Perché leggere questo articolo? Il caso della giudice Apostolico di Catania riporta alla memoria vecchie storie di dossieraggio italiano. True-news.it ha intervistato Sandro Orlando, giornalista e autore de “La Repubblica del ricatto”. Gli intrecci tra politica, servizi e giornali per colpire avversari non sembrano essere cambiati dai tempi della famigerata Commissione Mitrokhin. Anche gli esiti rimangono spesso farseschi.
La storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. La massima di Marx non sembra però valere per uno storico cortocircuito italiano, che sta prepotentemente tornando d’attualità in questi giorni: il dossieraggio degli avversari politici. In quel caso è sempre una farsa. Come dimostrano i precedenti del caso della giudice di Catania, Iolanda Apostolico. True-news.it ha intervistato Sandro Orlando, giornalista del gruppo Rcs e autore de “La Repubblica del ricatto” per rintracciare i paralleli tra l’attualità politica e alcuni scheletri dell’armadio della storia. Una serie di ricordi sbloccati – dalla Commissione Mitrokhin a Pio Pompa – tutt’altro che indimenticabili.
Dottor Orlando, ad anni di distanza “la Repubblica del ricatto” torna d’attualità?
La premessa è doverosa. Il mio era un libro di 15 anni fa. Vedo però con dispiacere che ci sono gli stessi cortocircuiti, che coinvolgono gli stessi giornali. E’ il caso di fare i nomi: come nel 2008 “Il giornale” e “Libero” continuano a portare avanti questo tiro al piccione. Un meccanismo fin troppo noto di delegittimazione, che però non sembra funzionare bene.
Allora facciamo un passo indietro, può spiegarci cosa intende con “Repubblica del ricatto”?
E’ una formula utilizzata per raccontare un pezzo di storia repubblicana italiana, non troppo conosciuta ma tristemente radicata. Si tratta della tradizione di dossieraggi e ricatti politici. La tecnica adottata negli anni resta la stessa. Si basa sul lavoro comune di giornalisti, funzionari dello stato ed esponenti politici, che si prestano sempre per alzare il tiro contro avversari politici. Vent’anni vennero messi alla berlina Fassino e Prodi, oggi un magistrato.
Il caso della giudice Apostolico ha quindi dei precedenti nella storia italiana?
Vedo lo stesso cortocircuito di quando scrissi il libro 15 anni fa. Nel 2008 imperavano gli affari Telekom Serbia e Mitrokhin. Triangoli perversi tra una stampa politicamente orientata, apparati dello stato e istituzioni, che sembrano ripetersi anche oggi. Chi ha accesso ad atti riservati, esce dal proprio ruolo, mancando completamente la propria etica del lavoro. Gira i dossier a politici che li fanno rilanciare subito dai giornali. Si apre così una campagna di delegittimazione alla magistratura.
Una storia che si ripete…
La storia si ripete come farsa, stavolta al quadrato. All’epoca mi occupai in modo divertito dal presunto conte Igor Marini. A ripensarci, il fatto che un calunniatore abbia tenuto per anni sotto scacco politici, giornali e commissioni parlamentari non è troppo divertente. Le analogie di attacchi personali che non entrano nel merito continuano. Certo, nel 2008 il peso dei dossier era differente. Non si colpivano semplici magistrati, ma esponenti di prim’ordine dell’opposizione. Prodi, Dini, Rutelli e altri dovettero passare più tempo a difendersi che a prendere iniziative. La storia in Italia continua a ripetersi. Lo fa in maniera sempre più ridicola, rispetto ai dossieraggi degli anni di piombo, quando era in voga una vera e propria strategia di spionaggio delle vite private con fini politici. Le dinamiche – anche se annacquate – oggi rimangono le stesse.
La Repubblica del ricatto può essere il corrispettivo di destra delle toghe rosse?
Non credo sia la stessa cosa. Quello che noto negli apparati di pubblica sicurezza è una storica simpatia per partiti della destra italiana, in particolare ultimamente la Lega. Non è una predisposizione, ma è un fatto di inopportunità. Un tempo i dossieraggi da parte di servitori dello stato deviati avevano alla base il lucro, non erano politici. Oggi invece ognuno la fa fuori dal vaso. Come è inopportuno che un magistrato esca dai suoi panni per fare politica, così lo sono i giornalisti o i membri dei servizi che si mettono a fare politica. E allo stesso modo i politici, quando intrallazzano con servizi e giornali.
Come si esce dalla repubblica dei ricatti?
E’ una questione di deontologia e di responsabilità. All’epoca ci furono centinaia di articoli farneticanti che attaccavano Fassino e Prodi. Questa allucinante vicenda durò almeno tre anni, ma praticamente nessuno ebbe conseguenze. A partire dai parlamentari che diedero vita a commissioni d’inchiesta – da sempre arma politica – che non portarono a nulla. Nessuno pagò per le proprie responsabilità, anche solo in termini di risarcimento. Servono deontologia da parte di giornalisti, politici e servizi. E anche conseguenze e riparazioni. Spero che almeno stavolta qualcuno si assuma le proprie responsabilità. Ma dubito, in Italia siamo campioni di morale che non trova mai applicazione.