenda nella trasmissione Coffee Break su La7: “Noi abbiamo fatto una proposta molto chiara a +Europa – si legge nelle affermazioni del leader di Azione – fare una lista comune sotto le insegne degli Stati Uniti d’Europa”. Ci sarebbe, sempre secondo Calenda, anche il traghettatore o, per meglio dire, il “federatore” destinato a mandare in porto l’operazione. L’identikit risponde al nome di Carlo Cottarelli. “Se, come ha detto, fosse disponibile a fare il federatore – ha aggiunto ancora Calenda – sarebbe positivo”.
L’economista, raggiunto da TrueNews, non ha voluto però rilasciare dichiarazioni in merito: “Non ho ancora letto le affermazioni di Calenda – dichiara – non ho quindi molto da dire”. Non una smentita dunque, ma nemmeno una conferma. Al di là del possibile ruolo di Cottarelli, l’elemento più importante contenuto nell’intervista mattutina di Calenda riguarda l’offerta a +Europa. Un’offerta a cui ha fatto seguito una netta chiusura invece nei confronti di Italia Viva. Su Matteo Renzi infatti, lo stesso fondatore di Azione ha usato parole al vetriolo: “Azione non farà liste e alleanze elettorali con Iv, abbiamo già dato”, ha dichiarato con riferimento all’alleanza siglata in occasione delle legislative del 2022, seguita da una traumatica separazione avvenuta nei mesi scorsi.
Un tempo alleati, i due hanno spesso avuto parecchie divergenze anche prima dello scioglimento dell’alleanza. Tanto che nemmeno le europee sembrano rappresentare il terreno ideale in cui riaprire il dialogo. Anzi, Calenda su La7 ha anche azzardato una previsione: “Renzi dirà che non si candiderà più per consentire la nascita di una lista complessiva fatta da Azione, +Europa e Italia Viva – ha proseguito – Io spero che +Europa non cada in questo tranello che io ho vissuto. Ho già visto cosa vuol dire lavorare con Renzi. Ha un modo di fare politica che non corrisponde al nostro”.
I corteggiamenti a Emma Bonino in vista delle europee
Oltre all’offerta a +Europa, le frasi di Calenda celano una preoccupazione da parte del leader di Azione. Quella cioè secondo cui anche Renzi potrebbe trattare con il partito degli ex radicali, riuscendo poi a portare a casa l’accordo. Non è certo un caso se l’ex presidente del consiglio negli ultimi giorni ha parlato di Stati Uniti d’Europa e di federazione europea, concetti spesso sottolineati nei programmi di +Europa e che stanno molto a cuore alla leader Emma Bonino.
“Non credo costituisca una novità o rappresenti una sorpresa sapere che Italia Viva dialoghi con Emma Bonino – ha dichiarato su TrueNews una fonte del partito di Renzi – soprattutto quando si parla di Europa. Abbiamo medesimi obiettivi, tra cui quello di non lasciare ampio spazio ai populismi”. Ma sulle liste e sulla possibilità di una riunione con Azione, nessuno ha voglia di sbilanciarsi. C’è chi ritiene prematuro ogni ragionamento sulle mosse elettorali per le europee e chi, più semplicemente, non ha voglia di commentare gli ultimi screzi tra Renzi e Calenda.
Ad oggi, l’unico dato certo è che ci sono tre partiti della stessa corrente in cerca di alleanze. Ma due di questi sono ai ferri corti e alle prese con una divergenza apparentemente insanabile, dando quindi a Emma Bonino il ruolo di “terzo incomodo” corteggiato dai due contendenti. +Europa potrebbe anche accettare entrambe le proposte e lavorare per federare le tre liste, il problema è quindi legato agli strascichi del traumatico divorzio tra Italia Viva e Azione.
Indiscrezioni sottolineate da Linkiesta suggeriscono una possibile lacerazione all’interno della stessa formazione di Emma Bonino, con una parte favorevole all’accordo solo con Calenda e un’altra invece che non vorrebbe escludere a priori Matteo Renzi. La prima corrente è capeggiata dal presidente di +Europa ed ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. La seconda ha in Benedetto Della Vedova e in Riccardo Magi i massimi riferimenti.
La pressione che arriva direttamente dall’Eliseo
Lo spettro più grande riguarda la soglia di sbarramento fissata in Italia al 4%. Singolarmente, né +Europa, né Italia Viva e né Azione appaiono accreditati di un risultato tale da poter entrare nel prossimo europarlamento. Forse nemmeno una lista formata solo da Calenda e Bonino o solo da Renzi e Bonino è in grado di raggiungere la quota minima per ottenere eurodeputati eletti.
Per questo le beghe romane stanno allarmando e non poco i vertici di Renew Europe, il partito liberal-progressista in cui gli esponenti delle tre liste andrebbero a sedersi se eletti. Renew non è certo una formazione dal peso politico secondario all’interno del parlamento di Strasburgo. Si tratta del terzo gruppo con più deputati, dietro soltanto a popolari e socialisti. Non solo, ma è anche la lista europea che comprende al suo interno il partito del presidente francese Emmanuel Macron.
A Parigi non si ha certo voglia di vedere vuota la casella di eurodeputati italiani di Renew. Per l’Eliseo e per l’intero apparato vicino a Macron, vorrebbe significare perdere un riferimento politico importante. Questo spiega perché nei giorni scorsi l’uscente Stephan Sejourné, fresco di nomina quale nuovo ministro degli Esteri, ha pubblicamente dichiarato di auspicare un accordo tra +Europa, Azione e Italia Viva.
Le pressioni affinché si mantenga viva una trattativa tra i tre partiti sono quindi molto forti, ma non è detto che sortiscano effetto. Intanto per l’8 marzo prossimo Renew ha organizzato una convention in Italia per parlare proprio di europee. Un evento che potrebbe rappresentare l’ultima carta per convincere i due litiganti, Renzi e Calenda, ad allearsi assieme con Emma Bonino. C’è un piccolo dettaglio in tal senso da non sottovalutare: la convention si terrà a Firenze e, per la precisione, all’interno della Leopolda. La “casa” politica cioè di Matteo Renzi.