Perché può interessarti questo articolo? I rumors di Palazzo raccontano di un Matteo Renzi ormai già lontano da Carlo Calenda con un progetto proprio, lontano dal leader di Azione. Così come svela questo retroscena.
Nei Palazzi della politica è ormai il segreto di Pulcinella: Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno rotto, non c’è più grande spazio per una ricucitura. E il leader di Italia Viva guarda altrove, più ai moderati di destra che al Pd, esattamente in direzione Forza Italia, ma con il rispetto per Silvio Berlusconi ancora in terapia intensiva al San Raffaele.
Insomma, tutto è dato per fatto. Solo che, come accade ai partiti, è fondamentale contare i soldi, cartina di tornasole di qualsiasi evento politico. Occorre capire l’impatto di uno strappo definitivo anche in Parlamento. La decisione manderebbe in frantumi i gruppi parlamentari, che significano risorse economiche preziose per dotarsi di un minimo di apparato e garantirsi un po’ di personale. Di conseguenza la diaspora nel Misto porterebbe a una decurtazione degli introiti.
Terzo Polo: preoccupazioni per la rottura
True-news.it ha raccolto in questo senso più di qualche preoccupazione tra i deputati: c’è sempre chi ha qualcuno nello staff da salvaguardare e la dissoluzione dei gruppi di Camera e Senato sarebbe un bel problema da risolvere. Nelle giornata di mercoledì i deputati di Iv si sono raccolti sui divanetti del Transatlantico, a parlare fitto. Da Maria Elena Boschi a Luigi Marattin, da Davide Faraone a Ettore Rosato, tra qualche sorriso e dei sussurri è stata predisposta la riunione, non decisiva, del comitato politico convocata dallo stesso Calenda.
Nei fatti, secondo quanto trapela, il dato è tratto. Renzi non vuole affatto consegnarsi a Calenda, lasciandogli la guida del partito unico, anzi unitario come piace dire ai terzopolisti. Il progetto del fondatore di Italia Viva è un altro: “Punta all’elettorato di Forza Italia, nella consapevolezza che i problemi di salute di Silvio Berlusconi alla lunga avranno un impatto sulla politica”, è il sospetto più che fondato che circola in Azione. Ma, anche in questo caso, l’ex presidente del Consiglio ha scelto una strategia più sottile rispetto al leader di Azione, che con il piglio di un cingolato aveva parlato in maniera aperta della “fine di un’epoca politica” con la malattia di Berlusconi.
Renzi guarda a Forza Italia
L’obiettivo renziano è diventato palese quando nelle ultime ore è arrivata la notizia sul nuovo direttore responsabile del Riformista: Andrea Ruggeri, ex deputato di Forza Italia che ha confermato la direzione intrapresa dal senatore di Rignano. E del resto nella conferenza stampa di presentazione della sua “svolta” giornalistica aveva chiaramente detto di volersi rivolgere a quel mondo, all’elettorato berlusconiano. “Renzi ha analizzato la situazione politica e ha compreso, non da ora, che Calenda non è in grado di fare questa operazione“, spiega una fonte che ha seguito da vicino il dossier. Parole pesanti, pronunciate al momento solo a microfoni spenti.
Del resto l’allontanamento di Renzi dalla vita partitica e dalle riunioni del Terzo Polo è “solo la scusa per non sentirsi dire che vuole rubare la scena”, accontentando Calenda stesso, ma è il modo «per tenersi lontano” dall’alleato. Una tesi che mette sotto gli occhi di tutti la questione: il progetto del Terzo Polo è di fatto già finito. «”Adesso bisogna capire a chi resta in mano il cerino”, osserva un parlamentare del centrosinistra, che da fuori osserva il teatrino innescato.
Italia Viva e Azione: partito lo scaricabarile
Nelle dichiarazioni pubbliche è scattato infatti lo scaricabarile sulle responsabilità della rottura. D’altra parte c’è da considerare che alcuni pontieri sono davvero all’opera, come l’ex ministra Elena Bonetti, che ha portato avanti per conto di Italia Viva il discorso con Azione.
Da quanto si apprende, sta portando avanti un’opera di convincimento per riavvicinare i due leader. Buoni propositi che si scontrano con un livello di diffidenza, per usare un eufemismo, che ha raggiunto vette altissime. A fare da capofila all’ala più oltranzista è il capogruppo alla Camera, Matteo Richetti, che ha ben conosciuto il “metodo-Renzi”, quando entrambi erano nel Pd e proprio Richetti era molto vicino all’allora Rottamatore. E Calenda sembra persuaso che sia questa la posizione giusta: arrivare al muro contro muro per far scoprire le carte a Renzi. Che da abile prestigiatore della politica potrebbe ancora nasconderle e tirarle fuori al momento più opportuno.