Perché potrebbe interessarti questo articolo? Il dibattito sulle riforme è diventato centrale sotto l’impulso della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. E all’interno di Fratelli d’Italia si apprende quale sarà la proposta: premierato forte che convincerà anche Calenda e Renzi per avere numeri più ampi dell’attuale maggioranza.
Le riforme si faranno entro la fine della legislatura, puntando sul premierato forte. E sarà convinta la Lega, oggi un po’ scettica, e ci sarà la vidimazione popolare del referendum confermativo. Questa è la versione che viene raccontata a True-News.it da fonti di maggioranza, molto vicine alla leadership di Fratelli d’Italia.
Insomma, “la rinuncia al presidenzialismo può essere propedeutica a ottenere il risultato”. Nella settimana del tavolo di consultazioni, il centrodestra ha consolidato la propria convinzione: il governo riuscirà a ottenere l’obiettivo di modificare la Costituzione e ridurre l’instabilità politica, come promesso dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Stabilità per il sistema istituzionale
Durante i confronti con le minoranze parlamentari, dal Movimento 5 Stelle al Partito democratico, la leader di Fratelli d’Italia ha ripetuto continuamente la sua volontà di rendere più efficiente il sistema. Dunque, l’afflato presidenzialista da sempre al centro dell’azione politica di Meloni è diminuito.
Certo, nella scorsa legislatura stava provvedendo a raccogliere le firme per un referendum popolare che chiedesse un sistema presidenziale per l’Italia. Ma il realismo dell’approdo al governo ha cambiato le intenzioni. “Pragmaticamente Meloni ha compreso come la figura del Presidente della Repubblica super partes sia gradita agli italiani e quindi opterà per una soluzione diversa”.
Riforme: Meloni per il premierato forte
Quale? L’opzione che ha preso quota, secondo quanto viene riferito dai rumors che rimbalzano da Palazzo Chigi a Montecitorio, è quella del premierato cosiddetto forte, ossia con l’indicazione del candidato alla guida del governo. Così sarebbe rispettata la logica degli “elettori che scelgono il premier”. Una tesi fortemente avversata dal centrosinistra, con in testa il Pd: questa formula, hanno fatto notare i dem, non esiste nelle altre democrazie occidentali.
C’è stato solo il caso israeliano, durato però pochi anni. “Dopo il giro di consultazioni è chiaro che può esserci un dialogo concreto solo con Renzi e Calenda, entrambi schierati sull’idea del Sindaco d’Italia, che sembra vicina alla possibilità di un premier con maggiori poteri. L’obiettivo è di avere i loro voti per ampliare il perimetro della maggioranza”, è il ragionamento che viene consegnato a True-News.it, smentendo l’ipotesi di voler compiere delle forzature. E così si punta a convincere la Lega, apparsa riottosa all’ipotesi del premierato, perché come ha affermato il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, richiederebbe delle “garanzie” sul “ruolo del parlamento”.
Riforme, maggioranza unita e opposizioni spaccate
In Fdi puntano a tenere unita la maggioranza di centrodestra “e spaccare il fronte delle opposizioni”, sussurra una fonte di maggioranza. Insomma, le riforme che diventano anche una strategia politica di lungo orizzonte. Ci sarebbe poi un problema, non secondario: superare il referendum. Qui l’intenzione del centrodestra, direzione Fratelli d’Italia, è stata chiarita: ci sarebbe è l’intenzione comunque di chiedere l’approvazione popolare, anche in caso molto teorico di una maggioranza dei due terzi nelle ultime votazioni, come prescritto dalla Costituzione per evitare il voto referendario.
“Non avrebbe senso varare riforme per chiedere un maggior coinvolgimento degli elettori e poi esautorarli dal via libera al testo”, spiegano. E qui si comprende pure perché Meloni non ha fretta: il referendum si dovrebbe tenere verso la fine della legislatura, mettendo in conto un’eventuale bocciatura che avrebbe sicuramente delle conseguenze politiche di rilievo. “Intanto – gongolano nel centrodestra – Meloni ha dimostrato la disponibilità al dialogo e questo gli italiani lo apprezzano, a differenza della chiusura della Schlein”.