La vera, e forse unica, certezza politica del 2023 è il primo tagliando sull’operato del governo: le elezioni Regionali in Lombardia e nel Lazio del 12-13 febbraio, che per la loro importanza non possono essere derubricati a una tornata di carattere locale. Qualsiasi sarà l’esito del voto, le conseguenze saranno nazionali. Lo sguardo è rivolto soprattutto a Milano, al Pirellone, dove si gioca la sfida più importante, in particolare per Matteo Salvini. La vittoria del presidente uscente, il leghista Attilio Fontana, è l’unico modo per salvare la leadership leghista: dopo il tonfo elettorale alle Politiche, il ministro delle Infrastrutture non potrebbe resistere a un’altra debacle. E l’onda lunga si farebbe sentire, eccome, sul governo. Per questo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è parte in causa interessata. Ancora di più è fondamentale riconquistare il Lazio dopo i due mandati di Nicola Zingaretti. Il nome di Francesco Rocca è stato indicato dalla leader di Fratelli d’Italia: ci ha messo la faccia sulla sfida. E non a caso ha “politicizzato” le Regionali, ammettendo il valore politico delle elezioni durante la conferenza stampa di fine anno.
Ma al netto delle scadenze già fissate, il 2023 si trascina una serie di incognite
Ma al netto delle scadenze già fissate, il 2023 si trascina una serie di incognite. Su tutti la situazione internazionale con la guerra in Ucraina. Dall’evoluzione del conflitto dipendono varie scelte politiche, a cominciare dal contrasto all’aumento dei prezzi dell’energia. Meloni è consapevole che bisogna affrontare questa emergenza prima di concentrarsi su altri punti. Tuttavia, dall’agenda politica emergono varie intenzioni, oltre all’immancabile attuazione del Pnrr, banco di prova dell’esecutivo di centrodestra.
Il decreto Sicurezza è la battaglia che apre il nuovo anno
Il decreto Sicurezza è la battaglia che apre il nuovo anno, un provvedimento identitario – sulla falsariga del decreto anti-rave – per rinsaldare la maggioranza dopo le tensioni registrate sulla manovra. Il contrasto all’immigrazione e gli interventi per la legalità sono indicati come priorità. Ma nei prossimi mesi sono attese altre due riforme da sempre divisive per le forze politiche: il fisco e la giustizia. Sul primo capitolo, l’obiettivo della coalizione di centrodestra è quello di realizzare la promessa elettorale della flat tax al 15 per cento. Al momento la misura riguarderà solo le Partite Iva con un fatturato al di 85mila euro. Stando ai programmi dei partiti della coalizione dovrà essere estesa a tutti. Al fianco, c’è poi la necessità di ridisegnare il sistema fiscale italiano con l’obiettivo di diminuire il livello di tassazione. Più facile a dirsi che a farsi: per questo il viceministro all’Economia, Maurizio Leo (Fdi), e il sottosegretario del Mef, Federico Freni (Lega), saranno chiamati a concentrare tutti gli sforzi su questo punto. Sulla Giustizia, invece, il ministro Carlo Nordio è all’opera per mettere a punto un intervento complessivo in direzione decisamente garantista. Dunque, la riforma Cartabia ha i mesi contati.
All’orizzonte ci sono poi riforme che non divideranno solo maggioranza e opposizione
All’orizzonte ci sono poi riforme che non divideranno solo maggioranza e opposizione, ma anche i partiti che sostengono il governo. L’autonomia differenziata, vessillo della Lega, non è particolarmente gradita a Fratelli d’Italia, che infatti vuole farla camminare insieme all’introduzione di un sistema presidenziale. I temi si prevedono medio-lunghi e probabilmente si finirà al 2024 per avere un quadro più chiaro. Nell’ambito del centrodestra resta insomma da capire la reale tenuta dell’alleanza, soprattutto con le fibrillazioni tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, che nonostante un Silvio Berlusconi in età avanzata non ha intenzione di ricoprire un ruolo secondario.
Il capitolo delle opposizioni, alle prese con una riorganizzazione interna
C’è poi il capitolo delle opposizioni, alle prese con una riorganizzazione interna. Il Pd è atteso dalla prova del congresso e delle primarie del 19 febbraio che vedono favorito il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, con la deputata Elly Schlein come principale sfidante e l’ex ministra Paola De Micheli e il parlamentare Gianni Cuperlo come outsider. Il vincitore della competizione sarà chiamato a far sopravvivere il partito uscito malconcio dalle Politiche e in calo ulteriore nei sondaggi dopo l’inchiesta sulla corruzione nell’Europarlamento. L’impresa non si annuncia semplice: entro le Europee del 2024 è necessario rialzare la testa. Intanto c’è da cercare il colpaccio in Lombardia con Pierfrancesco Majorino e nel Lazio con Alessio D’Amato: entrambi, tuttavia, cercando di de-politicizzare il voto e concentrarsi sui problemi del territorio. Per il terzo polo, invece, sarà un anno di transizione: bisognerà avviare il percorso di fusione tra Azione e Italia Viva per arrivare alla nascita di un contenitore unico, guidato da Carlo Calenda, proprio in attesa del voto del prossimo anno, chiave di volta nei rapporti tra le forze di opposizione. Chi invece sembra avere una navigazione tranquilla è Giuseppe Conte che potrà continuare a plasmare il Movimento 5 Stelle a sua immagine e somiglianza. Con lo scopo di continuare a erodere consensi agli ex alleati del Pd. Insomma, un anno nuovo in cui la politica non annoierà gli addetti ai lavori. E non solo.