L’Unione Europea è pronta a emanare una direttiva sul salario minimo, l’Italia si spacca. Oggi, a margine della plenaria dell’Europarlamento, dovrebbe arrivare il via libera all’accordo politico tra le istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue). La direttiva, allo studio della Commissione europea dal 2020, prevede l’istituzione di un quadro per fissare una serie di regole comuni ai ventisette Stati membri in tema di salari minimi ed equi. Gli unici paesi europei in cui non è previsto un salario minimo sono Svezia, Danimarca, Finlandia, Cipro, Austria e Italia.
La politica si spacca
A Roma la questione spacca la politica. Il centrodestra da un lato, con le sue perplessità sullo strumento. Dall’altro lato ci sono il Pd e il M5s, con quest’ultimo partito che ha fatto del salario minimo un vero cavallo di battaglia politico. Enrico Letta e Giuseppe Conte sono pronti ad andare avanti con il progetto di legge fermo in Commissione lavoro al Senato, mentre è già arrivato il no del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, di Forza Italia, e della presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
“Mi fa specie che un partito come il Movimento Cinque Stelle, che scende in piazza per i lavoratori, non si occupi di chi non è tutelato dal contratto collettivo nazionale del lavoro, è evidente che per il Pd e per il M5s c’è un pregiudizio verso i non tutelati”, dice a true-news.it Walter Rizzetto, deputato di Fdi e capogruppo dei meloniani in commissione Lavoro a Montecitorio.
Fdi contro il Movimento 5 stelle
Il parlamentare ex pentastellato va all’attacco del partito che ha lasciato nell’ormai lontano 2015: “Comunque il M5s è stato per quattro anni al governo, con tre maggioranze diverse, avrebbe potuto fare qualcosa per il salario minimo e non ha mai fatto nulla, né con l’ex premier Giuseppe Conte che ora guida quel partito e nemmeno quando l’allora capo politico Luigi Di Maio era ministro del Lavoro, se avessero voluto avrebbero potuto far approvare una riforma sul salario minimo, ma con tre governi diversi in cui sono stati in maggioranza non l’hanno fatto”.
Per Fratelli d’Italia le proposte giallorosse sul salario minimo sono monche, perché non coprono i lavoratori non contrattualizzati con il Ccnl. Spiega Rizzetto: “La nostra proposta in discussione in commissione Lavoro al Senato è sul salario legale, un progetto che punta a coprire anche tutti i lavoratori che non sono tutelati dalla contrattazione collettiva”. Intendeva dire questo la vostra leader Giorgia Meloni, quando ha parlato del salario minimo come di “un’arma di distrazione di massa”? “Giorgia Meloni ha detto che si tratta di un’arma di distrazione di massa perché il salario minimo riguarda solo una parte di lavoratori già garantiti dai contratti nazionali, escludendo precari, autonomi e non garantiti”, risponde il deputato di Fratelli d’Italia.
Manca l’equo compenso ai non garantiti
Rizzetto però fa una precisazione sulla proposta di legge sul salario legale, a prima firma Meloni. “È importante sottolineare che tutto ciò non deve gravare nemmeno sulle aziende e sulle imprese, che già sono tartassate dalla tassazione”, prosegue il capogruppo di Fdi in commissione Lavoro alla Camera. Che rilancia sulla tutela di quelli che definisce i “non garantiti”. “Per quanto riguarda partite Iva, autonomi, Co.co.co e lavoratori atipici dobbiamo anche lavorare per stabilire un equo compenso, mentre il salario minimo così pensato si rivolge soltanto a lavoratori che sono comunque già tutelati dai meccanismi della contrattazione collettiva”, conclude Rizzetto parlando con true-news.it.