Tensione nella vicenda sindaco a Roma. I mal di pancia sul nome di Carlo Calenda sono tanti dentro la segreteria zingarettiana ma il Partito democratico vorrebbe andare da solo nella corsa per le comunali del 2021 nella Capitale. Il condizionale però è d’obbligo. I dem non hanno per ora un nome di peso alternativo a quello dell’ex ministro allo Sviluppo economico, dopo che nelle scorse settimane sono circolati quelli di David Sassoli e la senatrice “arcobaleno” Monica Cirinnà. Le geometrie dei vertici fanno a pugni con i desiderata della base: nei circoli gli elettori vanno a chiedere una riedizione per il Capidoglio della grande alleanza già in atto a Palazzo Chigi. L’affiancamento con il Movimento Cinque Stelle. In questo senso i sondaggi di Roma Today sul gradimento dei candidati e possibili coalizioni spalancano le porte a una miriade di interpretazioni: l’elettorato di centrosinistra è favorevole al 54 per cento a una Roma “giallorossa” come i colori del principale club calcistico cittadino.
Il motivo? Facile: la paura. Sanno benissimo che andando da soli aprirebbero le porte a una vittoria della destra che riconquisterebbe il Campidoglio dopo anni all’opposizione che hanno seguito la giunta travolta dagli scandali di Gianni Alemanno. Più controverso il dato per gli elettori grillini: “solo” il 49 per cento si dice pronto a un accordo con il Pd. Mentre nella base pentastellata è un plebiscito a favore della ricandidatura di Virginia Raggi, voluta dall’88 per cento di chi vota M5S. Qui i giochi si complicano. Perché per i democratici uno degli ostacoli da superare è proprio la ferma opposizione al nome della sindaca uscente. Chi troverà la quadra?