Perché potrebbe piacerti questo articolo? Le tensioni tra Carlo Calenda e Matteo Renzi non sono terminate. Il leader di Italia viva vuole mettere all’angolo l’ex compagno di percorso, sottraendogli pezzi di classe dirigente. Ma Azione medita vendetta alle Europee, quando bisognerà prendere i consensi degli elettori.
Carlo Calenda è ora sotto attacco. Negli ultimi giorni, gli affondi di Matteo Renzi hanno portato via prima la deputata Naike Gruppioni, e a seguire vari dirigenti sui territori, dall’Emilia-Romagna e Roma. Due territori simbolo del suo partito. Italia Viva, insomma, si sta aggiudicando il derby in quello che era il Terzo Polo. “La strategia di Renzi è quella di mettere Calenda con le spalle al muro, facendogli accettare un ruolo marginale in quello che dovrà essere il polo liberal-democratico alle Europee”, spiega una fonte di Iv.
Renzi contro Calenda: la strategia di Italia viva
Da qui l’ipotesi di affidare all’ex ministra Mara Carfagna la leadership dell’alleanza. Si tratta di un‘attuale dirigente di Azione, proveniente da Forza Italia, e di sicuro non schiacciata sulle posizioni di Calenda. Inoltre è una donna, che andrebbe a entrare in competizione con altre due leadership al femminile, come quelle della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.
Per Renzi, è il senso del ragionamento consegnato a True-news.it, è fondamentale proprio indebolire l’ex candidato sindaco di Roma. Così se prima era l’ex Rottamatore che doveva essere costretto al passo di loro, alla fine sarebbe Calenda a ingoiare questo rospo. Tutto facile, quindi? Non proprio. Azione sta subendo i colpi, comprese le fuoriuscite. Ma guarda alla prospettiva elettorale con maggiore fiducia. “Renzi è rientrato in Parlamento grazie ai voti di Calenda, perché generosamente aveva creduto al progetto del Terzo polo”, è la tesi che circola nel partito calendiano.
Azione conta i voti
“E ancora oggi – insistono – è Azione ad avere i voti, basta leggere i sondaggi, Italia viva si prende solo pezzi di ceto politico, che non ha consenso sul territorio. I giochi di Palazzo che tanto piacciono a Renzi, alla fine, non bastano perché occorrerà prendere i voti”. Dunque, la partita si gioca a più livelli. Nessuno, poi, crede che Paolo Gentiloni possa davvero accettare di fare da leader alla lista renziana per le elezioni del prossimo anno.
“È una delle tante veline che fa circolare l’ex presidente del Consiglio”, si dicono sicuri dalle parti di Calenda. Ragionamento avvalorato da un fatto: il commissario europeo agli affari economici ha riferito di volersi ritirare a vita privata, escludendo addirittura un’ipotetica candidatura nel Pd. In Italia Viva c’è chi mostra ancora i muscoli: “Matteo ha sempre dimostrato di saper sorprendere, di trovare delle soluzioni inattese che scompaginano i piani”. Il ricordo va di sicuro alla nascita del Conte bis, quando orchestrò l’accordo che mise alle corde Matteo Salvini.
“Inoltre – si ragiona dalle parti renziane – Calenda ha perso l’appeal dopo gli accadimenti degli ultimi giorni. Senza dimenticare che a molti non è andato giù il passo indietro fatto sulle alleanze prima delle elezioni”.
Azione-Italia viva: il nodo dei gruppi in Parlamento
Il quadro è complicato, anche perché i due partiti sono tuttora nello stesso gruppo parlamentare alla Camera e al Senato. In questo caso, peraltro, sta perdendo forza l’ipotesi di una rottura solo a Palazzo Madama. Il regolamento è alquanto rigido, il presidente dell’assemblea, Ignazio La Russa, dovrebbe fornire un’interpretazione forzata per concedere il via libera alla costituzione di un gruppo autonomo da parte di Italia Viva. E l’esponente di Fratelli d’Italia non ha certo intenzione di infilarsi in una disputa del genere. Per Renzi, dunque, non tutto è scontato.