Perché leggere questo articolo? Roberta Serdoz viene promossa a vicedirettrice del Tgr. La giornalista viene nominata pur essendo in quota dem. Anzi, proprio perchè è vicina al Pd: è lo spoil system. Che finalmente, per una volta, premia anche i meritevoli.
Governo che vai, nomine che trovi. Da che se ne ha memoria la Rai è “territorio di caccia”. I partiti cannibalizzano da sempre il servizio pubblico, spartendo poltrone e nomine, secondo logiche politiche e non lavorative. Prosegue il mitologico “manuale Cencelli”, che questa volta sembra averci parzialmente beccato. La promozione di Roberta Serdoz, da caporedattrice a vicedirettrice del Tgr Lazio, è figlia delle classiche logiche spartitorie. Che non cambiando da sinistra a destra.
La nomina di Roberta Serdoz
Le nomine Rai sono come una canzone degli 888: “non finisco all’alba” dell’insediamento del governo. Passato il prime round dei vertici nazionali, adesso si passa alla lottizzazione delle sedi regionali. Questione tutt’altro che di lana caprina, visto il peso di audience dei vari Tgr. Nati nel 1979, insieme con Rai3, i telegiornali regionali si sono ben presto ritagliati uno spazio importanti in termini di telespettatori. A tutt’oggi risultano sommati – secondo i dati Auditel – il secondo tg più visto di Mamma Rai. Ogni edizione sarebbe vista da oltre 2 milioni e mezzo di telespettatori. La nomina di Roberta Serdoz ha quindi un peso specifico molto importante.
Serdoz, classe 1968 laureata in lettere alla Sapienza, è una colonna portante della redazione Rai. A viale Mazzini ha iniziato come collaboratrice di Gianni Minoli per il leggendario ‘Mixer’. E’ poi passata a ‘La vita in Diretta’. Dal 1998 è al Tg3, inviata sui principali fatti di cronaca, dai terremoti alle stragi in Sicilia. Ha condotto il tg di mezza sera e della notte, poi tg e rassegna stampa di ‘Primo Piano’ e infine la rassegna stampa di “Linea Notte”. Tante gli Speciali del Tg3 legati a notizie di cronaca che portano la firma di Serdoz. Una lunga carriera che culmina ora con la promozione al ruolo di vicedirettrice. Approdo, però, frutto delle solite dinamiche di lottizzazione del servizio pubblico e non del merito – che nel caso di Roberta Serdoz è indiscutibile.
Il manuale Cencelli in Rai continua
Altro giro di nomine, altro manuale Cencelli. La spartizione di incarichi basata su interessi politici limitati e di corrente anziché sul merito, alla lotta politica tra le correnti, alla lottizzazione e all’esasperata proporzionalità nell’assegnazione del potere, sta valendo anche per il governo di Giorgia Meloni. Nel caso specifico di Roberta Serdoz, il manuale Cencelli – che prende il nome dall’ex portaborse che nel 1968 inventò il meccanismo di sparizione durante il congresso della Democrazia Cristiana da cui scaturì il futuro governo Leone – sembra avere fatto anche cose buone per la Rai. Senza volerlo.
Il round di nomine appena concluso è stato particolarmente aspro. La battaglia per le vice-direzioni è stata lunga, dura e – soprattutto politica. I partiti non si sono risparmiano sgambetti, scorrettezze e infinite polemiche. Con protagonisti soprattutto Meloni e Conte. Al fianco di Serdoz come vice-direttore arriva anche Luca Salerno, ex portavoce di La Russa. Nel 2019 era finito nella bufera nel 2019 per la pubblicazione di una vignetta omofoba. Le dinamiche spartitorie sono sempre quelle. La destra al governo fa esattamente le stesse cose di quando a Palazzo Chigi c’erano Pd e Cinque Stelle. Che da questa partita di nomine sono tutt’altro che estranei.
Dietro Serdoz e gli altri vice ci sono Conte e il Pd
Come rivela Il Domani, le due promozioni di Serdoz e Salerno, sono collocabili nell’ambito di un accordo del Nazareno con il direttore generale Giampaolo Rossi. Mentre l’amministratore delegato Roberto Sergio avrebbe curato i rapporti con Giuseppe Conte, assicurandogli – in cambio di un atteggiamento meno aggressivo del consigliere d’amministrazione d’area, Alessandro di Majo, che ha avallato le ultime decisioni dei vertici – un terzo condirettore della TgR. Il direttore della TgR Alessandro Casarin sarà quindi affiancato, oltre che da Roberto Pacchetti (gradito alla Lega, come Casarin stesso) e Carlo Fontana (area dem) anche da Roberto Gueli, che peraltro dovrebbe svolgere il suo incarico da Palermo, un’altra novità per ora sconosciuta in Rai. Spartizione continua, con buona pace delle polemiche delle opposizioni su Paolo Corsini, intervenuto nei giorni scorsi ad Atreju con parole da militante.