Matteo Renzi ha rassicurato Beppe Sala in diretta televisiva. Sarà del suo schieramento alle amministrative di ottobre. La cosa non era scontata, visto che si erano intensificate le voci di una possibile fronda centrista capeggiata proprio dal leader di Rignano. L’idea che era circolata pareva avere sotto la Madonnina il suo epicentro. E invece no.
La discussione dovrebbe avere la sua ratifica ufficiale il 17 aprile, quando si terrà una riunione con la dirigenza di Italia Viva a Milano. In queste ore, oltre alle telefonate sull’asse Sala-Renzi pare ci siano state anche telefonate tra Albertini e Berlusconi. Mito? Realtà? Sta di fatto che un’opzione Albertini potrebbe far vacillare anche accordi già presi. Tornando a Renzi: il fatto tuttavia che nella capitale economica del Paese si sia trovata una quadra (in attesa della presentazione ufficiale delle liste, che potrebbe slittare ancora un po’), non vuol dire che IV non voglia un protagonismo nel resto d’Italia.
La scelta pare tra due strade alternative, che possono trovare applicazione differente a seconda delle situazioni territoriali. In certe parti d’Italia, come Milano, l’idea è quella di non contarsi andando a sciogliersi in una proposta politica più ampia. A far da “collettore” di tutte le istanze politiche su Milano dovrebbe essere Gianfranco Librandi, grande amico di Beppe Sala, Matteo Renzi e pure di Carlo Calenda. Il ruolo dietro le quinte di Librandi è stato particolarmente importante negli ultimi anni, e non mancherà anche questa volta di svolgerlo con perizia. Ma c’è anche una opzione due, laddove sui territori non si trovi il punto di raccordo. Ovvero la gara solitaria per i candidati di Italia Viva, una sorta di traversata del deserto coraggiosa ma sparigliante, un azzardo che sarebbe proprio nello stile del leader di Italia Viva. Bologna, Torino, la stessa Roma. Italia Viva potrebbe decidere di fare primarie laddove convocate per la coalizione, o di percorrere terze vie se non ci fossero le primarie, per andare a trattare in posizioni di forza per il secondo turno. Insomma, essere il lievito – secondo gli ammiratori di Renzi. Oppure essere il sassolino nella scarpa – secondo i detrattori