È difficile radiografare con precisione ciò che accade all’interno di quella casamatta ingovernabile che sono diventati i Cinque Stelle. 227 parlamentari, gruppi elefantiaci in cui troppo spesso vale la massima latina del quot capita tot sententiae, o per dirla più volgarmente ogni testa è un tribunale. Deputati e senatori che, oltre che con le idee e la linea politica del loro partito, devono fare i conti con incombenze ben più pratiche. Dallo stipendio da portare a casa fino al 2023, dato che per tantissimi sarà difficile riconquistare il seggio alle prossime elezioni politiche, ai soldi da restituire alle casse del Movimento, fino al problema della regola del doppio mandato, che sbarrerebbe la strada di Montecitorio e Palazzo Madama a un’ottantina di eletti.
La resa dei conti tra Conte e Di Maio
È in questo contesto magmatico e in continua evoluzione che bisogna calare lo scontro in corso tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il pallottoliere impazzito del “chi sta con chi” va letto attraverso le lenti di tutti questi fattori. Ed è inevitabile mixare la ragion politica del posizionamento internazionale dell’Italia con la ragion pratica delle aspirazioni personali e della convenienza economica. In ogni caso, la disfida tra l’ex premier e l’ex capo politico ha assunto le fattezze di una resa dei conti così cruenta da portare alla scissione.
Sono cominciate a circolare diverse ipotesi su chi potrebbe seguire Di Maio in un eventuale nuovo contenitore politico, magari di ispirazione centrista e guidato dal sindaco di Milano Beppe Sala. Al momento la conta in Parlamento vede una cifra di 15-30 scissionisti, un numero che però potrebbe salire all’indomani della votazione online sul doppio mandato. Se – come prevedibile – gli iscritti blinderanno la regola aurea, la fila dei neo-dimaiani in cerca di uno strapuntino si allungherà, arrivando a circa una sessantina di parlamentari.
Chi va
Ma ecco alcuni nomi dei partenti più o meno sicuri. In prima linea i deputati Sergio Battelli, Gianluca Vacca, Daniele Del Grosso, Dalila Nesci, Luigi Iovino, Francesco D’Uva, ex capogruppo e questore della Camera, la viceministra dell’Economia Laura Castelli, Cosimo Adelizzi. Ma alla Camera la pattuglia potrebbe arricchirsi di un altro gruppo di deputati. Soprattutto campani, ma anche siciliani, dato il boom al Sud del M5s a guida Di Maio alle politiche del 2018.
Di fronte alla prospettiva di traslocare armi e bagagli dai pentastellati, c’è chi non si scompone affatto. Come Vacca, che parlando con True-News.it, dice di prendere in considerazione l’ipotesi di una scissione. “Io farò di tutto per evitare una scissione, ma sicuramente sono più vicino alla linea atlantista e alle posizioni chiare del ministro Di Maio. Non alla linea caotica che sta portando avanti il M5s guidato da Conte”, ci dice Vacca.
Al Senato il drappello dovrebbe essere meno numeroso, ma vengono dati sull’uscio il senatore campano Vincenzo Presutto e l’ex giornalista e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai Primo Di Nicola. “Se Conte vota no all’invio di armi all’Ucraina io me ne vado, è ovvio. Di Maio pone un tema alto e la politica estera mi sembra un buon motivo per una scissione”, spiega Di Nicola a True-News.it.
E chi resta
Ma è fluido anche il fronte di chi non seguirebbe Di Maio in una scissione. Ci sono i contiani duri e puri, come i vicepresidenti Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa (deputati); il senatore Mario Turco e la viceministra dello Sviluppo Economico Alessandra Todde. Più sfumata la posizione della vicepresidente vicaria Paola Taverna, che è già al secondo mandato, ma che comunque pubblicamente ha criticato le esternazioni di Di Maio. Tra i contiani di ferro al Senato si annoverano anche l’ex capogruppo Ettore Licheri e il senatore della Commissione Esteri Gianluca Ferrara.
Vicino al presidente Conte anche l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, che però non vorrebbe la linea dura contro il ministro degli Esteri. In mezzo una zona grigia, che è la maggioranza dei gruppi, in cui troviamo i due capigruppo di Camera e Senato Davide Crippa e Mariolina Castellone. Non organici al contismo, ma assolutamente non disposti a imbarcarsi in un nuovo partito. Su questa linea la vicepresidente del Copasir Federica Dieni, deputata. “Io ho criticato molte volte la linea di Conte, ma da questo a prendere parte a una scissione ce ne passa, io resto nel mio partito”, commenta Dieni con True-News.it.