Perchè leggere questo articolo? Alberto Rizzo, capo di gabinetto del ministro Nordio, si è dimesso a fine febbraio ponendo fine alla logorante guerra interna con la sua vice Giusi Bartoluzzi (che ne ha preso il posto). Ma grazie a quella che molti definiscono una “legge ad personam” Rizzo potrà tornare ben presto a rivestire ruoli direttivi in magistratura.
L’addio a via Arenula era nell’aria da mesi, ma da fine febbraio è divenuta realtà. Alberto Rizzo si è dimesso da capo di Gabinetto di Carlo Nordio. L’uscita di scena è stata possibile grazie a un emendamento al decreto Asset approvato in ottobre, che ha modificato la riforma Cartabia. Estendendo a due anni la finestra entro la quale i magistrati possono tornare in servizio con funzioni direttive. Senza dover restare in “anticamera” per il periodo di cooling off di quattro anni. Perchè rientrare in servizio pare essere di fatto l’intenzione di Rizzo, che ha già presentato domanda al Consiglio superiore della magistratura per poter assumere l’incarico di presidente del tribunale di Firenze. O, in alternativa, di presidente della Corte d’appello di Brescia, foro strategico perché deputato alle inchieste sulla magistratura milanese.
Rizzo al capolinea, la causa? L’incontenibile vice Bartolozzi
La notizia delle dimissioni dell’ex presidente del tribunale di Vicenza, come detto, non ha colto nessuno di sorpresa. Al ministero della Giustizia gli scatoloni erano pronti da fine gennaio. Anche la causa di tale scelta non stupisce, tutti a via Arenula ne sono a conoscenza. A spingere il magistrato alla “fuga” sembrerebbe essere stato il ruolo di eminenza grigia, sempre più debordante, della vice capo di Gabinetto vicario, l’ex deputata di Forza Italia ed ex magistrata Giusi Bartolozzi. Quella che lo stesso Nordio chiama “la mia ministra”.
In un crescente clima di tensione, Bartolozzi, avrebbe accentrato tutte le decisioni più importanti che competono al ministero. Scavalcando sistematicamente i vertici degli uffici di diretta collaborazione del Guardasigilli. Incluso Rizzo, il suo superiore a cui avrebbe dovuto fare riferimento e che invece ha portato alle dimissioni. “La zarina”, così viene definita Bartolozzi, è riuscita nel suo intento: è stata infatti promossa nuovo Capo di Gabinetto. Con un colpo di mano del ministro Nordio. Una scelta che però va contro gli auspici del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che per sostituire Rizzo avrebbe preferito un profilo meno divisivo.
Rizzo torna in toga con una legge “ad personam”
La nuova avventura professionale di Rizzo sarà resa possibile da un emendamento inserito nel disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto Asset, approvato di recente dal Senato. L’emendamento, proposto dalla Lega, aumenta da uno a due anni il termine al di sotto del quale non si applica il divieto previsto dalla riforma Cartabia. Quella che prevede che i magistrati collocati fuori ruolo (ad esempio nei ministeri), terminato il loro incarico, non possano assumere funzioni direttive e semidirettive per i successivi quattro anni. A meno che l’incarico stesso non sia durato meno di un anno. La norma è pensata per evitare che i magistrati sfruttino le funzioni rivestite nei vertici ministeriali come un trampolino di lancio per la carriera in magistratura.
Rizzo ha assunto l’incarico il 27 ottobre 2022, ma grazie alla recente modifica potrà rivestire la toga, nella speranza di ottenere incarichi direttivi a Brescia o Frirenze come da lui stesso richiesto. Per questo motivo, in Parlamento, diversi malpensanti sostengono che tale emendamento sia una “norma ad personam”, elaborata proprio per permettere all’ex presidente del tribunale di Vicenza di abbandonare in tranquillità il ruolo di capo di gabinetto.
Chi è Alberto Rizzo
L’esperienza di Rizzo nelle vesti di Capo di Gabinetto è, dunque, già giunta al capolinea. E non è trascorso neanche un anno da quando era stato chiamato da Nordio a rivestire l’importante incarico. Soprattutto grazie alle doti gestionali dimostrate nei sette anni alla guida del tribunale vicentino. Capacità che hanno portato a un aumento dell’efficienza dell’ufficio giudiziario e a un crollo dell’arretrato. “E’ stato scelto in virtù del fatto che è stato premiato come il massimo organizzatore di un tribunale di media entità, dove ha utilizzato le risorse in modo quasi miracoloso. Ecco questo è secondo me l’input che servirà a questo ministero”. Queste le parole con cui il Ministro della Giustizia aveva motivato la nomina di Rizzo. Prima dell’esperienza a capo del tribunale vicentino Rizzo, nato a Bressanone nel 1958, si era fatto le ossa come pretorea Pordenone e Ravenna e poi come giudice a Ravenna e Forlì. Quindi le esperienze da consulente giuridico della presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Protezione civile e da ispettore generale al ministero della Giustizia.