Perché questo articolo dovrebbe interessarti? Tutti parlano dello scherzo telefonico alla Meloni. Abbiamo chiesto un commento a uno che di queste cose se ne intende, Giacomo Ciccio Valenti. Per il “papà” di innumerevoli burle telefoniche in radio per RDS “lo scherzo è un’altra cosa. Questa è stata più una furba violazione del protocollo tradizionale di sicurezza”.
Lo scherzo nei confronti della premier Meloni dei due comici russi, Vovan e Lexus, è già virale. E molti inneggiano allo scandalo internazionale. I fatti, resi noti solo poche ore fa, risalgono al 18 settembre, quando la premier era impegnata nella preparazione di colloqui con i leader africani, svolti tra il 19 e il 21 a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu. I comici russi, spacciatisi per autorità della commissione dell’Unione africana, sono riusciti a raggiungere telefonicamente Meloni e a trarla in inganno, eludendo facilmente i filtri diplomatici di Palazzo Chigi. Abbiamo chiesto un commento a uno che di scherzi se ne intende, Giacomo Ciccio Valenti, “papà” di innumerevoli burle telefoniche in radio per RDS.
Valenti, secondo lei si è trattato effettivamente di uno scherzo anche se, nei fatti, non si palesa come tale?
Lo scherzo è un’altra cosa. E’ quando riesco a farti saltare psicologicamente qualcosa e ti porto a spasso. Lo scherzo parte sempre da qualcosa di reale verso qualcosa di verosimile. Si realizza effettivamente quando riesco a portarti in una realtà parallela a dichiarare altre cose. Il blitz telefonico operato dai comici russi, invece, è stata più una furba violazione del protocollo tradizionale di comunicazione. Sono riusciti a eludere i filtri di sicurezza diplomatica italiana”.
Come avrebbe gestito la beffa?
Personalmente non avrei mai fatto uno scherzo di questo tipo alla Meloni. Ma se dovessi mai farne uno nei suoi confronti, mi incentrerei sulla sua vita da cittadina e non di certo sull’aspetto professionale di premier. Non riuscirei a fare scherzi per cattiveria. Solo con intento goliardico. L’unico sfizio che mi sono tolto nella mia carriera è stato la beffa a Vittorio Emanuele, il 1 aprile 2000.
Ce la vuole raccontare?
In seguito alle sue dichiarazioni gonfie di orgoglio per il passaggio in serie B della squadra napoletana Savoia, con particolare riferimento al nome della squadra stessa, mi sono spacciato per il responsabile della comunicazione del Savoia calcio. Fingendo un problema surreale. Vittorio Emanuele avrebbe dovuto intercedere al recupero dall’Italia di una zuppiera e uno scolapasta, importanti regali di nozze di un calciatore della squadra sposato a Ginevra. Ho finto un problema surreale in una situazione verosimile, in modo che fosse realmente credibile. Con volontà assolutamente goliardica, senza alcun retrogusto di possibili rivendicazioni politiche. Questo è uno scherzo. Quello dei comici russi alla Meloni non lo è.
Torniamo a Meloni: beffata dai russi, ma non c’è proprio nulla da ridere. Da esperto di scherzi cosa ne pensi?
Tutti inneggiano a una Meloni facilmente gabbata da uno scherzo. Ma quello messo in atto dai comici russi si configura più come un blitz ingannevole che ha ben poco di goliardico, ma che riesce a mettere in imbarazzo il governo italiano sotto i riflettori internazionali
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