Perché leggere questo articolo? Dopo la vittoria a sorpresa di Elly Schlein al congresso del Pd non ci sono stati i smottamenti che qualcuno si attendeva. Al Nazareno sembra regnare una calma apparente. Anzi, molti dei sindaci che avevano appoggiato Stefano Bonaccini stanno correggendo il tiro e aprendo al dialogo con la nuova segretaria dem.
Bona-Schlein. Se la neo segretaria Elly Schlein ha rinunciato all’occupazione del Pd per fare spazio alla coabitazione con i riformisti, a partire dalla nomina di Stefano Bonaccini come presidente, allora è di nuovo il momento dei sindaci. Beppe Sala e Giorgio Gori. Dario Nardella e Antonio Decaro. Tutti hanno appoggiato convintamente la corsa del governatore dell’Emilia Romagna, sicuri che Bonaccini l’avrebbe spuntata anche nel voto con gli iscritti, ma ora stanno già stemperando i toni e porgono ramoscelli d’Ulivo alla deputata italo-svizzera-statunitense che si è presa, a sorpresa, il Partito Democratico.
I sindaci dem si riposizionano con Schlein
La corsa a salire sul carro della vincitrice è partita proprio dagli amministratori locali. I pragmatici sanno che una scissione non converrebbe a nessuno, né tantomeno una dialettica interna a base di polemiche. Gli ambiziosi, come Nardella, si preparano a un futuro nazionale perché non si candideranno più per il terzo mandato nella città che governano.
“È ovvio che tutti ora vogliano dialogare con Elly, chi ha sostenuto Bonaccini ha capito che il muro contro muro non può funzionare, e non ci sono solo i sindaci, ma anche tanti parlamentari”, dice a True-news.it in Transatlantico uno dei big della mozione Schlein, a metà tra la soddisfazione e la preoccupazione per il pressing dei riformisti.
Nardella: “Schlein è partita bene” e Decaro vuole ricucire
Ma veniamo a loro, i sindaci. Cuore pulsante di quel Pd che ancora amministra città importanti, soprattutto al Sud e nella mitica dorsale appenninica rossa tosco-emiliana. E allora Firenze, feudo di Nardella. Il sindaco al secondo mandato puntava su Bonaccini per ottenere un grosso incarico in segreteria nazionale. Con il governatore come segretario, il primo cittadino del capoluogo toscano sarebbe potuto diventare anche il suo vice. “La partenza è stata una buona partenza, il discorso di Elly Schlein è stato un discorso completo, ampio, proteso a costruire un clima di collaborazione e di unione, la sfida è tenere insieme le diverse sensibilità”, ha detto lunedì Nardella a Omnibus su La7. Altro che scissione, la parola d’ordine è collaborazione.
E poi c’è Decaro. Anche il sindaco di Bari è al secondo mandato e non si ricandiderà nel 2024. Ma il presidente dell’Anci punta alla Regione Puglia e subito dopo il voto delle primarie è corso a gettare acqua sul fuoco delle divisioni correntizie. “L’obiettivo deve essere, da oggi, quello di lavorare per ricostruire il campo largo del centrosinistra capace di battere le destre in tutte le competizioni elettorali”, la mano tesa del sindaco del capoluogo pugliese, con un passato renziano e sostenitore di Bonaccini. Eppure pronto al dialogo, alla costruzione, alla collaborazione con Schlein.
Sala e i sindaci lombardi
Il Sud e le regioni rosse, ma pure la Lombardia. Ed ecco il sindaco di Milano Beppe Sala, che già a febbraio aveva incontrato Schlein a Palazzo Marino. “Non posso che augurarle il meglio. Certamente alcune cose positive ci sono: una buona partecipazione, con tanta gente che è andata al voto”, il commento di Sala, sempre abile a tenersi in equilibrio tra il riformismo di matrice ex renziana e le suggestioni più di sinistra. Il capovolgimento più clamoroso è quello del sindaco di Milano Giorgio Gori. Gori prima del voto che ha incoronato Schlein, aveva minacciato l’addio in caso di vittoria della deputata outsider: “Se vince lei potrei lasciare”. Salvo poi correggere il tiro: “Ha saputo entusiasmare giovani e donne”.