Perché leggere questo articolo: Per capire come il Sud sia sempre decisivo alle elezioni politiche. E l’effetto-reddito e la rimonta del Movimento Cinque Stelle possono tanto trascinare a terra il centrosinistra quanto fornirgli un assist involontario per rallentare la marcia della destra.
“Enrico Letta e Luigi Di Maio sono riusciti a fare un miracolo: resuscitare Giuseppe Conte“. Non parla esplicitamente del Movimento Cinque Stelle il professor Aldo Giannuli, storico e politologo dell’Università degli Studi di Milano, confrontandosi con True News sul nodo delle elezioni politiche e della rinata competitività del partito (ex?) grillino. “In una campagna elettorale di bassissimo livello sono riusciti a farlo tornare in partita”, tanto che per molti analisti il sorpasso del Movimento sulla Lega è ormai cosa fatta e il risultato potrebbe approssimare anche quello del Partito Democratico. Un miracolo, per una formazione data per morta solo pochi mesi fa da molti osservatori.
La rimonta di Conte al Sud spariglia i piani elettorali
La scissione di Insieme per il Futuro e il tentativo del Pd di ghettizzare Conte, in altre parole, hanno avuto l’effetto opposto di trincerare Conte a difesa del reddito di cittadinanza, del welfare, di una socialdemocrazia velatamente populista. Ma questo genera effetti imprevisti sulla stessa campagna elettorale, soprattutto al Sud. “Il dinamismo di Conte potrebbe tanto avvantaggiare il centrodestra quanto produrgli dei grattacapi; a seconda di dove in caso di rimonta i Cinque Stelle pescheranno i voti”, nota Giannuli.
Se Conte pescherà dal voto di centrosinistra, si confermerà quanto Giannuli dice da tempo: “Non esiste un’ascesa irrefrenabile della destra, ma una pessima legge elettorale”. Se Conte, puntando sul reddito di cittadinanza, toglierà voti alla base popolare della destra, ostile al sussidio di paternità grillina, e al Sud pescherà dall’astensione la questione potrebbe cambiare e addirittura il Movimento tornare capace di vincere alcuni dei collegi uninominali in cui nelle regioni del Mezzogiorno fece cappotto nel 2018. 116 a 2 contro il centrodestra il risultato dal Garigliano in giù nel 2018 tra Camera e Senato nei collegi uninominali.
Il piatto riicco del Sud
Impossibile riproporre tale risultato oggigiorno. Certo, come nel 2018 nessuna regione sarà l’Ohio d’Italia, ma il centro-Sud avrà un ruolo decisivo: dipenderà molto dalla prestazione grillina al Sud se il centrodestra potrà avere o meno la maggioranza assoluta dei seggi e se il Partito Democratico sarà la principale alternativa al campo conservatore; dipenderà molto dall’affluenza nelle regioni del Mezzogiorno il dato sulla presenza alle urne finale degli italiani.
Dopo il taglio dei parlamentari, il Mezzogiorno eleggerà complessivamente 136 deputati, 50 dei quali nella quota maggioritaria e 69 senatori, 25 dei quali nei collegi uninominali: 9 deputati (3 collegi uninominali) e 4 senatori (un collegio uninominale l’Abruzzo), 2 deputati e 2 senatori il Molise (un collegio uninominale per camera), 38 deputati (14 collegi uninominali) e 18 senatori (7 uninominali) la Campania, 4 deputati (un uninominale) e 3 senatori (un solo uninominale) la Basilicata, 13 deputati (5 uninominali) e 6 senatori (2 uninominali) la Calabria, 27 deputati (10 uninominali) e 13 senatori (5 uninominali) la Puglia, 32 deputati (12 uninominali) e 16 senatori (6 uninominali) la Sicilia, 11 deputati (4 uninominali) e 6 senatori (2 collegi uninominali) la Sardegna.
Sardegna, Campania, Puglia: le sfide chiave
“Abbiamo 75 collegi uninominali al Sud per altrettanti seggi in cui molte variabili possono decidere il voto”, nota Giannuli. E il centrodestra può essere insidiato anche sulla quota proporzionale: vincere un seggio al maggioritario può andare di pari passo con una distribuzione di voti assai eterogenea nel proporzionale. Conta il distacco con cui si vince, non solo il risultato nel “mostro a due teste” chiamato Rosatellum. E l’attenzione va messa in particolare su tre regioni: Campania, Sardegna e Puglia.
Per Giannuli sarà guardando l’andamento in quelle regioni e dai trend di diversi collegi uninominali che si capirà il “trilemma” di cui sopra: l’ascesa M5S a scapito del PD danneggerà soltanto i progressisti? O porterà Conte a un exploit tale da danneggiare con forza anche il centrodestra? E quanto sarà l’affluenza.
Reddito e effetto-Conte riaprono Campania e Puglia
Guardiamo con Giannuli la complessa, a tratto arzigogolata mappa dei collegi frutto dell’alleanza fatale tra Rosatellum e taglio dei parlamentari. La Campania è l’osservata speciale per la ricchezza del piatto. Napoli Fuorigrotta, Napoli San Carlo, Giugliano e Torre del Greco. Questi sono i collegi elettorali in cui Conte, O papà del reddito, può sbancare alla Camera e mira a estromettere dall’uninominale nativo anche il “fratello coltello” Luigi Di Maio. “Di Maio non ha capito l’elettorato del Sud, che non ama i potenti decaduti che ad esso si aggrappano per conservare posti e rendite di posizione”, nota Giannuli. Aperta tra M5S e centrodestra anche la partita per Casoria, Acerra e Somma Vesviana nell’hinterland napoletano; e al Senato sarà partita aperta a Napoli, Acerra, Giugliano in altrettanti collegi.
E per la Puglia, regione nativa di Giannuli, il politologo stima che siano in bilico. Dopo la discesa in campo del governatore Michele Emiliano a favore tanto dei dem quanto di Conte. “Almeno i collegi di Bari e Molfetta” in cui il centrodestra era dato per favorito tanto da blindare, nel secondo, la conduttrice Tv Rita dalla Chiesa come candidata. Attenzione anche a Brindisi, Lecce e Taranto. Al Senato, la rimonta contiana può mettere in discussione e rendere da “1-X-2” tra la coalizione data per maggioritaria, i dem e i Cinque Stelle tutti i collegi uninominali, a partire da quello di casa di Conte a Foggia.
La sfida sulle Isole
Tutto aperto anche in Sardegna tra Camera e Senato. Qui alla Camera, eccezion fatta per Cagliari, i collegi uninominali sono disegnati sull’asse Est-Ovest. Poco contribuisce a rendere omogenei socialmente e politicamente le entità amministrative dell’Isola dei Nuraghi. E al Senato i Cinque Stelle sono ora competitivi a Cagliari e Sassari che il centrodestra dava per “blindati” solo poche settimane fa. Il Corriere della Sera ha stimato che uno spostamento del 3% delle percentuali a favore dei Cinque Stelle può condizionare nelle tre regioni in questione il rimescolamento di 15-20 seggi che possono essere decisivi, in particolare al Senato.
“Sembra un caos organizzato”, chiosa Giannuli. Per capire l’esito di questo voto occhio dunque a tre regioni decisive nel Sud sempre cruciale per decidere una contesa elettorale. “E non mi esprimo sulla Sicilia, dove si sommano politiche e regionali”, conclude Giannuli. “Lì tutto può accadere”. Nel 2018 i grillini fecero il boom alle politiche con oltre il 48,5% dei consensi nell’isola. Anche lì basterebbe molto meno, in questo caso, per sparigliare notevolmente le carte.