Non bisogna farsi ingannare dal balletto. Con la riforma della giustizia non cambierà proprio niente in Italia. Sono solo, appunto, balletti. Riassumiamo la vicenda, per sommi capi. C’è un tizio, di nome Luca Palamara, magistrato potentissimo negli anni, con cariche apicali, che scrive un libro – non smentito (né smentibile) da nessuno perché basato su chat WhatsApp e documentazione – in cui risultano chiare un paio di cose.
Primo: che le nomine nella magistratura sono frutto di correnti e spartizione che in confronto la politica pare un convento di Orsoline. Secondo: che una serie di battaglie, anche giudiziarie, sono state fatte per ragioni di ordine politico e non per l’applicazione della giustizia.
Riforma della giustizia: dallo scandalo Palamara allo scandalo Piero Amara
Non si è ancora concluso lo scandalo Palamara che inizia lo scandalo Piero Amara. L’interrogatorio secretato di questo avvocato viene preso da un pm e mandato a Piercamillo Davigo, il quale tramite la sua segretaria lo spedisce a due giornali. Interrogatorio secretato, ok? Preso e spedito ai giornali.
Tutto questo, se fosse avvenuto alla classe politica, avrebbe causato un terremoto. Invece qui si leggono interviste tiepide, con le quali ancora non si arriva alla separazione delle carriere – che è roba che pure un bambino capirebbe: il giudice deve essere un’altra cosa rispetto alla difesa e ovviamente all’accusa, invece oggi è contiguo all’accusa.
Esempio plastico banale: i pm e giudici generalmente si danno del tu, e molto spesso hanno fatto la carriera insieme.
Magistratura, nel 2021 comandano ancora le correnti?
Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Santalucia, se ne viene fuori a dire che la magistratura “ha bisogno dell’attenzione del Parlamento”. Del parlamento. Di quegli stessi politici che hanno massacrato pubblicamente per anni, portando al default di credibilità della politica di oggi, ma anche al default di credibilità della stessa magistratura, che secondo un recente sondaggio è crollata alla metà di vent’anni fa, con solo uno su tre che si fida della giustizia.
E il presidente della Repubblica Mattarella, che è il presidente del CSM, e dunque il capo di tutti i magistrati d’Italia? Dice che vuole una riforma rapida e incisiva. Sì, con un governo del genere pare pura utopia. Perché lo è, mentre a Milano va scelto il nuovo capo della Procura e si agitano appetiti, strategie, tattiche. Chissà se nella nomina cambierà qualcosa oppure sceglieranno le correnti.