Perché leggere questo articolo: Per capire la rilevanza degli enti di garanzia bicamerali, Copasir e Vigilanza Rai. E del loro possibile uso partigiano
Chiuso il governo, completata la squadra dei sottosegretari e in via di definizione quella dei capi di gabinetto, ora la partita chiave è quella delle commissioni di garanzia. Quelle – cioè – che, per legge, devono essere presiedute dall’opposizione. Che, più accomodante che mai, e aperta a compromessi col governa, ha pronto il nome di Maria Elena Boschi per una di queste.
L’obiettivo di Renzi: lanciare la Boschi per Copasir o Rai
Matteo Renzi sa quanto queste commissioni possano essere una tribuna politica fondamentale. Fratelli d’Italia ne ha fatto sapiente uso plasmando attorno a Adolfo Urso l’attivismo del Copasir. Italia Viva ha puntato su Michele Anzaldi per costruire nella Commissione di Vigilanza Rai un pungolo al Partito Democratico.
Renzi ha, non a caso, ha reclamato esplicitamente per il Terzo (Quarto tra le coalizioni, Quinto tra i partiti nei sondaggi, Sesto alle elezioni) Polo una delle due commissioni di Palazzo San Macuto.
Ora, col governo conservatore avviato molte partite sono attive. Ci sarà da disegnare un nuovo assetto in Rai, con le nomine del 2024 e con la prossima scelta del nuovo direttore del Tg2. Si dovrà, in sede Copasir, capire il futuro del coinvolgimento italiano in Ucraina e delle minacce al sistema-Paese. E si potrà pungolare il governo su questioni care ai partiti o al sistema-Paese.
Renzi punta sulla Boschi per dare un volto qualificato e noto a una di queste commissioni. Sa che federazione Azione/Italia Viva dovrà trovare compensazione. Carlo Calenda e l’ex premier, infatti, denunciano un’operazione di ostruzionismo da parte del Pd e del Movimento Cinque Stelle in materia. E, riportano fonti di centrodestra a True News, “c’è un’interlocuzione avviata per non lasciar isolato il Terzo Polo”.
Una sponda dal centrodestra?
Consci che “l’equilibrio istituzionale va rispettato” e che “le commissioni non vadano utilizzate come una tribuna”, dal centrodestra si preparano a giocare un ruolo nella scelta dei presidente. E il nome della Boschi in quest’ottica apparirebbe anche in grado di pacificare: a lungo simbolo del renzismo contestato dalla Destra, è stata poi tra le centriste più attaccate sia dai pentastellati che dal Partito Democratico. Ed appare anche l’esponente di Italia Viva/Azione più invisa a Giuseppe Conte e Enrico Letta.
Per la Vigilanza Rai occorrono almeno 21 voti per essere eletti, stando alla composizione classica di 40 membri. Ma i tempi di composizione rischiano di allungarsi: la commissione non è stata adeguata alla riduzione del numero di parlamentari. Il Copasir è formato da dieci componenti, equamente distribuiti tra maggioranza e opposizione. Per conquistare la presidenza è necessario superare i veti incrociati, che rischiano di far saltare il numero legale.
Sulla Rai si va verso il derby con l’Appendino?
Terzo polo e centrodestra guardano, in questa prospettiva, alla Rai. Qui l’obiettivo è evitare che a presiedere arrivi un esponente del Movimento Cinque Stelle, proprio per il timore di una commissione-tribuna che emergerebbe dal dibattito. Una governance armonica della Commissione è negli interessi di governo e centristi. Peraltro, uno dei più rilevanti suoi atti a ricaduta esterna, il regolamento che determina gli spazi di accesso al servizio pubblico televisivo dei partiti durante le campagne elettorali, non è invece previsto un rimedio giurisdizionale: non è possibile impugnarlo.
Visto che in Rai il numero di componenti sarà proporzionale ai seggi effettivamente ottenuti in Parlamento, qui un accordo centrodestra-Terzo Polo avrebbe più opportunità di sfondare. E si potrebbe rintuzzare la mossa di Conte che mira a un accordo col Partito Democratico per un via libera a un Dem al Copasir (Lorenzo Guerini o Enrico Borghi) in cambio del sostegno alla candidatura di Chiara Appendino alla vasta commissione di Palazzo San Macuto.
Secondo chi conosce i propositi dell’ex sindaca di Torino, lei privilegerebbe un ruolo politico puntando a diventare il riferimento del partito di Conte nel Nord; un piano, questo, che non sarebbe incompatibile con un ruolo importante e ambito in nome della tutela dei diritti delle minoranze.
Sul Copasir la spallata è possibile
La spallata cui il Terzo Polo guarda con maggiore attenzione è però quella sul Copasir. Ente che nell’ultima legislatura è assurto a “terza camera” per la sicurezza nazionale. E in cui un centrodestra compatto potrebbe, qualora ci fosse l’accordo, sbloccare l’elezione della Boschi se su di lei cadesse la preferenza del Terzo Polo.
Avere un esponente del Terzo Polo, garante di legami atlantici solidi, sarebbe eccellente nell’ottica di molti esponenti della maggioranza. Anche se nel governo c’è chi, come il neo-Ministro della Difesa Guido Crosetto, spera in Guerini per poter dialogare attivamente sulla sicurezza nazionale con un membro della stessa comunità organica di interesse.
Col Copasir il centrodestra intende in particolare accendere i fari sulle minacce alla sicurezza nazionale in campo tecnologico e energetico e ai problemi legati ai rapporti con nazioni come la Cina. Oltre, ovviamente, a far luce su quanto accaduto negli anni problematici della pandemia e della crisi economica che ne è seguito.
“Guerra” a Conte?
Anche qui l’obiettivo numero uno è Giuseppe Conte, ritenuto l’oppositore più pericoloso. E che si mira ad accerchiare politicamente muovendo da un lato col Copasir e dall’altro con la Commissione d’Inchiesta Covid, con cui Italia Viva punta invece a screditare l’ex-premier e l’ex-amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, colpevoli secondo i renziani di aver affrontato l’emergenza pandemica a colpi di mascherine difettose e ventilatori polmonari non idonei.
Sulla Boschi i dubbi principali riguardanti il Copasir concernono la ridotta conoscenza dei temi di sicurezza nazionale: in quest’ottica, la sua nomina rischia di politicizzare eccessivamente una carica bipartisan. Riaccendendo i fari sulla passione morbosa di Renzi per i servizi segreti, maltollerata dagli stessi apparati securitari.
Giorgia Meloni e la sua maggioranza dovranno saper utilizzare con attenzione i poteri di nomina dei presidenti delle Commissioni di Vigilanza: da un lato, infatti, è giusto che ogni opposizione abbia la sua parte. Dall’altro il Terzo Polo sembra, soprattutto nella sua componente renziana, voler dar sfogo più alla sua foga di ottenere visibilità e a progetti di breve cabotaggio che a reali garanzie funzionali per le istituzioni. E contro questo schema, la risposta può essere con ogni probabilità un compattamento degli ex alleati Pd e M5S. In tutela della natura di garante delle istituzioni delle commissioni bicamerali.